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CREMONA-CREMA: FACCIA A FACCIA NEL DERBY DEI DUE TORRAZZI

Prove tecniche di flirt: «Ma niente promesse»

Confronto fra i sindaci Bergamaschi e Virgilio: via le antiche ruggini in nome del Masterplan 3C

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

28 Agosto 2024 - 05:20

Prove tecniche di flirt: «Ma niente promesse»

CREMA - Cremona e Crema. Come vecchi compagni di scuola che hanno rivaleggiato per la palma di primo della classe e, dopo essersele date di santa ragione, ora si ritrovano a flirtare allo stesso tavolo. Quello della Festa dell’Unità di Crema, campo neutro (a dispetto della geografia) per affinità ideologica e orientamento politico: Fabio Bergamaschi di qua e Andrea Virgilio di là, entrambi sindaci di area dem, provano a scartavetrare le ruggini secolari in nome dell’afflato unitario evocato dal luogo stesso che li accoglie.

Mica un appuntamento al buio: se l’organizzazione del rendez-vous porta la firma del partito, la sollecitazione alla riconciliazione proviene anzitutto dalle forze economiche della provincia, da tempo motivate a seppellire l’ascia di guerra per «mettere a punto la visione del futuro del territorio e l’agenda d’azione strategica», come recita il punto numero uno del Masterplan 3C, il maxi piano di sviluppo messo nero su bianco dall’Associazione Industriali con il sostegno delle altre categorie e il beneplacito delle istituzioni.

Insomma: corteggiamento d’interesse? I due ambasciatori in gioco non ne fanno mistero: «La collaborazione fra Cremona e Crema è indirizzata a supportare questo fondamentale progetto», ammettono i sindaci in chiusura di serata. Con l’auspicio che, prima o poi, possa scoppiare anche la passione. Per il momento, al netto degli sporadici ammiccamenti, continua a prevalere una certa freddezza.

«Promessa di matrimonio? Dobbiamo ancora imparare a conoscerci — sogghigna Bergamaschi, con intonazione tra il serio e il faceto, rispondendo al giornalista Marco Leardi de Il Giornale —. Se Cremona guarda oltre il Po, Crema può rivolgere il suo interesse a Lodi e Milano». Geopolitica multidirezionale che esclude qualsiasi giuramento di fedeltà.

Intanto, però, una breccia è stata aperta: il primo passo per accorciare le distanze e provare a sanare le ferite ancora aperte... dopo un migliaio di anni. Perché l’assedio di Crema è datato 1159, ma i segni dell’onta subita dalle genti seriane sopravvivono anche nella simbologia: nessun cremasco ha mai pensato a battezzare diversamente l’«aula degli ostaggi»? Da allora ad oggi, solo (o quasi) storie tese di campanile.

Non solo in senso metaforico, con i due Torrazzi a ‘farsi il verso’ l’uno con l’altro: la maschia torre campanaria sulla sponda padana e l’omonimo arco rinascimentale sulla riva del Serio sono gli emblemi attorno a cui si è sedimentato un antagonismo mai sopito. Un derby eterno. Allo stadio (grigiorossi contro gialloblù) così come a tavola (marubini e torrone da un lato, tortelli dolcesalati e spongarda dall’altro). Due facce della stessa provincia che si guardano in cagnesco. Montecchi e Capuleti: «Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome...». Confidando che l’amore possa sbocciare al riparo dagli agguati della tragedia.

Così, una sera d’estate, Cremona e Crema (Ancora tu. Ma non dovevamo vederci più?) concordano un abboccamento. Si annusano. E si riscoprono simili. Ad esempio nella visione dello sviluppo urbanistico. «La sfida — dice Virgilio — è agire all’interno del tessuto consolidato per favorire processi di trasformazione. Così si articola la rigenerazione urbana». E Bergamaschi rilancia: «Lo sviluppo urbano deve interpretare il segno dei tempi. Non è più il momento delle lottizzazioni: il nuovo Pgt avrà un’impronta conservativa votata alla tutela ambientale come scelta qualificante».

Le due città sono assolutamente allineate anche rispetto alla partita del rinnovo dell’amministrazione provinciale. Se Bergamaschi spiega che «Crema e Cremona sono espressione dello stesso schieramento e giocheranno nella stessa metà campo», Virgilio evidenzia come l’obiettivo di fondo sia «costruire una Provincia più autorevole, che sia riferimento importante da un punto di vista non solo politico, ma anche tecnico». La convergenza si manifesta, inoltre, su temi di più ampio respiro: «Lo ius scholae? Diversi Comuni stanno distribuendo certificati onorari di cittadinanza — osserva Virgilio —. Gli enti locali possono fare da volano e Cremona si sta muovendo per portare una proposta analoga in consiglio». E il collega cremasco aggiunge: «Questo genere di sensibilità si sta facendo largo oltre gli steccati in cui ci ha costretto la politica muscolare del bipolarismo. Un supporto da parte dei Comuni in questo percorso è possibile».

Le due municipalità aprono un confronto perfino su un possibile scambio di esperienze. Il sindaco di Cremona fa riferimento al modello dell’Area omogenea cremasca: «La nostra azienda municipale ha sempre agito nel perimetro comunale. Ora l’obiettivo sarà quello di supportare i sindaci nelle esigenze quotidiane. Aem potrà avere un ruolo importante, poi si potrà aprire un dialogo con i Comuni della cintura».

Bergamaschi puntualizza: «Il capoluogo ha la forza di stagliarsi come un faraglione, mentre Crema ha saputo fare virtù della propria debolezza demografica attraverso la forza della cooperazione». Poi, però, rispuntano le vecchie divergenze. Ad esempio, sul tema della Fiera. Virgilio tende la mano: «Il territorio va concepito al di là dei confini geografici e identitari. Per sviluppare il sistema fieristico si deve guardare alle opportunità di filiere radicate in altri distretti, in primis la cosmesi cremasca». Bergamaschi, però, gioca sulla difensiva: «Prima di arrivare alle nozze serve una frequentazione. E, soprattutto, un progetto. Se nella storia della Fiera non c’è mai stata la presenza del Cremasco è perché si sono coltivate dimensioni altre. In ogni caso, non abbassiamo la saracinesca». Insomma: la possibile storia d’amore fra Cremona e Crema è ferma alle prime strizzatine d’occhio. Per vincere le inibizioni occorre prima superare le diffidenze.

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