L'ANALISI
10 Settembre 2024 - 21:01
CREMONA - Erano accusati di abuso d’ufficio, ma il 25 agosto scorso, con l’entrata in vigore della legge Nordio, il reato è stato cancellato. Da qui, un cambio di rotta sul caso che ha portato a processo quattro vigili per tre fatti distinti — dall’arresto di una donna alle multe date a tradimento — tutti accomunati dall’abuso d’ufficio, appunto. Tra assoluzioni «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato», e fatti riqualificati, alla fine il tribunale ha condannato tre vigili — Angelo Sorvillo, Giacomo Trimarchi e Marco Matteucci — mentre ha assolto, nel merito, l’agente Paolo Villa. La sentenza è arrivata alle tre e mezza del pomeriggio di oggi, entro 90 giorni sarà depositata la motivazione. Il tribunale ha condannato a 2 anni e 7 mesi di reclusione e a 412 euro di multa l’agente Sorvillo, a 1 anno, 9 mesi, 10 giorni di reclusione e 412 euro di multa il collega Trimarchi, a 1 anno e 6 mesi (pena sospesa) Matteucci.
Il 27 ottobre del 2020, Sorvillo e Matteucci vengono inviati per «schiamazzi e getto pericoloso di cose» in una via della città. Lì abita una donna. Ha bevuto, litigato con il compagno, buttato sul marciapiede effetti personali e attrezzi del compagno. Nel fascicolo c’è un video girato dalla webcam azionata quella sera dallo stesso Matteucci. Nella requisitoria del 4 giugno scorso, dunque prima della legge Nordio spartiacque, il pm Andrea Figoni aveva parlato di «tono sprezzante». Quello dei vigili che «intimarono alla signora di raccogliere gli oggetti». Poi, la richiesta delle generalità. Ma lei, ubriaca, non le diede. «Per quattro volte le dicono ‘Adesso lei ci dà le generalità’ con quel modo di fare. C’era un milione di modi per identificarla (il nome sul citofono, bastava un accesso anagrafico). Due uomini contro una donna che faticava a reggersi in piedi. Dal filmato è palese che l’accompagnamento in caserma è contro legge. Un accompagnamento ritorsivo».
Spazzato via l’abuso d’ufficio, oggi il pm aveva chiesto di riqualificare il reato: arresto illegale. Riqualificazione invocata anche dall’avvocato di parte civile, Marco Fantini. Non arresto illegale, ma abuso di autorità contro arrestati o detenuti, per il Tribunale che ha anche condannato i due vigili a risarcire la vittima con tremila euro (provvisionale) in solido con il Comune, chiamato nel processo come responsabile civile. L’avvocato Marcello Lattari, difensore di Matteucci, farà appello.
Il 13 ottobre del 2020, Sorvillo e il collega Trimarchi intervengono in un condominio. Qui abita il loro collega Paolo Villa, che da anni è in cattivi rapporti con il vicino del piano di sopra. Alle 14.10, in casa Villa si festeggia per il bel voto preso in greco dalla figlia. «Un momento di giubilo». Il vicino «sbraita, sbatte qualcosa sul pavimento». Esasperato («lo è dal 2012»), Villa chiama la centrale operativa del suo comando. Viene inviata l’unica pattuglia libera in quel momento. È composta da Sorvillo e Trimarchi, i quali prima sentono il collega, poi salgono dal vicino. Restano sul pianerottolo, lo informano che le questioni si possono risolvere nelle sedi opportune. Sorvillo chiede un documento. Il residente film la scena con lo smartphone. I modi non sono proprio ortodossi. Sorvillo sbatte in terra il documento. Per il pm, intanto «non vi è alcun motivo perché due agenti si rechino presso l’abitazione e lo informino che ci sono le sedi opportune per dirimere controversie. Se facessimo tutti così. Chiedere i documenti a casa sua non è norma». Sorvillo e Trimarchi lasceranno il condominio portando via un mattarello dal portaombrelli del residente. Furto aggravato del mattarello, per il tribunale. Da qui la condanna. Il mattarello fu poi portato nel magazzino del Comando. L’avvocato Mauro Salvalaglio, difensore di Trimarchi, farà appello.
È il caso che ha fatto più discutere. Nel 2020, il Sorvillo, libero dal servizio, filmò con lo smartphone le auto di genitori e nonni parcheggiate in divieto di sosta per il tempo necessario ad accompagnare i bimbi alla scuola materna Castello, in via Garibotti. La stessa dove aveva casa il vigile. Il quale, rientrato poi al lavoro, inviò il preavviso di accertata violazione. Scrivendo che «il conducente era assente». Il vigile «non può elevare sanzioni al di fuori dell’orario di servizio», era stato categorico il pm. Ma l’abuso d’ufficio non c’è più. Sorvillo è stato assolto perché il fatto non sussiste anche dall’accusa di aver falsificato i verbali. «Sorvillo non ha dichiarato il falso, perché i conducenti, come è emerso al processo, si erano effettivamente allontanati dalle auto ed erano in divieto di sosta», ha detto l’avvocato Gloria Baioni del Foro di Maceratta. Resta per il ‘vigile sceriffo’ la condanna per il furto del mattarello e per l’abuso di autorità contro arrestati o detenuti.
«Sicuramente ricorreremo davanti alla corte d’appello di Brescia — ha preannunciato l’avvocato Baioni —. Leggeremo le motivazioni, però non condividiamo né il furto del mattarello, perché non c’è stato alcun profitto, in quanto il mattarello è stato depositato presso il Comando. Tra l’altro, il mattarello che si trovava sul piano condominiale poteva essere pericoloso in una situazione di particolare escandescenza che si era creata. E non condividiamo la condanna per l’abuso di autorità: non c’è stato alcun abuso. La signora è stata accompagnata in caserma soltanto per l’identificazione, perché la stessa aveva rifiutato di declinare le generalità. La signora era in uno stato di alterazione da sostanze alcoliche, a maggio ragione si rendeva necessario accompagnarla in caserma anche con le manette».
Nel suo nuovo intervento, l’avvocato Massimiliano Cortellazzi, difensore di Paolo Villa, riportandosi all’arringa di giugno, oggi ha chiesto di assolvere l’agente «nel merito», non perché il reato di abuso d’ufficio è stato abolito dalla legge Nordio. E la sentenza di assoluzione «nel merito» è arrivata per l’agente Villa, la cui ‘colpa’ è di aver chiamato, quattro anni fa, la centrale operativa del Comando affinché mandasse una pattuglia dal vicino del piano di sopra che dal 2012 lo esasperava. E che quel giorno sbraitava solo perché in casa Villa si stava festeggiando il bel voto in greco preso dalla figlia. Su dal vicino, quel giorno andarono i colleghi Angelo Sorvillo e Giacomo Trimarchi. Villa non si mosse dal suo appartamento. Assolto.
«Soddisfazione per il signor Paolo Villa — ha commentato l’avvocato — che, finalmente, dopo quattro anni di calvario, dopo essere stato sospeso dal servizio e additato come un vigile scorretto e prepotente, ha sentito oggi pronunciare la propria assoluzione. In coscienza, sapeva di aver agito con correttezza e secondo la legge, ma questa sentenza gli restituisce la vita e la dignità». Facciamo tornare indietro le lancette dell’orologio al 4 giugno scorso, giorno della requisitoria e dell’arringa difensiva, prima della riforma della giustizia targata Nordio. Per Villa, accusato di abuso d’ufficio, il pm aveva chiesto la condanna a 1 anno e 2 mesi (ieri l’assoluzione «perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato»).
L’avvocato Cortellazzi era passato al contrattacco. «Il signor Villa non si è mai occupato di farsi giustizia da sé. È rimasto in casa. Cosa doveva fare? Si è comportato da perfetto cittadino, non ha istigato i colleghi, ma ha fatto quello che fa qualsiasi cittadino: fuori servizio ha chiamato la centrale. Se un carabiniere chiama i carabinieri, o un poliziotto chiama i poliziotti, non va bene? Poi tutto sta nella modalità di intervento. Quale abuso d’ufficio? Che vantaggio ha avuto e che danno ingiusto avrebbe causato chiedendo l’intervento?». Villa, presente oggi in aula, ieri ha tirato un sospiro di sollievo. Fine di un calvario lungo quattro anni.
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