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CREMONA. LE CERIMONIE DEL 1º NOVEMBRE

«I santi, un esempio di serenità e amore»

Nell’omelia in duomo il vescovo cita i tragici fatti di attualità: da Gaza a Valencia

La Provincia Redazione

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01 Novembre 2024 - 18:53

«I santi, un esempio di serenità e amore»

CREMONA - «Tutta la storia umana, tutta la vita sulla terra è una grande fabbrica di santi». Lo ha detto il vescovo Antonio Napolioni nell’omelia della messa di Ognissanti, concelebrata questa mattina in duomo con i canonici del Capitolo e i sacerdoti dell’unità pastorale, e resa più solenne dai canti del coro della cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e, all’organo, dal maestro Fausto Caporali.

E prendendo spunto dalla lettura dell’Apocalisse e del Vangelo delle beatitudini nella versione di Matteo, il vescovo ha presentato ai fedeli, anche oggi numerosi, tre categorie della santità: le vittime innocenti, i «carnefici convertiti», la vita quotidiana, dunque «una fabbrica di santità alla portata di tutti». Non sono mancati i riferimenti ad un’attualità tragica. Nel brano dell’Apocalisse viene ingiunto ai quattro angeli di non devastare la terra, il mare e le piante. A questo, ha commentato, «ci pensano già gli uomini, sono le scene di queste ore dalla Spagna, di qualche giorno fa da Bologna; il modo in cui abitiamo questa casa comune grida la nostra stoltezza e produce vittime innocenti».

Poi il suo pensiero è andato alle guerre in corso: «Non riesco a togliermi dalla testa quei fagotti bianchi, legati dalla testa e dai piedi che contengono bambini morti sotto i bombardamenti a Gaza e chissà in quali altre parti del mondo». La «grande tribolazione» evocata dall’Apocalisse è «una tremenda fabbrica di santi che non vorrei, che non vuole nemmeno il Signore...una strage di innocenti che non sappiamo fermare». A fronte delle vittime, i carnefici: «eppure il Signore crede che anche per questi uomini e donne è possibile la redenzione». Nella storia del cristianesimo non ne mancano gli esempi: a cominciare da Saulo, «persecutore, odiatore seriale», che divenne l’apostolo Paolo. E come lui tanti altri che sono stati «lavati dal sangue dell'Agnello».

Poi, sul filo delle Beatitudini, il vescovo è passato a parlare della santità possibile a tutti «prima che si scatenino le pagine più drammatiche della natura e della storia»: essa si può trovare «dentro alla vicenda umana, di ciascuno di noi, delle persone con cui viviamo, delle case, delle comunità, lungo le strade». Una santità che non ci fa paura, un «proclama», quello di Gesù da quel bellissimo monte della Terra Santa, in riva al lago, che è rivolto «alle folle» e, in particolare, è «affidato ai suoi discepoli, a noi che abbiamo ricevuto il Battesimo, la grazia di conoscere il Vangelo».

Si tratta di «impregnare di serenità, di bellezza, di cura, e di amore le cose che facciamo ogni giorno», di essere «gente perbene, non dalla facciata ma dalla passione per il bene di tutti», il che si riassume nel precetto e nella beatitudine dell'essere «misericordiosi». I santi, ha concluso monsignor Napolioni, «ci danno l’esempio, ci portano doni, intercedono per noi, ma credo che abbiamo bisogno del loro affetto e di sentirli amici, compagni di viaggio, membri della nostra famiglia e noi con loro; uno scambio di affetti che rende possibile entrare nel cuore di Cristo stesso...nella comunione dei santi di cui la Chiesa pellegrina sulla Terra è l'anticipo».

Al termine della celebrazione, il rettore della cattedrale, monsignor Attilio Cibolini ha ricordato la possibilità, in questi giorni, di ottenere, alle consuete condizioni, l’indulgenza plenaria per i morti, visitando in preghiera il cimitero o una chiesa. E al cimitero, oggi alle 15, il vescovo presiederà la funzione di suffragio per tutti i defunti, mentre alle 18 tornerà in Duomo per la messa vespertina.

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