L'ANALISI
PROVINCIA: I NUOVI VERTICI. LO SCENARIO E LE POLEMICHE
01 Ottobre 2024 - 11:40
Roberto Mariani
CREMONA - «Dati alla mano, l’analisi del voto sulla sezione cremonese è molto semplice e fin troppo palese: Fratelli d’Italia cremonese ha tradito il centrodestra».
Eccola, alla sette della sera di ieri che segue la domenica delle elezioni, al culmine di una giornata di fibrillazioni, sospetti e veleni incrociati, l’ufficialità alla spaccatura della coalizione. Frattura politica incolmabile, par di capire. La firmano i ‘traditi’: i leader della Lega, Simone Bossi e Tiziano Filipponi, di Forza Italia, Gabriele Gallina, e dell’Unione di Centro, Giuseppe Trespidi. È l’effetto dei numeri delle elezioni provinciali che hanno proclamato Roberto Mariani presidente di un consiglio diviso in due.
I 47.285 voti ponderati totalizzati da Mariani affossano lo sfidante Alberto Sisti, fermo a quota 34.997 preferenze, e alimentano la polemica dei leader della coalizione sconfitta. Se la lista di centrosinistra ‘Per una Provincia unita’ perde 3.795 voti rispetto a quelli del presidente Mariani, ‘Centrodestra per Cremona’ guadagna 4.791 preferenze ponderate rispetto a quelle espresse per Sisti. Tradotto: gli amministratori che hanno votato per i consiglieri di centrodestra non si sono schierati compatti per il candidato Sisti. Una fronda interna che ricorda la scorsa tornata provinciale, quando erano state proprio le divisioni in casa centrodestra a portare Mirko Signoroni alla presidenza.
Una ricostruzione confermata dai quattro segretari di partito. Durissime, le accuse a FdI: «Il presidente Signoroni, alle scorse elezioni, aveva avuto voti trasversali provenienti dal Pd e dai civici del centrodestra, poi confluiti in questi anni in Fratelli d’Italia. Allo stesso modo, in queste elezioni provinciali Mariani ha raccolto voti dal Pd e da una parte di Fratelli d’Italia: a Cremona due consiglieri di Fratelli d’Italia non hanno votato per il presidente di centrodestra e addirittura tre consiglieri di Fratelli d’Italia hanno votato per Mariani. Un copione che si è ripetuto a Soresina, dove i consiglieri di Fratelli d’Italia hanno votato per il candidato del centrosinistra. Cartine di tornasole: spiegano a chi fa riferimento il gruppo di amministratori di Fratelli d’Italia che ha dato continuità a un accordo ‘innaturale’ con il Pd».
Il primo a ventilare il sospetto era stato, nel pomeriggio, il segretario della Lega cremonese, parlando di FdI come di «un bambino colto con le mani nella marmellata: ora è chiaro che si tratta di una succursale del Pd». Poi il comunicato unitario ha certificato le ombre: «Fratelli d’Italia si è dimostrata per l’ennesima volta inaffidabile – scrivono i segretari dei tre partiti ‘fedeli’ — e si è posta al di fuori del perimetro del centrodestra».
Una frattura che già era stata descritta dai leader locali nei mesi scorsi, a fronte dell’esito delle elezioni amministrative, e che ora sembra approfondirsi fino a diventare solco incolmabile: «Forza Italia, Lega e Udc ritengono siano venute meno le condizioni per collaborare con Fratelli d’Italia all’interno della coalizione».
Almeno a Cremona, dove pare confinata la dissidenza. A Crema, invece, il voto dei consiglieri di FdI è stato ‘fedele’ all’indicazione della coalizione per Sisti: «Il voto sulla sezione elettorale di Crema – continua il comunicato – riporta una Fratelli d’Italia cremasca che ha operato e votato correttamente nel perimetro del centrodestra: in tutte le fasce del cremasco, tranne ovviamente quella dei grandi elettori di Crema città dove la maggioranza è di centrosinistra, la coalizione è in vantaggio».
Ora che l’arringa d’accusa dei tre partiti di centrodestra è stata pronunciata, la parola passa alla difesa. Che per il momento, temporeggia: il segretario provinciale e consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Marcello Ventura, ha scelto di non commentare. Per sapere se gli ‘imputati’ accoglieranno o smentiranno le accuse bisogna aspettare. Oggi?
VISTA DA SINISTRA: L'ANALISI
Per Pizzetti «è il successo del campo largo istituzionale»
Ragiona da consigliere di ‘Cremona sei Tu’ e non da presidente del consiglio comunale, Luciano Pizzetti, nel commentare l’esito delle elezioni provinciali: «È estremamente significativo. Mentre a livello nazionale il ‘campo largo politico’ arranca e si perde in divisioni di non poco conto strategico per l’Italia, a Cremona si è riusciti a dar vita ad un campo largo istituzionale e territoriale che fa ben sperare sul buon governo della nostra provincia. Se il centrosinistra si fosse presentato guardando solo all’interno del proprio perimetro, avrebbe perso. Invece ha avuto la capacità e l’intelligenza di restare unito guardando oltre i classici confini. Ha coinvolto sindaci e consiglieri comunali, parecchi politicamente collocati altrove. Diverse espressioni di liste civiche, altri del centrodestra. Lo ha fatto sui contenuti e sulla qualità della proposta, a partire dalla candidatura a presidente. Guardando agli interessi generali del territorio. Lo ha fatto senza boriosa autosufficienza e con vero spirito unitario. Che ora con coerenza dovrà essere rispettato e praticato. Altro che le consunte chiacchiere sulla lista unica. Il Pd, in particolare, dovrebbe evitare di cadere in una sorta di errore di parallasse, comprendendo bene quel che è accaduto, anche grazie al lavoro prezioso di Vittore Soldo. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la disponibilità di Mirko Signoroni e richiama al dovere di impegno e rispetto verso tutti coloro che, col loro concreto e convinto lavoro, hanno consentito questo positivo risultato a largo spettro». Risultato che, nell’ottica di Pizzetti, muove i suoi passi dalla vicenda di Padania Acque.
«Lì si è messa in pratica l’arroganza del gruppo di comando di Lega, Forza Italia e affini, nel disprezzo dei nuovi eletti. Roberto Mariani l’aveva contrastata. Questo risultato è la risposta positiva a quel metodo di salvaguardia esclusiva di sé stessi che neppure in vaste parti del centrodestra era stato apprezzato».
Dice anche altro, il voto, nel giudizio di Pizzetti: «Ci dice anche che si è ulteriormente indebolita la sfida di Alessandro Portesani. Non è stato eletto. Da un lato non ha ricevuto consensi dal territorio, dall’altro non li ha ricevuti neppure in consiglio comunale a Cremona, dove era stato eletto come candidato sindaco. Ma ciò riguarda il centrodestra. Mi auguro invece che il centrosinistra analizzi i dati e la situazione più e meglio di quanto abbia fatto in occasione delle recenti elezioni comunali. E spero che si cominci a costruire davvero uno spirito unitario territoriale, oltre le contrapposizioni forzose e le letture capziose. Il voto dice che è possibile sol che lo si voglia. In Provincia e nei Comuni, a partire da quello di Cremona. Senza annullare differenze, ma unendosi nel rispetto reciproco e sulle necessità di crescita del territorio. Facendolo pesare nei luoghi delle decisioni. Il voto trasversale di sindaci e consiglieri comunali sul presidente ha avuto effetti positivi anche sul voto di lista. È finita bene. È molto importante cominciare bene. Guardando la realtà. Senza allucinazioni».
VISTA DA DESTRA: L'AFFONDO
Ancorotti duro: «I mercenari sono al soldo di chi li paga...»
Il senatore Renato Ancorotti è su tutte le furie. Il leader carismatico di Fratelli d’Italia si scaglia contro i ‘suoi’, tacciati apertamente di «tradimento». Quello di Ancorotti, all’indomani dell’esito delle elezioni provinciali, è un affondo destinato a lasciare segni profondi nella coalizione di centrodestra. Il senatore parte dai numeri: «Tre consiglieri comunali di Cremona hanno votato per Roberto Mariani e altri due hanno optato per la scheda bianca». Il fedelissimo di Giorgia Meloni non ha alcun dubbio: i cinque voti che mancano all’appello per Alberto Sisti all’interno del bacino dei grandi elettori del capoluogo raccontano di uno scottante voltafaccia. «I rappresentanti di Forza Italia, della Lega e del gruppo di Alessandro Portesani mi hanno comunicato di aver fatto il proprio dovere, così come lo ha fatto la consigliera di Fratelli d’Italia, Chiara Capelletti». La diretta interessata, tra l’altro, conferma.
Una volta fatti i conti, Ancorotti sfoga l’amarezza e la rabbia con toni durissimi: «I mercenari sono al soldo di chi li paga di più. E non si fanno scrupoli a sparare». Parole di fuoco che anticipano l’eruzione: «Quei cinque consiglieri — rincara la dose — sono soltanto opportunisti che giocano su due tavoli diversi, cortigiani che hanno svenduto la propria fedeltà in cambio di piccoli favori e promesse da bocciofila». Tradotto: il voto che ha avvantaggiato il centrosinistra, secondo il parlamentare che siede a Palazzo Madama, è l’esito di un’autentica combine. Non a caso Ancorotti ricorre alla metafora calcistica ed evoca l’immagine di «un gruppo di compagni di squadra che si dirige verso la propria porta per calciare il pallone in rete». Come dire: la partita elettorale è stata truccata. Un autosabotaggio che chiama implicitamente in causa accordi sottobanco con gli avversari politici.
Poi il senatore si spinge oltre: «A questo punto l’allenatore dovrebbe tenere fuori rosa i giocatori rinnegati, a meno che non sia connivente in prima persona. Se non verranno assunte drastiche contromisure, allora il ct dovrà andarsene a casa». Un messaggio chiaramente indirizzato ai coordinamenti territoriali dei partiti del centrodestra: i vertici locali sono chiamati a lavare l'onta, pena la poltrona. Già dopo la sconfitta elettorale alle Comunali di Cremona, Ancorotti aveva messo in discussione la leadership all’interno dello schieramento. Stavolta, però, in gioco ci sono la credibilità e la trasparenza dell’alleanza fra i partiti del centrodestra: «Gli elettori cremaschi si sono confermati leali, quelli di Cremona si sono dimostrati delle banderuole. A questo punto è facile immaginare che gli alleati si rifiuteranno di sedersi ai tavoli strategici al fianco di chi li ha traditi». L’ultima stoccata gronda frustrazione: «Il risultato di queste elezioni provinciali mette in discussione non solo la lealtà, ma anche la rappresentatività dei consiglieri comunali di Cremona».
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