L'ANALISI
03 Novembre 2024 - 11:15
SORESINA - L’arte per curare e per migliorare la vita. Questo il sunto dell’ultimo progetto firmato dai rotariani soresinesi e che è rivolto alle persone affette dal Parkinson. Il ‘laboratorio’ per sperimentare questo innovativo percorso terapeutico-culturale sarà la Città del Torrazzo e, più nello specifico, il museo della diocesi. I medici e gli esperti sono già stati trovati: si tratta dei soci stessi del club che hanno deciso di offrirsi volontari. Già tante le adesioni e l’obiettivo è quello di trasformare un banco di prova in un appuntamento consolidato. Forte l’interesse dei pazienti, delle famiglie e più in generale della comunità, anche quella scientifica.
Prenderà vita martedì alle 17 il progetto ‘Arte & Parkinson' promosso dal Rotary Club Soresina con La Tartaruga Odv e il Museo Diocesano di Cremona. «Un gruppo di pazienti affetti dal morbo di Parkinson avranno a disposizione una storica dell’arte, una psicologa, una fisioterapista e diversi medici, tutti rotariani, per affrontare alcuni trattamenti tra le sale del Museo Diocesano, sperimentando così il benessere, scientificamente provato, che l’arte scatena a livello psicofisico. Il progetto – spiega Stefania Filippi, Past President di Rotary Soresina – prevede diversi incontri, con la speranza di potenziare la risposta dei pazienti alle terapie e portare alla luce il forte legame tra bellezza e salute».
In Italia i malati di Parkinson sono circa 300.000, per lo più maschi (1,5 volte in più), con età d’esordio compresa fra i 59 e i 62 anni. Ma la malattia colpisce sempre di più anche i giovani. Prima, gli episodi di insorgenza al di sotto dei 50 anni erano una netta minoranza, oggi pur restando sempre in maggioranza i pazienti anziani, l’età media di esordio della malattia ha subito un triste calo, con un netto incremento di casi di esordio sotto i 40 e 30 anni.
Ad oggi non esiste un trattamento capace di guarire o fermare la malattia, ma vi sono diverse terapie per contrastare i sintomi della malattia, come il tremore e la lentezza nei movimenti, che migliorano notevolmente la qualità di vita delle persone che soffrono di questa malattia.
Un recente e autorevole studio pubblicato da Casa di Cura Villa Margherita Santo Stefano (Vicenza) ha dimostrato che, dopo essere stati a contatto con l’arte, i pazienti hanno riferito un miglioramento motorio (documentato anche da registrazioni 3D del movimento) in particolare della manualità fine e precisione del gesto motorio. Sono migliorati anche sull'equilibrio e cammino ed è aumentata la voglia di stare insieme, con un significativo impatto sulla qualità della vita.
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