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L’INCLUSIONE SOTTO LA LENTE

Lotta alla povertà educativa: Cremona provincia virtuosa

Openpolis fotografa il legame tra scuola e integrazione. Nelle materne locali il 25% degli alunni è straniero

Francesco Gottardi

Email:

fgottardi@cremonaonline.it

04 Settembre 2024 - 05:20

Lotta alla povertà educativa: Cremona provincia virtuosa

CREMONA - La Fondazione Openpolis ha diffuso i dati relativi alla povertà educativa in Italia nel report ‘L’inclusione scolastica dei minori stranieri inizia dai primi anni di vita’. E, guardando ai dati della Provincia di Cremona, si nota come il nostro sia un territorio fra i più virtuosi a livello nazionale: insieme a Pordenone e Bolzano la nostra è una delle poche province in cui la percentuale di alunni iscritti alle scuole d’infanzia supera quella dei residenti stranieri sul totale. A Cremona, dunque, l’inclusione scolastica non solo funziona ma sembra essere in ottima salute già a partire dalle scuole materne.

Il dato non è però omogeneo in tutto il Paese: nella maggioranza delle province l’indice è negativo. I minori stranieri a livello nazionale sono infatti il 14% dei residenti tra i 3 e i 5 anni, ma solo l’11,7% degli iscritti all’istruzione pre-scolare: un divario negativo di -2,3 punti percentuali. A Cremona invece il dato si inverte: gli stranieri residenti sono il 23,8% del totale ma, per quel che riguarda la popolazione scolastica, la percentuale sale al 25%, registrando un virtuoso +1,1%. Fanno meglio solo Pordenone (+1,7%) e Bolzano (+1,3%).

La disparità nell’accesso alle scuole d’infanzia è cristallizzata a un dato in particolare: «I bambini con cittadinanza non italiana tra i 3 e i 5 anni presenti nelle scuole sono il 77,9% dei bambini con cittadinanza non italiana residenti in Italia, mentre per i bambini italiani il dato raggiunge il 95,1%». Attualmente, la disparità tra la quota di minori residenti e quella degli iscritti all’istruzione prescolare è fortemente variabile nel paese. E in alcuni casi tende a essere più ampia nelle province dove anche i risultati Invalsi mostrano maggiori carenze educative nei gradi scolastici successivi. «Prato è la provincia con il maggiore gap tra la quota di minori stranieri (32,7% dei residenti 3-5 anni nel 2022) e quella di iscritti stranieri nelle scuole d’infanzia (25,6% del totale nello stesso anno). Un distacco di ben 7 punti percentuali. Proprio Prato risulta la provincia del centro-nord con la seconda quota più elevata di studenti con competenze alfabetiche non adeguate».

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Le conseguenze del mancato accesso alla scuola d’infanzia non riguardano soltanto aspetti meramente educativi ma generano un vero e proprio fenomeno sociale: «La recente indagine Istat sulla condizione di bambini e ragazzi — citata nel report di Openpolis — ha indicato che è sistematicamente superiore la percentuale di minori stranieri che non vedono amici nel tempo libero. Così come è più elevata la quota di coloro che si dichiarano ‘non molto bravi’ a scuola, di chi non sa quale percorso intraprendere dopo le medie oppure che non continuerà gli studi dopo le superiori».

Allo stesso modo emerge la correlazione tra cittadinanza e fenomeni come l’abbandono precoce (32,3% per gli stranieri contro il 9,8% degli italiani), il ritardo scolastico (25,4% contro 8,1%) e l’incidenza di discriminazioni subite (49,5% contro 42,4%).

Appare dunque evidente come un accesso diffuso alla scuola fin dai primi anni di vita possa concorrere ad accorciare le distanze tra questi due gruppi sociali di riferimento (cittadini stranieri e italiani) e a far diminuire, in termini assoluti, le percentuali preoccupanti come quelle relative all’abbandono scolastico.

Scuola e inclusione risultano dunque essere due fattori sociali profondamente collegati e reciprocamente funzionali: non soltanto l’istruzione risulta essere un ottimo vettore di inclusione sociale, ma allo stesso modo l’integrazione garantisce migliori prestazioni educative. «I territori in cui l’incidenza dei minori stranieri nelle scuole d’infanzia è in linea con quella nella popolazione sono in molti casi anche quelli in cui appare più contenuto il fenomeno degli apprendimenti inadeguati. Viceversa — conclude il report — dove l’inclusione è inferiore, spesso anche gli apprendimenti lo sono».

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