L'ANALISI
07 Novembre 2024 - 05:10
I coniugi Giuseppe Binotti e Maria Tonani
SOSPIRO - Un traguardo importante festeggiato assieme alla numerosa famiglia. Maria Tonani e Giuseppe Binotti hanno celebrato ieri i 67 anni di matrimonio attorniati dai cinque figli, Giovanni, Paola Anea, Alfredo, Alberto e Luisa, i cinque nipoti e otto pronipoti con una bella festa presso il Centro Diurno della Fondazione Germani di Cingia de’ Botti che frequentano da qualche anno. Una giornata iniziata con la messa nella chiesa della Fondazione in ricordo di quel 6 novembre 1957 quando nella nebbia della campagna cremonese pronunciarono quel sì. Una cerimonia e una festa semplici, allora, come usavano le famiglie contadine un tempo, con pochi fronzoli, ma sentimenti veri e profondi.
Giuseppe, nato a Sabbioneta, ma arrivato piccolissimo a Reboana, località presso Cella Dati, oggi ha 92 anni, mentre la moglie di anni ne ha 89 e ha sempre vissuto a Tidolo, frazione di Sospiro.
«Il papà ha sempre fatto l’agricoltore – racconta la figlia Paola Anea - mentre la mamma prima ha messo al mondo cinque figli e poi si è dedicata per 35 anni all’attività che con sacrificio lei e il papà aveva messo in piedi, ovvero il bar a Tidolo».
Una coppia solida e unita, che ha fatto della famiglia e del lavoro i pilastri su cui costruire un’esistenza serena, ma fatta anche di sacrifici. «Mai un giorno di ferie, mai una gita fuori porta, ma a loro andava bene così perché l’importante era stare insieme e bastava poco per essere felici. Il pranzo della domenica con i figli, nipoti e pronipoti, la vita che scorre e gli anni che passano, sempre insieme. Una bella fortuna essere arrivati fin qui e per tutti noi sono un esempio da seguire. Sono teneri perfino quando discutono, ma sono talmente complementari che alla fine una volta cede mio papà, più di rado devo dire perché vuole sempre avere l’ultima parola, la volta dopo la mamma. Ma vederli insieme dà sempre la percezione di un amore profondo e sincero che li accompagna da quel 1957 e forse anche da prima».
Insieme anche al Centro Diurno dove da qualche anno vanno per trascorrere in modo diverso le proprie giornate. «È stata una scelta di qualche anno fa per permettere loro di non stare soli in casa, per quanto abbastanza autonomi, ma far trascorrere delle giornate in mezzo alle persone e anche con attività stimolanti. Addirittura gli educatori del centro hanno creato un piccolo orto che mio papà coltiva proprio come un tempo faceva con i suoi campi».
E come ha coltivato l’amore per la sua Maria, cresciuto giorno dopo giorno, rimasto solido e profondo attraverso quella complicità che ancora oggi è possibile vedere nei loro occhi.
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