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Il carrello della spesa: «Così si risparmiano 2mila euro all'anno»

Taglio dello scontrino: Cremona al top in Italia secondo lo studio di Altroconsumo. La differenza tra il punto vendita più caro e quello meno costoso: fino al 25%

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

05 Settembre 2024 - 05:30

Il carrello della spesa: «Così si risparmiano 2mila euro all'anno»

Spesa al supermercato

CREMONA - Come alleggerire lo scontrino del supermercato? Secondo uno studio di Altroconsumo, Cremona è la città che consente il risparmio massimo in Italia: è del 25% la differenza di spesa tra il punto vendita più caro e quello meno costoso. Una forbice tale da assicurare una convenienza di 2mila euro all’anno per un famiglia-tipo, che spende in media 7mila euro annui. Nella classifica stilata dagli esperti dell’organizzazione di consumatori, Cremona stacca Como, Roma, Verona e Milano, dove il risparmio potenziale non supera i 1.300 euro ad ogni giro di calendario. Le città con i risparmi più bassi (compresi fra lo 0,2% e lo 0,9%, pari a meno di 100 euro) sono invece Reggio Calabria e Catanzaro.


I RINCARI RALLENTANO


L’analisi di Altroconsumo, i cui risultati sono stati diffusi nelle scorse ore, è stata condotta tra il 4 e il 31 marzo 2024. «I rilevatori — si legge nel report — hanno registrato 1,4 milioni di prezzi di 1.140 punti vendita» tra super, iper e discount di 65 città dello Stivale «selezionati sulla base di criteri che ne garantiscono la rappresentatività sul territorio». I dati raccolti ed esaminati hanno permesso anche di tracciare la dinamica dei prezzi dei beni in vendita sugli scaffali: «In media — spiega Altroconsumo — tra tutti i tipi di catena visitati i prezzi sono aumentati dell’1,2%» mentre «l’anno scorso la media era di ben +12,6%». E ancora: «I super visitati sono quelli che hanno rincarato di più (+1,7%), seguono gli iper (+1,6%) e i discount (+0,25%), che in alcuni casi hanno persino ribassato. L’anno scorso erano stati proprio i discount, invece, a segnare il picco con +15%».


RISPARMIO E QUALITÀ


L’analisi specifica, tra l’altro, che «comprare al discount» o comunque preferire «prodotti a marchio commerciale nelle catene più convenienti» è «un buon modo per spendere meno». Non per forza a discapito della qualità, come dimostrano i test puntuali condotti dall’organizzazione di consumatori. Che spiega: «Se si vuole risparmiare il più possibile... mantenendo la qualità, si può pensare di dividere la spesa in due tipi di catene: discount e super in testa alle classifiche, scegliendo, appunto, i prodotti della loro marca o i più economici».


LE REGIONI TOP E FLOP


Altroconsumo ha calcolato anche la spesa annua per regione considerando la spesa media delle famiglie italiane al supermercato, in base alle più recenti stime dell’Istat, e i prezzi rilevati in tutti i punti vendita. «Nel dettaglio — recita il report — il Trentino Alto-Adige è la regione più economica dell’indagine, seguita da Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Calabria e Toscana (spesa media annua a famiglia tra 6.600 e 6.900 euro). Le più care (spesa media annua a famiglia di 7.100-7.700 euro) sono Valle d’Aosta in primis, dove si spende il 16% in più della regione più economica, Lazio (+10%), Umbria e Marche (+9%) ed Emilia Romagna (+8%)».

SPESA E REDDITO

Nell’analisi non manca un capitolo dedicato al peso della spesa sul reddito delle famiglie: «Si va dal 12-14% nelle regioni con il reddito familiare annuo più alto (50-58mila euro), cioè Trentino-Alto Adige, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Lazio» fino «al peso più alto, del 16-17%, nelle regioni con il reddito familiare annuo più basso (40-43mila euro), cioè Calabria, Molise, Basilicata, Sardegna e Sicilia». In buona sostanza le regioni del Nord, dove il reddito è più alto (Lombardia compresa, ovviamente), sono anche «tra le regioni con maggiore convenienza nei supermercati». In generale «nelle Regioni più povere, tutte del Centro-Sud, si spende fino al 5% in più del proprio bilancio rispetto alle regioni più ricche: a fronte di redditi molto più bassi i prezzi rilevati» sono risultati «comunque simili o anche superiori rispetto a quelli delle regioni più ricche.

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