L'ANALISI
20 Ottobre 2024 - 09:25
SALVIROLA-IZANO - «Se sono qui senza paura è grazie alle comunità cremasche che ho potuto seguire, vi porto nel mio cuore». Padre Maroun Estephan è tornato in Libano da circa due settimane dopo aver lasciato la parrocchia dove ha lavorato al fianco di don Giancarlo Scotti. Originario del paese dei cedri che sta vivendo la minaccia della guerra, padre Maroun è stato destinato alla periferia nord di Beirut in una zona sotto il controllo della minoranza cristiano-maronita. È diventato la guida spirituale di una comunità di mille abitanti e, nel contempo, svolge l’incarico di economo in un convento.
«Sto bene e voglio rassicurare tutti i miei amici cremaschi, sono felice di poter essere vicino a mia madre e alla mia gente in questo momento difficile» dichiara il sacerdote che ha supportato la Diocesi collaborando anche con la comunità di Salvirola. Un lavoro prezioso che, in entrambe le parrocchie, si è concentrato prevalentemente nelle attività a contatto con il mondo giovanile organizzando il grest e il campo scuola.
«L’abbiamo salutato al momento della partenza dandogli in dono la medaglia in bronzo del comune» commenta il sindaco Luigi Tolasi. Il momento del saluto è avvenuto al termine della messa domenicale nella chiesa del paese alla presenza del parroco che ha organizzato una cerimonia molto partecipata. Il sindaco di Salvirola Nicola Marani ha donato il testo della Costituzione italiana. «Ho portato tutto con me, sono testimonianze di vero affetto. Lo stesso che provo quando ripenso a tutti i momenti vissuti insieme» dice padre Maroun che ha 43 anni ed è stato ordinato sacerdote in Libano nel 2016 dopo gli studi ecclesiastici a Roma.
Tanti i fedeli cremaschi, soprattutto giovani, che gli scrivono temendo per la sua incolumità. «Ringrazio tutte le persone che si stanno preoccupando per me ma sono dove voglio essere». Padre Maroun è tornato a casa nel momento di massimo bisogno del suo paese. Agli inizi di ottobre ha preso l’aereo per Beirut ma potrebbe tornare già in primavera: «Non resterò a lungo ma il pensiero mi rende felice. Devo molto alla Chiesa cremasca». Il contatto telefonico con il suo parroco è frequente. «Ci sentiamo spesso – afferma don Scotti — e ammetto che mi manca molto. Come manca ai nostri fedeli. Ha un talento innato per dialogare con le persone».
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