L'ANALISI
02 Novembre 2024 - 19:45
CREMA - La città stamattina ha celebrato al cimitero la commemorazione dei defunti, compresi i caduti delle guerre. Il vescovo monsignor Daniele Gianotti ha officiato il rito liturgico, affiancato dai sacerdoti don Angelo Frassi, don Remoaldo Tedoldi e don Giuseppe Dossena. Sono intervenute tutte le autorità civili e militari, a partire dal sindaco Fabio Bergamaschi e dai vertici delle forze dell’ordine. Presenti bandiere di rappresentanza e numerosi alabardi, che hanno fatto ala durante la celebrazione eucaristica.
Dopo la lettura del vangelo da parte di don Frassi, parroco della Cattedrale, il vescovo ha iniziato l’omelia con queste parole: «La speranza non delude, oggi facciamo memoria anche per chi è morto per salvaguardare ideali, per il bene comune. Affidiamo tutti i nostri morti nella pace, che non sia vano il dono della vita». Monsignor Gianotti ha così voluto sottolineare che l’amore materno della Chiesa è più forte della morte, identificata anche nel colore liturgico della cerimonia, il viola, simbolo della penitenza, dell’attesa e del dolore.
Dopo la messa e la deposizione della corona di alloro, il sindaco Bergamaschi ha tenuto il suo intervento: «Ci ritroviamo in questo luogo di preghiera e raccoglimento, colmi di riverenza per rendere omaggio ai caduti e ai dispersi di tutte le guerre. Celebriamo la memoria di coloro che, con il sacrificio della loro stessa vita, ci hanno consegnato una patria italiana ed europea prospera, perché libera e in pace. La loro dedizione è testimonianza incancellabile di un impegno supremo ed eterno, volto a preservare ciò che di più sacro e prezioso possediamo: la libertà, elemento imprescindibile per una pace autentica».
Quindi ha proseguito: «Oggi, commemorando i nostri caduti non celebriamo soltanto il loro sacrificio: riflettiamo su ciò che ci impongono come esempio, su quanto ognuno di loro ci chiederebbe se potesse parlare oggi. Ovvero, con ogni probabilità, di rifiutare la rassegnazione, di non cedere alla logica del conflitto, ma di lavorare costantemente per il dialogo e la giustizia».
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