L'ANALISI
02 Ottobre 2024 - 21:38
CREMONA - Si è presentata a palazzo di giustizia con una ciotola gialla in plastica nella borsa. Una ciotola rotta su un lato. La «prova» dell’aggressione subita da un uomo, il 28 agosto di un anno fa, lunedì, a San Felice, davanti alla figlia all’epoca incinta. E tutto «per cinque fichi». Patrizia, 63 anni, casa a Cremona e nonna, quel lunedì ne è uscita con le ossa rotte, con una «frattura vertebrale»: trenta giorni di prognosi diventati 162.
Oggi il gup ha rinviato a giudizio l’aggressore, albanese, 58 anni, residente a Cremona. L’accusa è di lesioni gravi, «perché — è scritto nel capo di imputazione — nel corso di un diverbio, strattonava e spintonava» la signora «fino a farla cadere a terra due volte, cagionandole, con tali comportamenti, lesioni personali gravi diagnosticate dal Pronto soccorso dell’ospedale di Cremona, in data 23 agosto 2023, in ‘frattura vertebrale’ con prognosi iniziale di trenta giorni, poi prolungata fino all’1 febbraio 2024 per un totale di centossesantadue giorni di malattia». La prima udienza è fissata al 31 gennaio prossimo, intanto Patrizia si è già costituita parte civile con l’avvocato Franco Antonioli.
Il giorno dopo l’aggressione, Patrizia si è presentata ai carabinieri per denunciare i fatti. Il giorno prima si era recata in auto a San Felice, in via Gazzoletto, «per raccogliere alcuni fichi da un albero». L’albero è «sulla pubblica via, alle spalle di un’azienda che opera con autocarri», ha precisato. Patrizia è solita girare in auto con le ciotole in plastica per i suoi cani. Quel giorno, in auto con lei c’era sua figlia incinta e con «una voglia di fichi».
«Dopo aver raccolto i fichi, che erano solamente cinque e averli adagiati all’interno di un contenitore, dalla recinzione dell’azienda abbiamo visto affacciarsi un uomo». Ai carabinieri in denuncia lo ha descritto: pantaloni fluorescenti, torso nudo, «accento chiaramente dell’Est Europa».
«Ci ha detto: ‘Adesso ve la faccio vedere io’». Subito dopo, quel tizio «si è palesato davanti a noi. Non mi ha lasciato neanche il tempo di spiegargli perché eravamo lì», ha scritto nella denuncia Patrizia. «Immediatamente, mi ha strappato dalle mani il contenitore con i fichi e successivamente mi ha dato uno spintone che mi ha fatto cadere a terra». Patrizia è riuscita a rialzarsi. «Avevo paura che aggredisse mia figlia incinta, la quale, nel frattempo, è intervenuta per difendermi, ma quell’uomo, ancora una volta, mi ha spinto e mi ha fatto cadere a terra». Poi, «si è allontanato».
Mamma e figlia hanno chiamato le forze dell’ordine e il 118. «Io non riuscivo ad alzarmi dopo aver ricevuto il secondo spintone». A San Felice è arrivata l’ambulanza, Patrizia è stata soccorsa e trasportata al Pronto soccorso dove è stata curata e dimessa con una prognosi iniziale di 30 giorni. È arrivata anche la pattuglia dei carabinieri. Ai militari, madre e figlia hanno raccontato l’aggressione e descritto il violento, al quale, nell’indagine, è stato dato un nome e un volto. Difeso dall’avvocato Vittorio Patrini, l’albanese al processo racconterà la sua verità.
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