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Ragazzini rapinati, amici ‘giustizieri’ regolano la banda

Minacce e colpi proibiti per farsi consegnare cellulari e contanti. Gli adolescenti presi di mira chiamano i rinforzi: bottino restituito

14 Ottobre 2024 - 05:05

Ragazzini rapinati, amici ‘giustizieri’ regolano la banda

CREMA - «So che hai i soldi, dammeli». Sono piombati dal nulla mentre il gruppo di minorenni era in piazza Giovanni XIII, a pochi metri dall’arco di Porta Ombriano, lato via Massari. Ed è proprio nella piccola via tra la piazza e largo Falcone Borsellino che sono stati spinti tra spallate, sguardi minacciosi e colpi ‘proibiti’ che all’inizio sembravano quasi un gioco e poi, invece, si sono rivelati qualcosa di più grave. Ore undici, il cuore del sabato sera cittadino, le vie del centro gremite. Coppie, adulti ma soprattutto giovani che vogliono lasciarsi alle spalle il pensiero della scuola appena iniziata e già così piena di impegni.

Erano in quindici, intorno ai 17 e ai 18 anni, e non si sono fatti scrupoli a prendersi i soldi e i cellulari. Gli altri, che avevano tre o anche quattro anni in meno, hanno dovuto consegnare tutto quello che avevano in tasca. C’è chi ha perso in un istante fino a cinquanta euro oltre allo smartphone. Telefoni costosi e ambiti, in prevalenza iPhone di ultima generazione. Regali di compleanno o comprati con le paghette domenicali. Non si poteva dire di no. Immigrati nordafricani i più grandi, italiani e immigrati dell’est i minorenni.

Ma è una vicenda, questa, che ha poco a che fare con etnie, culture e tradizioni religiose. La priorità, per i più forti, era solamente procurarsi il denaro e i cellulari. «Mi servono per divertirmi, so che hai i soldi, tirali fuori» dicevano a muso duro, le mani addosso, il fiato in faccia. Racconta uno dei minori: «Mi sono salvato perché sono riuscito a sfilarmi quando mi hanno preso da dietro, un braccio intorno al collo, poi è intervenuto un amico che ci ha separati e sono riuscito ad allontanarmi. Non li ho mai visti prima». A proteggerlo è stato un ragazzo dell’est Europa che da diversi anni vive in Italia. Fisico precoce, spalle larghe, carattere generoso e lo sguardo determinato dei buoni che si ribellano all’ingiustizia.

In pochi minuti tutto sembrava concluso con i prepotenti soddisfatti del loro bottino. Ma non è finita qui. Una delle vittime, che temeva di ritornare a casa senza il telefono cellulare acquistato di recente, ha chiamato altri ragazzi del suo quartiere. Stessa età dei bulli. Si sono precipitati immediatamente in soccorso degli amici. Un gruppo di poco inferiore alla quindicina. Ma si sono fatti valere. Sono arrivati all’improvviso e gli altri, che non se l’aspettavano, sono stati costretti a riconsegnare tutto quello di cui si erano impossessati. Banconote e cellulari sono ritornati nelle mani dei legittimi proprietari.

A quel punto i due gruppi si sono divisi. Ma alcuni passanti avevano iniziato a guardare con sospetto quello che stava accadendo. Così i gruppi si sono dissolti. Ognuno per la sua strada e con la sua storia. Chi ha visto bene di tornare a casa per sentirsi finalmente al sicuro, chi non ha interrotto il programma di un sabato sera tanto atteso dopo una dura settimana di scuola e allenamenti, chi ha trascinato la sua rabbia altrove e forse ha trovato la possibilità di fare altri danni, chi si è sentito umiliato e chi non capisce ancora che la sopraffazione è un vicolo cieco.

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