L'ANALISI
30 Ottobre 2024 - 21:09
CREMONA - «Massì, sono caduta». Ogni volta giustificava tutte quelle botte alle braccia, alle mani e alle gambe, ma anche le due dita fratturate (21 giorni di prognosi) e un livido sotto l’occhio. Finché un giorno ha infilato un foglietto sotto la porta della vicina di casa del piano di sopra: «Mio figlio è venuto a casa. Prima o poi mi ammazza. Ho paura. È pazzo».
Oggi il figlio, 47 anni, è a processo accusato di aver maltrattato l’anziana madre, da giugno a settembre del 2022. E di lesioni. Assistito dall’avvocato Gianluca Pasquali, si difenderà il 22 gennaio prossimo. La mamma ne ha 76: è parte civile con l’avvocato Cristina Pugnoli. Affetta da demenza senile, è serena nella casa di riposo dove il figlio va sempre a trovarla. Sua madre «stravedeva» per lui (convivevano). Ma quando il figlio diventava irascibile, nel condominio sentivano le urla. Le ha sentite il nipote della vicina del piano di sopra: «In quattro, cinque mesi, sarà capitato quattro, cinque volte. Ho sentito gli insulti (‘Sei una t.., sei una p...’) e le minacce: ‘Ti ammazzo, non ti sopporto più, non ti voglio più, devi morire’. Una volta ho sentito la signora dire: ‘Basta, lasciami stare, mi fai male’».
Il nipote della vicina, la volontaria che fa assistenza, una operatrice assistenziale, il medico di base, la nipote della 76enne: nessuno ha mai visto il figlio strattonare, alzare le mani sulla madre che in casa si muoveva con un bastone. Ciascuno ha, però, raccolto le confidenze della 76enne. Le ha raccolte l’operatrice assistenziale, che da fine agosto a settembre, dal lunedì al venerdì, alle 8 del mattino l’accompagnava al pulmino diretto al centro diurno e che al pomeriggio dal pulmino la riaccompagnava in casa. «La mattina andavo alle 7.45 per sistemarla. Spesso presentava lividi sulle braccia e sulle mani. Una volta è successo che mentre suonavo il campanello, ho sentito il figlio che urlava con la madre: parole di fuoco. ‘Sei una gran p..., ne ho pieni i c..., non ne posso più’. Sono andata su, lui mi ha accolto con un gran sorriso, alla madre si rivolgeva come se l’adorasse. La signora era muta e spaventata. Mi ha confidato che a volte lui era carino e gentile, ma quando si arrabbiava diventava un orco. Doppia personalità».
La nipote: «Mi confessava che si sentiva agitava, che brontolava con il figlio, che lui alzava la voce. Mi telefonava e cercava di minimizzare: ‘Sono caduta’, però la cosa stava diventando complicata. Aveva segni scuri sulle gambe, sulla fronte, un ematoma sotto l’occhio. Una sola volta mi ha detto: ‘Mi ha dato un pugno in testa’. L’ho portata dal medico e anche lì ha continuato a minimizzare». La volontaria: «Tutta l’estate l’ho vista con ematomi sotto gli occhi, alle braccia, mi aveva detto che era caduta. In una telefonata invece mi aveva detto: ‘Mio figlio mi picchia, mi dà i pugni in testa, ho paura’».
Il medico di base: «Da circa 5 anni la signora era mia paziente. L’accompagnava il figlio. Nel 2020 il decadimento cognitivo non c’era ancora, nell’arco di uno, due anni ha iniziato ad averlo un po’. Ho notato che si scordava le cose e che deambulava male. Nel 2022, non camminava bene, aveva il bastone. Il figlio era molto protettivo con lei. È venuta con la nipote. La signora aveva una ecchimosi sotto l’occhio destro e una in fronte». Nel computer, il medico aveva letto i referti relativi a due accessi al Pronto soccorso: ‘Causa accidentale’. «Signora è vero? ‘Sono caduta’». Sonia Bernardi, vice commissario della Polizia locale, si occupa della tutela delle donne e dei minori.
A settembre, l’assistente sociale l’ha informata, perché, a sua volta, l’avevano avvisata che la «situazione stava peggiorando». L’8 settembre al Comando si è organizzato un incontro. Poi, Bernardi e l’assistente sociale si sono recate a casa dell’anziana. «Ha alzato le mani. ‘Non è stato mio figlio’. Poi, in cucina il cambio di versione, si è lasciata andare, ha pianto, ha detto che più volte era stata percossa. Aveva un bozzo in fronte, due dita incerottate, era visibilmente dolorante», ha fatto verbalizzare il vice commissario.
L’assistente sociale: «La signora era molto triste. Ha detto: ‘Mi picchia, mi picchia, urla, non so perché è così, è sempre stato bravo, non mi sopporta più che sono diventa così. Mi dà pugni sulla testa, mi strattona’». Bernardi e l’assistente sociale l’hanno accompagnata al Pronto soccorso. «La signora si è lasciata andare, mi ha raccontato che non era la prima volta — ha spiegato il vice commissario —. Mi ha citato tre episodi, un racconto assolutamente spontaneo. Le ho detto se voleva querelare il figlio. ‘Cosa significa?‘ ‘Tutela’. ‘Se la sente di tornare a casa?’ ‘Assolutamente no’». L’anziana non è più rincasata. La querela è del 9 settembre.
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