L'ANALISI
20 Settembre 2024 - 19:17
CREMONA - «Sono un convinto sostenitore del principio di legittima difesa come definito dalla Dottrina Sociale della Chiesa: la difesa deve essere proporzionata all’offesa. Ma se le possibilità di difesa vengono ridotte al lumicino, il risultato può essere solamente la resa. Non proprio la stessa cosa...».
Unico esponente del centrodestra italiano favorevole all’uso delle armi europee contro obiettivi militari russi anche sul territorio di Mosca, l’europarlamentare soresinese Massimiliano Salini motiva così la sua scelta ‘controcorrente’ su uno dei temi più caldi e politicamente rilevanti di queste settimane.
«A Bruxelles ho votato a favore dell’articolo 8 della risoluzione (poi approvata dall’aula nella sua interezza e non vincolante, ndr) che autorizza l’uso di armi europee anche sul territorio russo nell’ambito del conflitto con l’Ucraina». Paragrafo bocciato da Forza Italia - in linea con la posizione del Governo - e che invitava gli Stati membri a revocare le restrizioni sull’uso delle armi occidentali.
«Una restrizione profondamente contraddittoria - prosegue Salini - perché non stiamo parlando di una guerra di trincea. Nel 2024 le guerre non funzionano così. Per difendersi (non parlo ovviamente di offensive) non si può aspettare che il missile ci stia per cadere in testa. Rispetto le decisioni differenti dei colleghi italiani, ed ho piena consapevolezza della delicatezza della posizione di Antonio Tajani, ministro degli Esteri e punto di equilibrio della maggioranza di centrodestra, ma ho ritenuto di dover certificare col voto la fedeltà alla mia convinzione».
«Sin dalla campagna elettorale, ho sempre ribadito di considerate il raggiungimento della pace come una priorità assoluta, e lo confermo. Ma perché la diplomazia possa svolgere con efficacia il suo lavoro, è necessario chiarire prima quale sia la nostra forza. Se invece l’Occidente non chiarisce all’aggressore la propria capacità di difende l’Ucraina e non la mette in campo in modo evidente, quella che viene spacciata per diplomazia andrebbe in realtà chiamata resa. Nell’altro caso la diplomazia si può esprimere; mentre il peggior nemico della diplomazia è la condiscendenza ammantata di discorsi molto teorici sul tema della pace, che purtroppo qua e là fa capolino anche in questa tragedia».
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