L'ANALISI
23 Settembre 2024 - 05:20
CREMONA - Mancava l’ultimo tocco. Quello dei 6 corvi: grandi, in ferro, quattro chili di peso, alti in media mezzo metro, ritratti tutti in posizione diverse, uno con le ali aperte. Verranno montati sulle due mega installazioni, una seminatrice del 1930 e un coltivatore a lamine flessibili scovati in qualche cascina e ora adagiati su grossi tubi, che sono esposte nel fazzoletto di verde tra il Museo della Civiltà contadina e viale Cambonino. Antonio Massarutto, il poliedrico scultore appassionato di sport e jazz che ha firmato l’opera d'arte, era per la prima volta, nei giorni scorsi, a Cremona per mostrare ai committenti il risultato delle sue fatiche e verificare che tutto andasse bene. «Gli animali sono sempre stati il mio soggetto preferito».
UN’IDEA DI GIORGIO TOSCANI
Tutto è nato da un’idea, un sogno di Giorgio Toscani, una vita nel sindacato e qualche tempo in politica come assessore provinciale all’Agricoltura. Cinquanta anni, originario di Pordenone, Massarutto si è trasferito a Cortona, vicino ad Arezzo. Si diverte con il rugby (dopo averlo praticato da giovane, ha fondato una squadra che si chiama Clanis, il nome latino della Val di Chiana). Ad attenderlo, oltre allo stesso Toscani, ha trovato i rappresentanti dell’Auser (che partecipa alla gestione del Museo) e l’assessore comunale alla Cultura Rodolfo Bona con i suoi collaboratori. Tutti entusiasti per ciò che si andava formando davanti ai loro occhi. Dopo essere andato su e giù lungo una scala imbracciando le sue creazioni e discusso con il fabbro su come procedere, Massarutto si è riposato su una panchina sotto gli alberi guardando soddisfatto ciò che era uscito dalle sue mani: «Mi piacciono anche le proporzioni». Suo padre faceva il tassidermista, l’impagliatore. «Sono cresciuto nella campagna friulana e sin da bambino, all’età di 7-8 anni, gli davo una mano». È così che ha imparato l’anatomia degli animali. «Osservavo con attenzione i dettagli del loro corpo, le ossa, i muscoli, i tendini, i nervi. Quindi questa cosa ce l’ho dentro». Anche il fratello ha scelto una strada legata al mondo animale ed è diventato falconiere.
LA CARRIERA DI MASSARUTTO
Dopo le scuole, Massarutto ha lavorato come grafico e designer nel settore automobilistico progettando gli interni delle vetture. «Nel 2001 ho lasciato il Friuli per la Toscana. È stata una folgorazione, una specie di crisi mistica». Nel 2010 un’altra svolta. «Mi sono stancato di quello che facevo prima e ho aperto il mio laboratorio di gioielli nel centro storico di Cortona». Nella sua produzione si ispira, anche in questo caso, agli animali confezionando piccole giungle in bronzo. È poi passato alla scultura. «Ho rilevato un capannone di mille metri quadrati abbandonato da 25 anni e l’ho trasformato nel mio studio dove trascorro tutto il giorno». Si divide tra il laboratorio e la sua bottega, la sua galleria d’arte. «Perché gli animali? Perché in essi trovo una parte umana. L’artista raffigura sempre un po’ se stesso». Massarutto impiega materiali di recupero come filo di ferro, reti metalliche, plastica, vecchie stoffe, abiti usati, e anche essenze vegetali. «Ciò che si può trovare in una discarica o al supermercato. O, come mi è capitato, in un bosco da dove sono ritornato con un po’ di legname. Con questi materiali si può fare qualsiasi cosa». È orgoglioso di se stesso. «Mi posso permettere di essere un artista a tempo pieno: mi sembra un bel traguardo».
IMPROVVISAZIONI E MOSTRE
È uno che non disdegna l’improvvisazione. Anzi. Ne darà prova anche al prossimo Festival jazz di Cortona, di cui è uno degli organizzatori. «Mentre suoneranno due batteristi, io lavorerò a una mia creazione». Sono state allestite varie sue mostre in giro per l’Italia e all’estero. Compresa quella, una delle più riuscite, sulla fauna al tempo di Alessandro. Poi è arrivata un’altra rassegna, a Lodi. «Con ragazzi che avevano problemi di giustizia ed erano ospitati in una casa famiglia, ho costruito un elefante di quattro metri». È allora che Toscani ha sentito parlare di quello scultore originale e si è messo in contatto con lui. «Con i corvi sono molto veloce, ho impiegato tutta la mia vita, imparando dagli errori, per riuscire a farne uno in una giornata. Non ho più nemmeno bisogno di fotografie, vado diretto. Il corvo è uno dei soggetti che prediligo anche perché rappresenta un simbolo, in molte culture è associato a un passaggio». Da un mondo all’altro, dall’ignoranza alla conoscenza, dalla vita alla morte, dal male al bene, dal buio alla luce. «Un passaggio, dalla civiltà rurale alla civiltà moderna, è il significato dell’opera nella sua completezza». Con quei tubi industriali, quei macchinari agricoli, i sei volatili posati su di essi. Un concetto rilanciato anche dalla targa in tre lingue (italiano, inglese e, una chicca, dialetto cremonese) già pronta: «Con questa installazione — vi si legge — Auser e Comune vogliono rendere omaggio alla tradizione contadina e contemporaneamente porre un segno evocativo all’ingresso del quartiere e del Museo Cambonino».
LE 'PROVE' DEL SOPRALLUOGO
Le ‘prove’ del sopralluogo sono finite. Una volta verniciati, i corvi di ferro verranno fissati al resto. Massarutto riparte per la Toscana con Beau, il border collie che lo ha atteso paziente nel furgone carico di attrezzi. Nel suo capannone-laboratorio studierà il progetto di sculture in bambù per un parco botanico in Francia. Ma tra qualche settimana l’artista degli animali tornerà per l’inaugurazione sul prato di periferia.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris