L'ANALISI
12 Ottobre 2024 - 05:30
CREMONA - Con gli annunci sulla legge di bilancio si riapre il fronte caldo delle pensioni. Un tema sempre presente nell’agenda dei sindacati e che giovedì è stato al centro di un incontro organizzato dalla Camera del lavoro di Cremona. Nel pubblico sedevano delegati e delegate della Cgil cui il sindacato ha illustrato la linea: «Per la Cgil il tema delle pensioni rimane centrale e la nostra organizzazione continuerà a rivendicare un netto cambiamento delle politiche finora avanzate – spiega la segretaria generale della Cgil Elena Curci –. Lo abbiamo detto molte volte, ed oggi lo ribadiamo: questo Governo ha peggiorato la legge Monti-Fornero, tanto più se consideriamo anche i tagli effettuati, nella scorsa legge di bilancio e, con valore retroattivo, alle pensioni dei pubblici dipendenti oltre che i continui tagli effettuati alla perequazione delle pensioni. Sul fronte della previdenza, la spesa pensionistica oggi è in equilibrio, ma le incognite legate allo scenario demografico, con l’aumento dell’età media della popolazione, il calo della natalità e la riduzione della popolazione attiva, rappresentano una sfida importante».
Per affrontare questo problema «con maggiore attenzione» il sindacato suggerisce di intervenire «anche attraverso politiche sull’immigrazione che possano contribuire a bilanciare il rapporto tra pensionati e contribuenti». L’obiettivo dichiarato è quello di allargare la base contributiva, migliorando le condizioni di lavoro e aumentando i salari per rendere «sostenibile il sistema pensionistico».
Un altro aspetto critico sul fronte pensionistico, oltre alla scarsa lungimiranza denunciata dal sindacato in termini di sostenibilità, è quello di genere: «Sembra proprio che il Governo ce l’abbia con le donne – aggiunge Curci –: povere al lavoro e povere in pensione. Del resto, in questa legge di bilancio si è deciso di azzerare qualsiasi forma di flessibilità in uscita per le donne e di azzerare nei fatti Opzione Donna, il regime pensionistico dedicato alle lavoratrici su cui molte facevano affidamento».
Le disuguaglianze, per il sindacato, sono evidenti e vengono certificate in maniera chiara dai dati Inps: l’importo delle pensioni anticipate, sempre considerando il valore mediano, ha una differenza di 730,09 euro, si passa dalle 1.627,51 euro degli uomini alle 897,42 euro per le donne.
«I dati confermano anche una accentuata e costante penalizzazione delle donne – prosegue Curci –. Le donne, dai tempi della legge Monti-Fornero ad oggi, sono nella stessa situazione: si fa cassa sulle loro pensioni, con un azzeramento di fatto della flessibilità in uscita che le costringe al pensionamento di vecchiaia a 67 anni». Rispetto alla nostra provincia, i dati evidenziano che sono 19.079 le donne che sono andate in pensione a 67 anni contro 7.373 uomini, un dato che sottolinea come gli uomini riescono ad andare in pensione anticipata ben prima del compimento dei 67 anni. Le pensioni anticipate vigenti sono 33.464 per gli uomini contro le 12.038 pensioni vigenti a favore delle donne: «Un divario enorme ed inaccettabile, che non è assurdo definire discriminazione nei fatti. Per rimuovere le attuali disuguaglianze – conclude Curci – è necessario creare occupazione stabile e a tempo pieno per le donne, abbattere i divari retributivi e approvare una riforma complessiva del sistema pensionistico che riconosca le diverse condizioni delle persone, a partire da quelle legate al lavoro di cura familiare (bambini, anziani e disabili), ancora oggi quasi interamente in capo alle donne».
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