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CREMONA

Lite e sfregio: 24enne condannato a 6 anni

Dopo il brutale episodio scappò a Parigi , ma si tradì con un selfie

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

07 Novembre 2024 - 20:13

Lite e sfregio: 24enne condannato a 6 anni

CREMONA - Si è presentato al giudice per mostrargli la cicatrice lunga 8 centimetri sulla guancia sinistra: uno sfregio permanente. Gliel’ha causato con un coccio di bottiglia Said, tunisino di 24 anni, nell’aggressione accaduta il 4 settembre del 2023 ai giardini pubblici di piazza Roma per una rivalità sentimentale.

Vittima, un 46enne, napoletano d’origine, pizzaiolo. Said ora è stato condannato a 6 anni di reclusione per ‘deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti’. A fine pena, sarà espulso dall’Italia. Nel processo in abbreviato, il pm aveva chiesto 5 anni e 4 mesi per l’imputato difeso dall’avvocato Stefania Giribaldi.

Dopo l’aggressione, il tunisino si era immediatamente dato alla fuga, scappato in Francia, a Parigi. Ma nei quattro mesi da ricercato, aveva fatto un passo falso: il selfie con un amico sotto l’Arco di Trionfo, pubblicato su un social. L’arresto della polizia francese agli inizi di gennaio di quest’anno, 24 giorni di carcere a Parigi, l’estradizione, il trasferimento a Ca’ del Ferro dove è attualmente detenuto.

Il 4 settembre era un lunedì. I fatti sono avvenuti verso le 22. Dopo la serata trascorsa al Bolero, il pizzaiolo si era incamminato verso i giardini pubblici con un amico e si era seduto su una panchina. Su un’altra c’era Said. I due si conoscevano di vista. Il tunisino in quel momento stava con una ragazza che in precedenza (da ottobre 2022 a giugno 2023) era stata con il pizzaiolo. Said lo ha visto ed è andato da lui. In sospeso c’era, dunque, una vicenda legata alla fidanzata. È nata una discussione.

Il 5 settembre, in questura, il 46enne aveva presentato una querela, raccontando i fatti. Il 6 settembre era tornato di nuovo negli uffici della Squadra Mobile, integrando la denuncia. Il pizzaiolo aveva riferito che Said gli si era avvicinato, gli aveva ha chiesto una sigaretta. «Ricordo— aveva fatto verbalizzare l’uomo — che è stato molto insistente e minaccioso, tanto che, effettivamente, mi sono alzato e l’ho fronteggiato. Lui, però, continuava; quindi, devo essere sincero, l’ho spinto con forza e ho fatto il gesto di colpirlo con una testata, ma sono sicuro di non averlo preso di mira, mentre lui mi ha subito colpito al volto con una bottiglia che aveva in mano. In quel momento non ho sentito dolore, ma ho cercato di inseguirlo per picchiarlo, ma lui si è divincolato ed è scappato». Poi, Said «è tornato e mi ha lanciato sul volto il resto della bottiglia», la frase nella querela. «Mi ha colpito ancora in viso, ancora con una bottiglia di vetro». Said e l’amico sono scappati. «Solo allora mi sono reso conto che sanguinavo tantissimo e quindi mi sono diretto verso la fontanella del parco». Alcuni passanti hanno chiamato i soccorso.

L’indagine. Nelle ore successive all’aggressione, la Squadra Mobile aveva guardato i filmati delle telecamere anche per capire la via di fuga del tunisino, di cui il ferito non conosceva il nome. Scavando nelle conoscenze comuni dei due, i poliziotti si erano messi sulla pista del tunisino, un giovane ‘pulito’, nessun precedente fino a quella sera, quando era fuggito dall’Italia. Il tribunale aveva emesso un mandato di arresto europeo, i poliziotti lo avevano costantemente monitorato attraverso i social. Mentre lo cercavano, Said era a Parigi. E quel selfie sotto l’Arco di Trionfo con un amico aveva messo fine alla sua fuga.

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