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«Ha palpeggiato cinque pazienti», medico del lavoro condannato a 5 anni e 4 mesi

Sospeso dalla professione per 2 anni e interdetto dai pubblici uffici per 5. Dovrà risarcire i danni alle vittime: in un caso con 5mila euro, in altri tre con 7mila euro a testa, in un altro ancora con 10mila euro

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

31 Ottobre 2024 - 17:54

«Ha palpeggiato cinque pazienti», medico del lavoro condannato a 5 anni e 4 mesi

CREMA - È stato condannato a 5 anni e 4 mesi il medico del lavoro che secondo l’accusa, durante la visita per l’idoneità lavorativa, ha palpeggiato cinque dipendenti di una cooperativa di pulizie, a gennaio di quest’anno in un ambulatorio di Crema. Il camice bianco, 64 anni, libanese di origine, agli arresti domiciliari dal 13 marzo nella sua casa di Bergamo, è stato sospeso dalla professione per due anni e per cinque è stato interdetto dai pubblici uffici. Dovrà risarcire i danni alle vittime, parti civili: in un caso con 5mila euro, in altri tre con 7mila euro a testa, in un altro ancora con 10mila euro. Il pm, Chiara Treballi, aveva chiesto 5 anni e 8 mesi.


Il gup si è preso 90 giorni per depositare la motivazione della sentenza, che soddisfa le lavoratrici e i loro avvocati Simona Bracchi, Luisa Maria Sangiovanni e Angela Ceriani. «Sono soddisfatta - ha dichiarato una vittima — perché queste cose non devo passare inosservate da chiunque. Chiunque va a fare una visita medica e si accorge che anche una piccola cosa non va bene, deve denunciarla. Non perché siamo donne, dobbiamo aver paura di essere visitate».

E «soddisfatta» si è detta la sua collega, «anche se avrei preferito che gli fosse impedito di esercitare la professione per sempre, perché quello che ha fatto a noi non deve più capitare a nessuno. Solo il pensiero che tra due anni lui potrà tornare a visitare, mi fa star male». «Era quello che mi aspettavo, va bene così», ha aggiunto una lavoratrice. Un’altra vittima si è detta «contenta che le donne vengano più tutelate, perché ce lo meritiamo». Resta «l’impatto» sulle pazienti. «Questa cosa te la porti dentro a vita. Non ti fidi più, cerchi un medico donna».


Era la prima volta che «quel medico» le visitava. Ogni visita, «senza guanti protettivi», la iniziava, misurando la pressione per poi sporgere in avanti il bacino e appoggiare i genitali sulle mani delle donne, secondo il pm. «Durante la visita, mi ha fatto abbassare i pantaloni e le mutande fino a metà coscia, mi ha toccato il dorso, le natiche e le gambe», ha denunciato una. «Mi ha palpeggiato il seno», ha raccontato un’altra. «Nel mio caso — ha spiegato una delle pazienti — mi ha fatto abbassare le mutande e mi ha fatto piegare in avanti. Lui era dietro, mentre visitava mi ha toccato la schiena all’altezza del coccige, si è appoggiato con le sue parti intime per un minuto».


Condanna. «Ritengo che la pena sia rappresentativa della gravità del fatto — ha evidenziato l’avvocato Bracchi —, perché siamo in un caso di violenza subdola. La pena è grave, ma lo è anche il caso. Un caso odioso, per il ruolo del medico. Non siamo in discoteca dove l’ubriaco allunga la mano e ti palpeggia, comportamento che, per carità, ha un suo disvalore, ma questo è ancora più grave se pensiamo al tipo di professione: vai dal medico e c’è l’insidia». All’avvocato Sangiovanni rimane «l’amarezza che il medico non abbia riconosciuto nulla di questo suo comportamento. Non vi è stato un momento in cui abbia detto: ‘Scusatemi, non era mia intenzione’».

Una delle pazienti, durante la misurazione della pressione, aveva immediatamente ritratto la mano infastidita. «E allora — ha proseguito l’avvocato Bracchi — se vedo che la paziente ha questa reazione, mi fermo, le chiedo ‘C’è qualche problema? E’ successo qualcosa?’. Chiarire immediatamente, perché puoi aver fatto qualcosa che ha urtato la sensibilità». Mentre «l’atteggiamento del medico è stato: ‘Io sono, io so’». Nella difesa del medico, «ci sono frasi che ci hanno urtato», hanno sottolineato le lavoratrici. Ad esempio, «quando ha detto che le donne ‘erano troppo vestite’». Ma, ha ricordato l’avvocato Bracchi, «c’è anche un aggettivo utilizzato dal difensore nel tentativo di minare la credibilità delle nostre assistite. Ha definito ‘grottesche’ le loro dichiarazioni. In 35 anni di carriera, non l’ ho mai sentito».

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