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I NODI DELL'ASSOCIAZIONISMO

Il laboratorio del cotto contro il trasferimento

I soci giudicano inadeguati gli spazi dell’ex fornace Frazzi: «Una scelta sconsiderata»

Francesco Gottardi

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fgottardi@cremonaonline.it

04 Novembre 2024 - 08:50

Il laboratorio del cotto contro il trasferimento

Tre socie del laboratorio del cotto in sede con alcune opere realizzate

CREMONA - L’annuncio è di quelli che suonano come un allarme: il laboratorio del cotto cremonese, da mercoledì scorso, è chiuso e non è detto che riaprirà. «Dopo quaranta anni di attività autogestiti a proprie spese si trama per togliere l’attuale sede voluta dall’amministrazione del sindaco Corada e relegare il laboratorio del cotto in uno spazio di 250 metri quadrati, contro i 500 attualmente in nostro uso (e già saturi), in uno spazio insufficiente e scomodo». 

grimozzi

La denuncia viene da Giulio Grimozzi, ex presidente e volto storico del laboratorio che, dal 1984, tiene viva la tradizione del patrimonio terracottistico cremonese. L’associazione, che attualmente è ospitata nei locali sottostanti la palazzina della scuola media Anna Frank, dovrebbe trovare nuova casa negli spazi dell’ex fornace Frazzi una volta completata la ristrutturazione.

Il progetto, finanziato con fondi Pnrr, è stato voluto fortemente dall’amministrazione nell’ambito del piano di recupero di alcune aree abbandonate della città. «La riqualificazione delle reliquie a lungo dimenticate della storica fornace sarebbe un’ottima iniziativa – continua Grimozzi – se però non vi fosse un problema: quella che viene presentata come una collocazione di maggior visibilità rappresenta, in realtà, una grave menomazione degli spazi del nostro laboratorio».

Oltre alla significativa riduzione della metratura dei locali, di fatto dimezzati, il trasferimento comporterebbe altri problemi: «Abbiamo alcune strumentazioni, come il forno per le cotture e la macchina per il recupero dell’argilla fresca, che oltre ad essere molto ingombranti richiedono delle norme di sicurezza non compatibili con gli spazi della Frazzi».

C’è poi il problema dei magazzini dove stoccare materie prime e opere, «che sono già pieni nell’attuale sede», e quello della logistica: «L’argilla e gli altri materiali arrivano con un camion che in quell’area non potrebbe arrivare per scaricare». Quel che più amareggia i soci del laboratorio è che «il Comune ha fatto tutto questo progetto di ricollocazione senza interpellarci, senza ascoltare le esigenze più basilari delle nostre attività».

Il laboratorio rappresenta, nelle parole dello storico animatore Grimozzi, «un presidio di memoria importante, di una tradizione della Valle Padana che si sta perdendo. Allo stesso tempo, però, facciamo, oltre alle attività associative che garantiamo a prezzi popolari (una quota di quindici euro al mese, a fronte di prezzi a tre cifre per i corsi specializzati nelle altre città), educazione e ricerca».

Di tutto questo i soci del laboratorio avranno modo di discutere, questo giovedì, con il sindaco Andrea Virgilio: «Avanzeremo la nostra proposta – conclude Grimozzi – volta a tutelare l’attuale sede per poter continuare le attività didattiche e laboratoriali. E nei locali recuperati della Frazzi potrebbe trovare spazio una sede di rappresentanza, che punti sulla visibilità».

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