L'ANALISI
24 Settembre 2024 - 19:42
CREMONA - Un matrimonio combinato in India nel 2019, lui nato nel 1990, lei più giovane di 8 anni, il marito che si dà da fare, le procura i documenti per farla venire a Cremona, dove lui già vive in cascina e fa il bergamino. Poi, una volta in Italia e con la cittadinanza, lei denuncia il marito (dal quale 3 anni fa ha avuto una bambina e si è poi separata). E denuncia la cognata. Li accusa di averla maltrattata, il marito anche di violenza sessuale. Per condannarli «oltre ogni ragionevole dubbio», ci volevano le prove. Ma le prove erano «insufficienti». Ex marito e cognata oggi sono stati assolti ‘perché il fatto non sussiste’. Lo stesso pm, Francesco Messina, aveva chiesto di assolvere la cognata dai maltrattamenti, «perché non è emerso un quadro probatorio solido». E di assolvere il marito dalle violenze sessuali ripetute, ma di condannarlo a 3 anni per i maltrattamenti.
«La signora ha vissuto un suo film e lo sta portando avanti», ha arringato l’avvocato Massimo Tabaglio, difensore degli imputati. Dopo il matrimonio in India, il marito aveva fatto le carte per far venire in Italia la moglie. Arrivata a Cremona, nel 2020, per quindici giorni la coppia ha vissuto a casa della cognata (moglie del fratello di lui), poi i coniugi hanno trovato un’altra sistemazione. La giovane moglie, parte civile, aveva raccontato che cognata e marito spesso la insultavano («Non sei una brava donna, non sai fare i mestieri»), aveva raccontato degli schiaffi, dei pugni e dei calci presi «un giorno sì e un giorno no» a casa della cognata, «cinque, sei volte al mese» a casa con il marito. E di quella volta in cui la cognata fece scaldare un padella e le ustionò il braccio sinistro.
«Io ero reduce da un incidente in auto e mi ero fatta male alle mani. Non ero in grado di maneggiare la padella», ha detto la cognata. Per la difesa, i segni sul braccio mostrati dalla donna sono invece dovuti a un rituale indiano: i 21 braccialetti ben stretti che la moglie deve tenere per 40 giorni se non per un anno. Anche il marito ha negato di aver picchiato la moglie e di aver abusato di lei. Sulla violenza sessuale, il pm ha precisato: «La signora ha riferito che se si rifiutava, lui si arrabbiava; altre volte che lei proseguiva, nonostante gli avesse manifestato il suo dissenso e piangesse, ma non ha specificato come il marito la costringesse. È una lacuna significativa». L’avvocato di parte civile ha ribattuto: «Basta che una donna dica ‘no’, perché il reato si commetta». La sua assistita l’ha ritratta così: «Ragazzina, è arrivata in una casa comandata dalle donne già sul territorio. Lei, più ribelle nel carattere, più autonoma, se non ubbidiva veniva picchiata e il marito, anziché difenderla, appoggiava la cognata».
Dopo la nascita della bambina, la coppia era volata in India per far conoscere la nipotina ai nonni. Il marito l’aveva lasciata là. «Perché lui doveva tornare in Italia a lavorare e per preparare le carte per il loro rientro», ha spiegato l’avvocato Tabaglio. Dall’India, invece, la moglie aveva fatto girare un video su Facebook, accusando il marito di averle requisito il passaporto. «La signora ha fatto girare un video su Facebook per farsi aiutare dalla comunità indiana che sì, l’ha aiutata. E con il video si sono create due faide: chi difendeva lei, chi difendeva lui. La signora ha rovinato le famiglie», ha proseguito il difensore, che non sa spiegarsi il perché delle accuse lanciate a cognata e marito, ma è certo che «la signora ha vissuto un suo film e lo sta portando avanti».
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