L'ANALISI
14 Settembre 2024 - 18:03
L’intervento dell’assessore Simona Pasquali alla riunione degli Alpini in sala Puerari
CREMONA - Reunion di alpini a Cremona: in Sala Puerari, stamattina, si è accesa la discussione sulle nuove prospettive dell’associazione, in una platea di cappelli piumati provenienti da tutta Italia. Presenti i consiglieri e i rappresentanti dei vari raggruppamenti. Parola d’ordine: serrare i ranghi e rispettare le regole.
Dopo il rituale saluto alla bandiera, hanno aperto le danze i saluti dell’assessora Simona Pasquali: «Questa amministrazione – ha esordito – intende mostrare vicinanza agli alpini, che per il Paese e per la Provincia rappresentano un motivo di orgoglio. Prima di tutto, perché gli alpini sono uomini di cuore. Hanno dimostrato quanto valgono anche quando il gioco si è fatto duro, come durante l’emergenza covid. Secondo: tra gli alpini ci sono persone che dimostrano volontà e passione come corpo unito. Infine, c’è l’amicizia». Subito dopo, il saluto del presidente sezionale Cremona e Mantova, Riccardo Panada: «Gli alpini sono uomini del ‘fare’, che, però, non conta nulla se non sappiamo in che direzione siamo orientati. Siamo qui per deciderla, tutti insieme».
Al centro del dibattito c’è il tema della conservazione della memoria. Il delicato compito tocca al Centro Studi dell’associazione, che si occupa da sempre di catalogare, conservare, custodire. Ma con criterio, e con metodo. Secondo Cristina Silvani, è il momento di ripassare le regole: «La nostra rete conta 63 biblioteche alpine, con 47mila volumi. Tuttavia, solo 14 di esse hanno un patrimonio di più di 800 volumi (la capofila è quella di Brescia). Inoltre, la maggior parte è localizzata nel nord del Paese. Serve personale motivato e preparato per gestire con più ordine i nostri centri della memoria». Silvani ha poi spiegato che le condizioni stesse del catalogo sono migliorabili: «Il catalogo è sporco, perché abbiamo più copie di uno stesso titolo in una stessa biblioteca. Provvederemo a formare il personale, formulando un progetto preciso, con una policy coerente e condivisa con i responsabili dei raggruppamenti».
Anche secondo il consigliere Carlo Fracassi, è ora di riprendere in mano i regolamenti. Anche per gli eventi più gioiosi, come cori e fanfare: «Serve uniformità di comportamento: da regolamento, chi porta il vessillo deve indossare i guanti, e non ci devono essere eccezioni. Anche in alcune cerimonie religiose l’organizzazione è stata fragile. Suggerisco di rispettare sempre l’ambiente in cui siamo: nelle chiese, le fanfare sono impattanti a livello acustico, e dobbiamo fare attenzione a non disturbare la celebrazione». Hanno calcato la mano i richiami del vicepresidente nazionale Alessandro Trovant: «La preghiera dell’alpino è sacra. Le taroccature, come quella a cui abbiamo assistito a Vicenza, non sono ammesse. Insensato interrompere la fanfara per mormorare in fretta e furia la preghiera, sacrificandola in malo modo. Va bene la teatralità, ma quando inizia la celebrazione ci dobbiamo togliere il cappello e rispettare i padroni di casa».
E’ poi stato il momento delle relazioni dei raggruppamenti. Per tutti, l’intenzione è quella di investire sui giovani, partendo dalle scuole. «Interagire con gli studenti è fondamentale – ha esordito Gianluca Marchesi (secondo raggruppamento) – e possiamo farlo stimolando la loro creatività: disegni a tema, album, gite, e altre iniziative. È capitato, in questo modo, che alcuni ragazzi si iscrivessero all’associazione. Ci servono proposte capaci di unire tutta l’Italia, come il progetto ‘Il milite non più ignoto’. Un’altra idea sarebbe quella di costruire una storia degli alpini attraverso il canto, con tutta la retrospettiva storica del caso».
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