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IL SALUTO DEL PREFETTO. CRESCITA, COESIONE E LEGALITÀ

«Lascio una provincia operosa, sana e leale»

Conforto Galli traccia un bilancio positivo dei suoi 909 giorni a palazzo del Governo

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

25 Agosto 2024 - 05:25

«Lascio una provincia operosa, sana e leale»

CREMONA - Dopo due anni e mezzo di servizio a Cremona (per la precisione 909 giorni), il prefetto Corrado Conforto Galli ha pronti i bagagli per trasferirsi a Como, la città dove ha iniziato la carriera e dove ha operato a lungo. La gioia di essere ‘profeta in patria’, di tornare a casa, è temperata dalla consapevolezza di dover lasciare una comunità che ha imparato a conoscere e apprezzare, che lo ha seguito nelle importanti iniziative messe in campo. Ne citiamo due su tutte: gestire l’arrivo di una migliaio di immigrati senza che in pratica il territorio ne subisse tensioni e anzi facilitando processi di integrazione e il protocollo per la sicurezza sul lavoro. Alla vigilia della partenza, Conforto Galli traccia un bilancio di questa sua esperienza professionale, ma anche di vita. Ed è un omaggio ai valori e alla tradizione del territorio.

«Il mio bilancio, umano e professionale, è assolutamente positivo. Mi sento particolarmente onorato di essere stato chiamato a svolgere le funzioni di prefetto in una provincia così ricca di storia, cultura e grandi tradizioni, che in questo periodo ho imparato ad apprezzare e alla quale mi sono sinceramente affezionato. Non conoscevo a fondo questo territorio, ma nel corso del mio mandato ho apprezzato particolarmente le qualità di questa comunità; l’equilibrio, la misura, l’energia, la collaborazione, il senso delle Istituzioni. Voglio quindi esprimere la mia più sincera gratitudine a tutta la comunità cremonese per il suo sostegno generoso. Ciò ha obiettivamente facilitato il mio compito, consentendomi di lavorare al meglio e, spero, proficuamente. E il mio è un grazie davvero sincero, maturo e convinto, perché anche solamente dopo due anni e mezzo di permanenza penso di poter affermare che Cremona abbia vissuto una stagione proficua di collaborazione interistituzionale, che a mio modo di vedere può e deve diventare ‘sistema’».

Quale è stata l’azione messa in campo che le ha dato maggiore soddisfazione e orgoglio?
«Devo dire che non ce n’è stata una in particolare. Il motivo maggiore di soddisfazione e di gratificazione è da ricondursi alla circostanza che in ogni iniziativa promossa dalla Prefettura, fin da subito, ho recepito in questa comunità attenzione, impegno e collaborazione. In poche parole: una splendida realtà; dove in ogni occasione in cui si è reso necessario operare insieme, si è sempre creata immediata sinergia, partecipazione, visione comune. Se dovessi citare un evento che, a titolo esemplificativo, possa dare l’idea del senso di unione e di comunità che ho percepito qui, direi – anche per il suo alto valore simbolico – la cerimonia della Festa della Repubblica. Quelle organizzate in questi anni sono state un crescendo e, pur tenendosi nel capoluogo provinciale, hanno dato il segno della partecipazione di tantissime realtà di tutta la provincia, a partire dai sindaci. Aver portato, tra la gente, le donne e gli uomini delle forze di polizia e delle forze armate, degli enti e dei corpi attivi in ambito provinciale credo sia stato il modo migliore per rafforzare i rapporti tra le Istituzioni e la società civile, alimentando un senso di fiducia e, in piccola parte, per cercare di minare il crescente senso di disaffezione verso la cosa pubblica. D’altronde, sono sinceramente convinto che lo spirito di comune appartenenza alla comunità nazionale si possa alimentare solo attraverso una vera e sincera vicinanza, senza mediazioni, tra Istituzioni e cittadini e tra i componenti delle istituzioni stesse».

E quale il rammarico?
«Non avverto un particolare rammarico. Certo, ognuno di noi potrebbe fare sempre di più e meglio. Io per primo. Tuttavia, l’aspetto dell’impegno profuso credo sia dirimente. E, su questo fronte, il mio impegno, come quello di tutti i dirigenti e del personale della Prefettura è stato massimo. Colgo l’occasione per ringraziarli pubblicamente per la dedizione e la qualificata professionalità che hanno sempre dimostrato, in ogni occasione, nonostante le criticità legate alle carenze di organico».

Ci sono impegni e attività che lascia incompiuti a causa del trasferimento?
«Il nostro percorso, come prefetti, è un continuo divenire. Ciò vale per ogni rappresentante istituzionale. Le tempistiche dei trasferimenti comportano fisiologicamente l’impossibilità di realizzare tutti i propri propositi. Detto questo, pur non definendolo un rammarico, avrei certamente avuto il piacere di portare a conclusione alcune iniziative che abbiamo avviato in questo ultimo anno. Ne cito due per tutte; quella promossa per fronteggiare l’emergenza abitativa legata alle fragilità e alle marginalità, con l’obiettivo, sotto il coordinamento della Prefettura, di individuare soluzioni abitative in collaborazione con Aler ed enti del Terzo Settore. E poi completare le azioni programmate nell’ambito del Protocollo d’intesa per il potenziamento della sicurezza sul lavoro nella provincia di Cremona, sottoscritto lo scorso anno con tutti gli attori istituzionali interessati e sul quale mi soffermerò più avanti».

Quale il momento più delicato della sua permanenza a Cremona?
«Credo che la fase più delicata sia stata quella immediatamente iniziale, coincisa con l’emergenza umanitaria legata all’afflusso dei profughi ucraini a seguito del conflitto bellico russo-ucraino. Le criticità legate all’ospitalità di questi profughi, costituiti perlopiù da nuclei familiari composti da donne e bambini, ha reso necessaria una rapida e coordinata attivazione dell’intero sistema di accoglienza provinciale, che ha fornito – anche in questa occasione – una straordinaria risposta, sia in termini di umanità che di capacità operativa».

Anche sulla base delle sue esperienze precedenti, come descriverebbe Cremona sul fronte della sicurezza in ordine a criminalità, nodo immigrazione, sicurezza sul lavoro?
«Le attuali condizioni dell’ordine e della sicurezza pubblica in provincia di Cremona non sono nel loro complesso preoccupanti, ma inducono a mantenere un elevato stato di attenzione, anche per il manifestarsi di un crescente senso di insicurezza fra i cittadini. Questa percezione è un fenomeno che cresce più del numero dei reati, che rimangono sostanzialmente costanti rispetto agli anni precedenti. Questo quadro è stato confermato anche a seguito delle numerose riunioni ‘itineranti’ del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presso diversi comuni, che mi hanno consentito di incontrare tutti i sindaci, i quali sono – in fondo – i primi ‘recettori’ delle istanze di legalità avanzate dal territorio. Ecco, nell’azione di governo complessivo dell’ordine e della sicurezza pubblica abbiamo posto l’accento in particolare sull’attività di prevenzione e sulla necessità di creare una più stretta sinergia tra le Istituzioni, statali e locali, operanti in materia di sicurezza. Per affrontare queste sfide mi sono avvalso dell’eccezionale contributo dei responsabili provinciali delle forze di polizia (il questore e i comandanti provinciali dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza) che voglio pubblicamente ringraziare ed elogiare, assieme a tutto il loro personale, per la loro qualificatissima attività a servizio della collettività. Anche sotto il profilo dell’ordine pubblico posso affermare che si registra una sostanziale tenuta delle condizioni di vivibilità del territorio cremonese, che non presenta particolari tensioni di natura sociale tali da pregiudicare la tranquillità collettiva. Pure il fenomeno dell’immigrazione in provincia non presenta particolari criticità. Molte sono le comunità ormai inserite stabilmente nel tessuto sociale e produttivo locale. Nel settore dell’accoglienza dei migranti che giungono nel nostro territorio per effetto dei crescenti flussi migratori, il cui coordinamento è demandato alla Prefettura, la situazione è stata gestita in modo sereno, anche se con non poche difficoltà. Se l’accoglienza dei quasi mille migranti attualmente ospitati in diversi centri della provincia è passata in qualche modo sotto silenzio e non ha suscitato particolari criticità vuol dire che si è agito bene, conciliando accoglienza, fermezza e programmazione. Ciò è stato possibile grazie allo straordinario impegno dei miei collaboratori in Prefettura, che mi hanno costantemente coadiuvato in questo compito gravoso. Sulla questione della sicurezza e degli incidenti sui luoghi di lavoro comincio col dire che questo fenomeno è inaccettabile in un Paese moderno. È un tema che interroga le nostre coscienze, perché lavorare non può significare porre a rischio la propria vita. La sicurezza di tutti coloro che lavorano deve essere una priorità sociale ed è uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra convivenza. Non dobbiamo più accettare passivamente ciò che accade, come se fosse un rischio collaterale alle necessità produttive. Le istituzioni e la comunità, insieme, devono saper reagire con determinazione e responsabilità. Occorre valorizzare e rafforzare l’azione di prevenzione degli incidenti nei luoghi di lavoro che sono una vera e propria piaga nazionale, cui anche il nostro territorio provinciale non è immune. È per questo che ho ritenuto fondamentale promuovere una strategia comune per migliorare l’azione di prevenzione e rendere più incisive e unitarie le iniziative a tutela della salute dei lavoratori attraverso la valorizzazione del contributo specifico di tutti gli attori coinvolti. Ho quindi promosso l’elaborazione di uno specifico Protocollo d’intesa per il potenziamento della sicurezza sul lavoro nella provincia di Cremona, sottoscritto lo scorso anno dagli enti istituzionali, dalle associazioni di categoria di tutti i settori produttivi e dalle organizzazioni sindacali. Documento che sta iniziando a dare i suoi frutti, soprattutto nell’approccio sinergico e operativo, nelle quattro direttrici in cui si incentra, ovvero monitoraggio dell’andamento del fenomeno infortunistico, iniziative di formazione e informazione rivolte ai lavoratori e ai datori di lavoro, iniziative di formazione rivolte agli studenti e programmazione di sopralluoghi congiunti da parte degli enti preposti a svolgere funzioni di vigilanza».

Come sono stati i rapporti con Cremona, sia dal punto di vista di quelli con le altre istituzioni civili e religiose, gli enti e le associazioni che da quello delle relazioni con i cittadini?
«Come ho detto, è stato un privilegio poter esercitare il ruolo di prefetto in questa comunità, dove la collaborazione tra le istituzioni e, nota ancor più positiva, tra le istituzioni e la società civile, viene vissuta quotidianamente ed è una condizione che si può avvertire, come elemento concreto e reale, nelle relazioni personali e professionali. È un territorio molto attento ai bisogni della collettività, in cui ho riscontrato un sincero slancio e un profondo impegno nell’azione di promozione delle proprie eccellenze, nel lungimirante tentativo di far crescere l’intera comunità. Ho avuto splendidi rapporti con tutti gli enti istituzionali, a partire dai sindaci della provincia, consolidatisi sulla franchezza, sulla sinergia e sulla collaborazione. Ecco, i ricordi che serberò del rapporto con tutte le realtà della provincia di Cremona non potranno che essere estremamente positivi, perché questo tipo di approccio non è assolutamente scontato. Anche sul fronte delle relazioni con i cittadini ci siamo sempre adoperati, da un lato, per assicurare i migliori sevizi possibili alla collettività, cercando – al contempo – di ridurre quella ‘distanza’ spesso percepita dalla cittadinanza, anche ‘aprendo’ gli uffici della Prefettura alla comunità e alle scolaresche, come si è verificato in occasione delle Giornate del Fai oppure nella realizzazione dell’iniziativa della ‘Prefettura virtuale’, realizzata dagli alunni della Scuola secondaria di primo grado Antonio Campi di Cremona nell’ambito del progetto di ricostruzione del centro storico di Cremona attraverso il programma ‘Minecraft’».

Che eredità pensa di lasciare, dopo due anni e mezzo di servizio, al suo successore?
«Penso che sarebbe poco elegante, e finanche presuntuoso, pensare di aver costruito tanto da lasciare un’eredità – puntualizza in conclusione Corrado Conforto Galli – . Ognuno interpreta il ruolo di Prefetto con le proprie caratteristiche e qualità, con il proprio taglio. Più che di eredità, credo che l’aspetto più positivo che sono certo troverà il nuovo prefetto della provincia di Cremona sarà il clima di fattiva e leale collaborazione, proprio della realtà cremonese, alla cui crescita spero di aver dato il mio piccolo contributo. Ecco: questo penso sia il patrimonio più prezioso che il nostro territorio possegga sotto il profilo istituzionale. Ed è indubbiamente un elemento che va custodito gelosamente e alimentato quotidianamente. In fondo, credo, questa sia la vera essenza e l’autentico significato della missione prefettizia; cercare di operare con efficacia e determinazione, non smarrendo, tuttavia, quel senso di insieme, a cui una comunità coesa deve necessariamente mirare».

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