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ANNO SCOLASTICO AL VIA

Scuola, sull'uso del cellulare i presidi si dividono

La maggioranza lo vieta ma non mancano le sperimentazioni di ‘applicazioni didattiche’

Claudio Barcellari

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10 Settembre 2024 - 05:00

Scuola, sull'uso del cellulare i presidi si dividono

CREMONA - Ripasso del galateo scolastico prima della partenza: nei collegi docenti, si torna a discutere di cellulari in classe e abbigliamento. Questi primi giorni di settembre, gli insegnanti stanno ripassando o aggiornando i regolamenti di istituto: se sul dress code scolastico nessuno ha dubbi, il cellulare spacca la platea dei dirigenti scolastici cremonesi, tra chi sostiene la sua utilità e chi lo teme come arma di distrazione di massa.


La diatriba è stata rinfocolata dalla pubblicazione – freschissima, del 7 settembre – delle linee guida dell’Educazione Civica da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Il documento, che conferma e rinforza i vecchi provvedimenti, lascia un certo margine d’azione alle scuole superiori: «In conformità con gli indirizzi ministeriali, occorre evitare l’utilizzo di smartphone e tablet nella scuola dell’infanzia e dello smartphone nella scuola primaria e secondaria di I grado; nelle scuole del primo ciclo di istruzione il tablet può essere utilizzato per finalità didattiche e inclusive». In breve: cellulare bandito dalle elementari e dalle medie; alle superiori, governa il buon senso degli insegnanti.

Simona Piperno


In alcune scuole, l’apertura all’uso del dispositivo sembra esserci. Simona Piperno, dirigente scolastica dell’Istituto Ghisleri Vacchelli, ha spiegato che la questione è ancora all’ordine del giorno, ma si è detta piuttosto favorevole, purché gli scopi siano didattici: «Non abbiamo ancora trattato questa tematica, che sarà rimandata al collegio docenti. In generale, non siamo contrari all’utilizzo del cellulare, purché sia esplicitamente autorizzato da parte del docente. Mi pare che si tenda a demonizzare uno strumento che può avere del potenziale didattico: non credo che la strategia corretta sia quella di vietarne l’uso, ma, semmai, bisognerà dare ai ragazzi gli strumenti per utilizzarlo con buon senso». Quella del ‘click’ della verità è una tentazione, ma anche una risorsa: «I ragazzi possono approfondire a qualsiasi quesito in tempo reale – ha proseguito Piperno – ma bisogna metterli nelle condizioni di sapere come farlo. Auspichiamo un utilizzo funzionale del dispositivo».

Nicoletta Ferrari

È un ‘No’ categorico, invece, quello che proviene dalla voce di Nicoletta Ferrari, dirigente dell’Istituto Einaudi: «Il divieto di utilizzo è fermo – ha dichiarato – c’è durante le attività didattiche. Da regolamento, non devono esserci cellulari sul banco, perché la tentazione di lasciarsi distrarre può essere irresistibile. Gli smartphone vanno conservati nello zaino, e il loro uso è consentito solo in casi eccezionali durante gli intervalli». Le regole sono uguali per tutti: «Lo stesso discorso riguarda i docenti, ai quali non è permesso utilizzare il cellulare a scuola». Identico il punto di vista di Alberto Ferrari, dirigente scolastico del Liceo Scientifico Aselli: «Abbiamo in quasi tutte le classi le sacche in cui gli studenti ripongono il cellulare prima della lezione. Non è un divieto fine a sé stesso, ma c’è dietro un pensiero di ordine educativo. Il messaggio che vogliamo dare è che è possibile sopravvivere anche rimanendo disconnessi per qualche ora». Tra insegnanti di una stessa scuola, però, i comportamenti possono anche divergere: «A volte le posizioni dei docenti sono un po' variegate – prosegue Ferrari – tra chi è più permissivo e chi è più tranchant. Il collegio docenti si è dato il compito di confrontarsi con pedagogisti per valutare pro e contro».

Maria Grazia Nolli


Cauta anche la voce di Maria Grazia Nolli, dirigente del liceo Manin. Ci si rimette al buon senso dei docenti, ma con una serie di caveat: «Quella del cellulare – spiega Nolli – è una questione annosa. L’uso dello smartphone, generalmente, non è consentito in classe: abbiamo deciso che, all’inizio delle lezioni, il cellulare sarà deposto in una sacca, che provvederemo ad installare nell’arco del primo trimestre. Negli ultimi collegi docenti abbiamo discusso dell’uso del cellulare con fini didattici. Senza invadere l’autonomia dei singoli insegnanti, mi sono permessa di raccomandare che l’utilizzo del cellulare a uso didattico, che nessuno vuole stigmatizzare, va però misurato. Parola d’ordine: misura e ragionevolezza». C’è anche da domandarsi se il cellulare, impiegato nelle aule, sia davvero un espediente migliorativo: «Usiamo i libri di testo – ha proseguito Nolli – interloquiamo con i ragazzi; lo strumento tecnologico non sostituisce la lezione frontale, che rimane pedagogicamente valida».

Alberto Ferrari


Rispetto delle regole significa anche rispetto dell’altro. Nei collegi docenti, oltre a cellulare, all’ordine del giorno c’è anche un ripasso della questione dress code: finita l’estate, è tempo di dire addio a pantaloni corti e mini canottiere, per lo meno nei luoghi istituzionali. Su questo, sono tutti d’accordo: «Bisogna presentarsi a scuola in modo decoroso – ha dichiarato Piperno – nel rispetto della sensibilità culturale di ciascuno. Ovviamente non vogliamo, con questo, limitare la libertà che ciascuno ha di esprimere sé stesso nel vestiario». All’Einaudi, bisogna vestire non solo in modo rispettoso, ma anche igienico: «L’abbigliamento da indossare – ha spiegato Nicoletta Ferrari – è dettato dal regolamento interno, oltre che dalle norme HACCP, che vanno rispettate quando si entra nei laboratori di enogastronomia». «I nostri studenti sono bravi e rispettosi delle regole – ha spiegato Alberto Ferrari – e nessuno protesta: quest’estate abbiamo incontrato gli alunni di prima, e ho trovato genitori che, su questo, hanno anche chiesto consiglio; sono temi su cui a casa faticano a imporsi con i figli».

A CREMA I TELEFONI FINISCONO IN SCATOLA

di Dario Dolci

CREMA - I cellulari nell’apposito contenitore. Al liceo Racchetti-da Vinci il problema della dipendenza degli studenti dal telefonino è stato risolto, con soddisfazione anche da parte dei genitori. «Da più di un anno – spiega il dirigente Claudio Venturelli – abbiamo introdotto nelle aule un contenitore a tasche numerate, dove ogni allievo mette il proprio cellulare. Lo abbiamo fatto dopo che il ministro Giuseppe Valditara ha chiesto di disincentivare l’uso di questi device, anche se la sua circolare si riferiva al primo ciclo di istruzione». I ragazzi possono utilizzare il cellulare solo durante l’intervallo oppure quando il docente lo ritiene necessario come strumento didattico.

Claudio Venturelli

«Non certamente per mandare messaggini o fare telefonate — precisa il preside — Devo dire che le famiglie sono d’accordo con questo metodo che abbiamo introdotto». Riguardo invece al dress code, al Racchetti-da Vinci non ci sono norme in vigore. «Non abbiamo un regolamento – afferma Venturelli – ci affidiamo al buonsenso. Devo dire che i casi di abbigliamento poco consono all’ambiente scolastico sono sporadici. In questo caso preferiamo fare delle osservazioni benevole. Diciamo che i nostri docenti danno l’esempio di una tenuta corretta e gli studenti li seguono. Da noi quello degli abiti tutt’altro che morigerati non è mai stato un problema che abbiamo dovuto affrontare».

IL ROMANI PUNTA SU «UNA REGOLAMENTAZIONE DEI TELEFONI»

di Davide Bazzani

CASALMAGGIORE - C’è un patto di corresponsabilità che regola la gestione dell’uso dei cellulari al Polo Romani. Come spiega la dirigente Daniela Romoli «per la scuola secondaria di secondo grado, in effetti, non esiste un divieto di uso – spiega la preside –, ma c’è l’impegno a spegnere i telefonini e gli altri dispositivi elettronici durante le ore di lezione. Gli studenti possono utilizzare il proprio dispositivo per attività didattica se autorizzati dal docente. In molte classi, comunque, spontaneamente i telefonini vengono riposti in una scatola e in genere vengono poi portati in presidenza». Il patto di corresponsabilità impegna i genitori a invitare il proprio figlio «a non fare uso di cellulare in classe o di altri dispositivi elettronici o audiovisivi». La violazione, secondo il regolamento di istituto, comporterà il ritiro temporaneo del cellulare o il deferimento alle autorità competenti nel caso in cui lo studente utilizzasse dispositivi per riprese non autorizzate e comunque lesive dell’immagine della scuola e della dignità degli operatori scolastici.

Daniela Romoli


Ci sono regole anche per il dress code. Con l’arrivo della stagione calda, la dirigente diffonde una circolare che ricorda a tutto il personale, agli studenti e ai genitori che «la scuola è un ambiente educativo, nonché un luogo istituzionale che merita adeguato rispetto e ciò implica che ciascuno lo frequenti con un abbigliamento sobrio e decoroso, consono all’ambiente scolastico». L’invito è a non indossare abiti che evochino tenute estive «del tutto fuori posto in un contesto scolastico: pantaloncini corti, bermuda, canottiere, top corti, ciabatte, abbigliamenti ‘balneari’». 

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