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SORESINA. IL CASO

Protesta calda, ventuno a processo

Presidio nel giugno 2019 alla logistica, poi lo scontro con le forze dell’ordine

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

02 Ottobre 2024 - 20:29

Protesta calda, ventuno a processo

SORESINA - L’uno, Guglielmo Toscano, è arrivato da Genova dove è questore vicario. L’altro, Mattia Falso, da Roma, dove dirige la sezione Antidroga della squadra mobile.

Nel 2019, Toscano era questore vicario a Cremona, Falso capo della Mobile. Il 16 giugno, intervennero all’esterno del magazzino della Finiper, catena di ipermercati con numerosi punti vendita nel Nord Italia. Quella mattina, andò in scena la protesta di un gruppo di lavoratori della logistica che temeva di perdere il posto. I manifestanti si piazzarono davanti ai cancelli, impedirono a un Tir di uscire. C’è chi si stese a terra con alcuni bambini che «fecero da scudo». Intervenne la polizia, ci fu qualche scontro.

Ventuno manifestanti ora sono a processo per violenza privata aggravata. Al centro della questione il destino di circa 180 addetti a operazioni di facchinaggio, tutti stranieri, tutti dipendenti di una cooperativa di servizi. Finiper aveva annunciato lo spostamento dell’attività in una nuova sede, a circa 40 chilometri da Soresina. Per il gruppo di lavoratori si era aperto lo spettro dei licenziamenti. Da circa 3 settimane il magazzino era presidiato, giorno e notte, dai facchini per ostacolare con ogni mezzo l’uscita dei Tir carichi di merce destinata agli ipermercati.

«I lavoratori da tempo avevano fatto picchettaggio — ha spiegato il questore vicario Toscano -. C’erano due presidi. I manifestanti venivano contro la polizia. La cosa si era un po’ acquietata, perché uno dei manifestanti, un senegalese agitatore della folla, fu bloccato, portato via e identificato». Quella mattina, il dirigente Falso «aveva schierato dei reparti mobili - ha proseguito il questore vicario —. C’era un mezzo che doveva uscire. Davanti al cancello secondario, alcuni manifestanti si erano seduti a terra con bambini usati come scudi. Mi ricordo che mentre il mezzo usciva, qualcuno si attaccò al muso. Dopodiché, alcuni cominciarono a inveire, a creare un assembramento. Diedi disposizioni al dirigente Falso di fare un’azione diversiva. Fu usato un lacrimogeno da esercitazione: fa solo fumo. E con questo escamotage li abbiamo fatti disperdere. Mi ricordo che uno afferrò un poliziotto della squadra mobile, nel tirarlo, cadde e a terra e si fece male a un ginocchio». Si ricorda altre azioni violente? «No». Minacce? «I colleghi mi riferirono di essere stati minacciati».

Dopo il questore vicario Toscano, il capo della squadra mobile Falso. «Davanti a me c’era una quindicina di persone che protestavano. Io sono stato strattonato da un paio di loro in maniera diversa. Si sono ammassati davanti al cancello principale. C’erano anche dei bambini. Me ne ricordo due di 4-5 anni». La scena si sposta davanti al cancello secondario con i manifestanti che si sdraiarono a terra per impedite a un Tir di uscire. «Uno di loro addirittura era andato sotto il cassone. Mi ricordo di averlo tirato fuori io. Feriti? Mi ricordo di uno che aveva tentato di bloccare un poliziotto della squadra mobile. Era a terra dolorante. Se gli agenti hanno avuto lesioni negli scontri? Non ricordo».

Il processo è stato aggiornato a 4 dicembre. L’avvocato Guido Priori, difensore di uno degli imputati, ha citato come testimone il sindacalista Fulvio Di Giorgio per spiegare le rivendicazioni sindacali. Ma, al di là delle ragioni dell’agitazione, al giudice interessa «il fatto specifico».

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