L'ANALISI
26 Ottobre 2024 - 21:44
SONCINO - Autunno davvero buio per il borgo che, nel giro di pochi giorni, ha perso alcune delle personalità politiche più importanti della storia recente. Si è spento a 82 anni Giuseppe Fabemoli. Ha guidato la città, ereditando la fascia tricolore da Francesca Maina, nei primi anni ‘80. Profondo il cordoglio dell’amministrazione comunale e di tutte le forze politiche.
Soncinese di nascita, imprenditore di professione, socialista per vocazione. Fabemoli è stato, prima della nascita della Seconda Repubblica, l’ultimo sindaco col Garofano Rosso sul petto. La passione per l’agone politico era straripante ma, allo stesso tempo, ha lasciato un segno indelebile il suo ‘savoir-faire’ istituzionale: «Ricordo con quel sorriso che nasce da una profonda stima – dice lo storico e al tempo avversario politico Ermete Rossi – quando a fare il sindaco ero io e lui stava all’opposizione. Se serviva prendere una decisione giusta per il paese ed eravamo noi a proporla chiedeva a qualcuno dei suoi di allontanarsi al momento del voto, così c’erano i numeri. Voleva il bene di tutti, non era uno da ostruzionismo tanto per. Ma, soprattutto – conclude il professore, suo vecchio amico –, è stata una di quelle poche persone che sono generose di natura, senza mai volerci guadagnar qualcosa».
La fede nella democrazia e nella Repubblica incrollabili in piazza Garibaldi. Ma allo stadio c’era anche quella per il pallone: proprio con Rossi, infatti, aveva rifondato nel 1965 la Soncinese come ‘Sport Club Soncino’, dando il via a un’età dell’oro costellata di vittorie, dal campionato al Cadario, passando per gli allenamenti con Cappellini e Losi. Fabemoli lascia tre figli e tre nipoti a cui era molto affezionato. L’estremo saluto domani pomeriggio, alle 14.30, in Pieve.
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