L'ANALISI
27 Ottobre 2024 - 16:22
CREMA - Gli esperti micologi lanciano l’allarme per la proliferazione di una specie mortale, l’Amanita falloide, in città e sul territorio. Un compito, informare in merito ai rischi di avvelenamento, che secondo il presidente del gruppo micologico cremasco Amb, Emilio Pini, è prioritario e davanti al quale non si tira centro indietro in occasione della mostra tenuta oggi in piazza Duomo.
«Mentre l’Amanita muscaria ha effetti allucinogeni ed è facilmente riconoscibile, l’Amanita falloide ha una varietà tale nel colore, che può essere scambiata per un chiodino ed è sempre più diffusa», spiega lo stesso Pini. La falloide può oscillare dalle tonalità bianche, inconfondibili, a quelle verdi o gialle che sono decisamente insidiose. Gli stessi chiodini possono assumere cromie differenti, creando sovrapposizioni con l’Amanita. L’ultimo caso di decesso riscontrabile nel territorio cremasco è da attribuire proprio ad un errore di valutazione. Vittima, anni fa, fu un uomo residente a Bagnolo.
«In questo momento — continua Pini — due persone sono state avvelenate e sono in terapia intensiva». Si è verificato in Veneto, ma ogni anno in Italia sono migliaia le intossicazioni con almeno dieci decessi. L’Ats Valpadana ha istituito nella sede di via Meneghezzi un servizio per il controllo e la verifica dei funghi spontanei raccolti. «Bisogna stare molto attenti — aggiunge Pini — capire che la morfologia di una specie è molto variabile».
L’Amanita falloide può essere individuata attraverso la volva, ossia un ‘sacchetto’ che sta alla base del gambo. Ma agli esperti dell’Amb è capitato che il fungo fosse così interrato, da non rendere immediatamente visibile il dettaglio. Un neofita avrebbe potuto confondersi. «Mai fidarsi del tutto e non bisogna esitare a chiedere aiuto. Molti intossicati si vergognano, temono le critiche e non si recano nemmeno al Pronto soccorso dopo i primi sintomi», specifica.
La mostra in piazza Duomo ha permesso di esibire oltre 300 specie. Tra queste, naturalmente, c’erano alcuni esemplari di Amanita falloide intercettati sul territorio. La mappa dei ritrovamenti si sta allargando. «Abbiamo casi di zone insospettabili — assicura Pini — come il cimitero, i parcheggi e i parchi cittadini. È una specie che si dice bassa, in quanto non cresce usualmente in montagna. Il nostro clima è umido e gli alberi che la ospitano come tigli, castagni, querce, carpini sono ricorrenti».
Nello spazio urbano: al cimitero ma anche nell’area nei pressi della stazione ferroviaria, o altre superfici verdi e perfino aiole. Ma anche nel territorio di Offanengo, Fiesco, Bagnolo, Chieve. Molto più che in passato la Falloide sembra trovare le condizioni adatte di riproduzione. Il fungo ha proprietà tossiche tali da non lasciare scampo: «Colpisce con effetti a lunga latenza. La reazione non è immediata».
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