L'ANALISI
23 Ottobre 2024 - 05:10
CREMA - A 32 anni dalla messa al bando dell’amianto, nel Cremasco si continua a morire per le conseguenze dell’esposizione alle micro fibre cancerogene che si liberano nell’aria quando questo materiale si deteriora e si spezza. Cinque paesi del territorio provinciale figurano nell’elenco dei 375 comuni italiani in cui tra il 2010 e il 2020 il numero dei decessi causati da mesotelioma maligno — un tumore che nasce dalle cellule le membrane che rivestono, come una sottile pellicola, gli organi interni — è risultato superiore a quello atteso.
Si tratta di Capergnanica, Credera Rubbiano, Romanengo e Ripalta Cremasca, a cui si aggiunge Sospiro nel Cremonese. I dati sono quelli riportati nel rapporto Istisan ‘Impatto dell’amianto sulla mortalità. Italia, 2010-2020’ pubblicato nei giorni scorsi dell’Istituto superiore di sanità. Si parla di amianto in quanto proprio l’esposizione prolungata alle fibre che si liberano nell’aria quando questo materiale si frantuma, è responsabile nel 90% dei casi dell’insorgenza del mesotelioma. Per legge, dato che spesso si tratta di una malattia da esposizione professionale, tutti i casi di mesotelioma vengono segnalati al Registro nazionale mesoteliomi.
A Capergnanica nel decennio preso in esame ci sono stati tre morti rispetto a 0,83 decessi attesi. Stesso numero a Credera (su 0,73 attesi). Il record negativo spetta a Romanengo, con cinque morti (attesi 1,15) poi Ripalta Cremasca con quattro (1,45). A Sospiro sono stati cinque, rispetto a 1,78. Nel periodo decennio in Italia 16.993 persone sono decedute per mesotelioma maligno (3,79 per 100.000 abitanti): 12.276 maschi, 4.717 femmine.
Fortunatamente il trend è in decremento, particolarmente nei giovani. Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria presentano tassi di mortalità superiori a quelli nazionali in entrambi i sessi. Specifiche analisi spaziali confermano la presenza di aree a maggior rischio. Ad esempio, il report riporta un’analisi sulla frazione attribuibile all’amianto dei decessi per tumore ovarico in Lombardia, che viene stimata superiore al 30% nei comuni con sorgenti note di esposizione ad amianto. Proseguire la sorveglianza delle malattie amianto correlate, fornire strumenti per l’assistenza sanitaria e il supporto ai malati e ai loro familiari sono tra gli obiettivi del Progetto Sepra, finanziato dall’Inail.
Secondo l’osservatorio nazionale sull’amianto in Italia ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di fibra cancerogena ancora sparse in Italia. La Lombardia è la regione che più bonifica, ma è anche quella che ha il maggior quantitativo di questo materiale usato per decenni nelle costruzioni. Non per nulla l’amianto si trova ancora in 2.500 scuole e 500 ospedali delle regioni italiane. Alcuni studi riportano che gli effetti patogeni dell’amianto, a cominciare proprio dai i tumori, l’asbestosi possono apparire anche dopo 60 anni dalla prima esposizione. In media comunque si manifestano entro i 30 anni. Ogni anno sono 10mila le nuove diagnosi di in Italia, colpiti soprattutto gli uomini che hanno lavorato in settori a rischio come edilizia, metalmeccanica, cantieri navali.
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