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CREMONA. LA SENTENZA

Non diffamò la ristoratrice: assolta

Commento social sul Mercato Europeo, cade l’accusa per Elda Segalini ex titolare della cartolibreria in corso Garibaldi. La parte civile: «Faremo appello»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

08 Novembre 2024 - 19:43

Non diffamò la ristoratrice: assolta

Il Mercato Europeo

CREMONA - Nella guerra tra commercianti scatenata nel bel mezzo del Mercato Europeo, edizione primi di maggio del 2018, il giudice oggi ha assolto Franca Elda Segalini, sei anni fa anima della cartolibreria in corso Garibaldi, dall’accusa di aver diffamato sul social la dirimpettaia Adelina Quaranta, lei all’epoca titolare del ristorante ‘Da leccarsi i baffi’.

Il pm onorario aveva chiesto di assolvere Segalini per la particolare tenuità del fatto. Il giudice l’ha assolta ‘perché il fatto non costituisce reato’. Ed ecco il fatto. Nei giorni del Mercato Europeo, evento divisivo, sul gruppo social ‘Non sei Cremonese se...’ si scaldò il dibattito. Segalini scrisse la sua: «Ci sono ristoranti in corso Garibaldi che dovrebbero ringraziare chi ha organizzato il Mercato Europeo. In questi tre giorni hanno lavorato con i tavoli pieni di clienti che invece sono TOTALMENTE vuoti durante le settimane e i mesi in cui non ci sono questo genere di eventi… Eppure sono talmente ipocriti che dicono di tutto tranne che connettere la lingua con gli incassi di fine serata. Complimenti!».

Quaranta si infuriò, sicura che Segalini quell’attacco l’avesse sferrato proprio a lei, in quanto titolare dell’unico ristorante lungo tutto corso Garibaldi. Seguirono la denuncia, l’indagine, la richiesta di archiviazione del pm, l’opposizione. E il processo con l’aula che si è trasformata in un campo di battaglia. Su un fronte, l’avvocato di parte civile, Alessandro Zontini, che se in prima battuta aveva chiesto di condannare Segalini a risarcire la sua assistita con 8 mila euro, oggi - colpo di scena - aveva chiesto un risarcimento ridotto all’osso: 2 euro, di cui 1 come provvisionale. Perché, ha spiegato, «da parte della mia assistita non c’è la volontà di andare a lucrare, ma semplicemente di essere rispettata». Perché «Internet ha aperto un vaso di Pandora che ti legittima a scrivere le peggiori cose e questo deve finire». E perché le frasi «sono state fortemente dannose e diffamatorie con una precisa aggressione verbale».

Sull’altro fronte, l’avvocato Mario Tacchinardi. Il difensore ha arringato: «Era semplicemente una riflessione personale nell’ambito di un dibattito assolutamente non riferito alla Quaranta». Insomma, «un commento generico» anche perché «in corso Garibaldi c’erano 15 tra bar e ristoranti». Alla precedente udienza i 15 locali li aveva elencati: «Il bar tavola calda La Mantovana, l’Istanbul Pizza Kebab, il Lord Caffè, il Bar Sport, la pizzeria rosticceria al civico 38...». Il legale si è rifatto a una sentenza della Cassazione - già richiamata dal pm nella richiesta di archiviazione — sulla «legittimità di espressioni anche accese nell’ambito del diritto di critica». «Legittima opinione», ha sottolineato. «Io non mi riferivo a lei, ma alla categoria in generale — ha commentato Segalini —. Noi eravamo in un rapporto veramente cordiale. Se si fosse sentita offesa, bastava che attraversasse la strada e mi chiedesse: ‘Ti riferivi a me?’. Non mi è mai passato per l’anticamera del cervello offendere la sua attività. Io ho parlato di ristoratori, non di ristoranti». Tra 60 giorni, la motivazione della sentenza. Risoluto l’avvocato Zontini: «Non mi fermo, ricorreremo in Appello».

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