L'ANALISI
24 Agosto 2024 - 20:05
CREMA - Se nove anni fa il volano fu l’ipotesi di una moschea, o meglio la poi naufragata realizzazione di una struttura per la preghiera islamica in via Milano, stavolta è un ponte. Più correttamente la chiusura per lavori di un viadotto e le alternative per non isolare due quartieri. A proporre un consiglio comunale aperto ai cremaschi tutti e non solo agli eletti, sulla falsariga di quanto accadde all’epoca, è il già candidato sindaco del centrodestra alle ultime comunali e oggi nel gruppo di Fratelli d’Italia, Maurizio Borghetti.
E il tema meritevole di un «ampio confronto», neanche a dirlo, verte sui 90 metri di carreggiata che scavalcano il Serio in via Cadorna. Sui quali aleggia lo spettro di una città spezzata dallo stop al traffico, che parrebbe necessario se non inevitabile per il robusto intervento di manutenzione di cui necessita l’opera. Un cantiere che, considerato il secolo di vita dei piloni in muratura che sorreggono le travi in ferro ormai monitorate da una rete di sensori, che ne valutano la stabilità, non dovrebbe durare meno di un anno. Stando almeno all’ipotesi progettuale, su cui in aula Ostaggi il vento della polemica soffia ormai da tempo.
A fornire lo spunto a Borghetti per la proposta, «perché sarebbe corretto che la richiesta di convocazione vera e propria arrivasse direttamente dalla maggioranza», è stata la recente nota sulla vicenda, diffusa proprio dall’ufficio di staff di piazza Duomo. Con dichiarazioni del sindaco di centrosinistra, Fabio Bergamaschi, improntate a un’apertura al confronto con le opposizioni sul nodo viabilistico, dagli inevitabili riflessi economici. Annunciata dal leader di giunta per settembre, avendo ormai «acquisito tutti gli elementi per una ricognizione complessiva e aggiornata», la presa di petto del problema — secondo l’esponente di FdI — non dovrebbe coinvolgere solo chi siede di diritto nella sala al primo piano del palazzo.
«Oltre al dibattito politico — sottolinea infatti il medico radiologo, con un passato da assessore nella giunta di Bruno Bruttomesso — è necessario un giro d’orizzonte coinvolgendo i cittadini». È pur vero che Bergamaschi e collaboratori hanno già incontrato i residenti dei quartieri più direttamente coinvolti dall’eventuale chiusura. «Ma considerata la portata dall’intervento e la preoccupazione che serpeggia in città, il confronto dovrebbe essere, a mio avviso, allargato ulteriormente». Borghetti, tra l’altro, tiene a sottolineare l’aspetto «costruttivo e non critico» della sua proposta. Ritenendo che, sul tavolo, vadano messe anche le alternative, per evitare che i residenti di San Bernardino e Castelnuovo in primis, ma non solo, si trovino ad affrontare dodici mesi di passione. E il riferimento è a un’eventuale struttura provvisoria, in grado di non delegare ai soli cavalcavia di via Visconti e della tangenziale il superamento della barriera d’acqua. Senza dimenticare, ovviamente, la passerella Bettinelli. Quella però riservata ai soli pedoni e ciclisti.
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