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CREMONA. BOTTE

Vittima disabile: il violento va a giudizio

L’uomo accusato di maltrattamenti all’ex. La segnalazione è partita dall’ospedale

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

03 Ottobre 2024 - 16:22

 Vittima disabile: il violento va a giudizio

Il tribunale e nel riquadro l’avvocato Michele Barrilà

CREMONA - Il referto: «Trauma cranico commotivo opera di terzi: 6 giorni di prognosi». ‘Terzi’ è l’ex compagno-convivente di una donna disabile al 100% per un disturbo della personalità. Lei non lo ha mai denunciato «per paura di ritorsioni», ma quando è andata al Pronto soccorso, ha dovuto spiegare come si era causata quel trauma.

Durante una lite, il convivente, uno che beveva e si drogava, l’aveva afferrata per i capelli, fatta cadere, trascinata in camera da letto e sbattuto la testa contro un mobile. È uno degli episodi riassunti nel capo di imputazione per maltrattamenti aggravati, indagine nata dopo la segnalazione partita dall’ospedale. Oggi l’uomo è stato rinviato a giudizio. Lo difende l’avvocato Michele Barrilà. Il processo è fissato al 17 dicembre.

Lui quarantenne, lei di qualche anno più giovane, i due si sono conosciuti su Facebook, si sono piaciuti e si sono messi insieme, da maggio del 2022 a maggio del 2023. Un anno infernale per la donna, che sin da giovane ha, peraltro, avuto una vita in salita.
Insulti, minacce e botte, dice l’accusa. In quell’anno, lui l’avrebbe ripetutamente offesa. E «a titolo esemplificativo» nel capo di imputazione sono riversate alcune di quelle offese: ‘Sei un p… il tuo passato è una m… sei una mongola, non vali un c…’.

Le minacce. Secondo la Procura, la convivente doveva tenere la bocca chiusa sulle violenze subite. Perché ‘se mi denunci te la faccio pagare, ti faccio spaccare la faccia da mia sorella, da mia madre». Secondo l’accusa, lei non poteva uscire da sola: lui l’aveva isolata, non poteva contattare amici e parenti.

Le botte. A ottobre del 2022, lui, ubriaco, durante un litigio le avrebbe messo le mani al collo e stretto la presa. L’avrebbe spintonata, le avrebbe sferrato calci e mollato schiaffi. Le avrebbe tirato i capelli. In un’altra lite, esplosa la Vigilia di Natale, lui l’avrebbe afferrata, stretto il braccio attorno al collo con una forza tale che lei faticava a respirare. La compagna avrebbe tentato di liberarsi, ma lui l’avrebbe presa per il collo e sbattuta contro il frigorifero. Nella stessa sera, le avrebbe dato ripetuti pugni in testa.

Il 31 dicembre, San Silvestro, per l’accusa il compagno era ubriaco, lei lo aveva sbattuto fuori di casa, ma lui voleva rientrare. Prima tentò di sfondare la finestra, poi prese a calci il portone. Violenza e insulti: «P… aprimi».
L’1 febbraio del 2023 un’altra lite durante la quale il compagno le causò il trauma cranico. Maltrattamenti che, per l’accusa, nella donna hanno causato «uno stato di continuo disagio, paura e timore per la propria incolumità, in conseguenza del quale, la stessa, per paura di ritorsioni non presentava denuncia nei confronti del compagno». Maltrattamenti con l’aggravante di averli commessi su una donna disabile. E poi, le lesioni: il trauma cranico curato in ospedale da dove è partita la segnalazione.

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