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Carcere vicino al collasso: «Pochi servizi e celle piene»

I penalisti dopo la visita: «Struttura promossa ma siamo un centimetro sopra la tortura»

Claudio Barcellari

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redazione@laprovinciacr.it

14 Agosto 2024 - 18:05

Carcere vicino al collasso: «Pochi servizi e celle piene»

CREMONA - Mentre si preparano le griglie, tra auguri e sorrisi, c’è chi ricorda a tutti il Ferragosto dei dimenticati. Gli occhi sono puntati sul carcere di Cremona, da giorni al centro della discussione degli specialisti del settore, dei politici, degli amministratori. Tra sofismi e banalizzazioni, ci si domanda come ci si viva. E la risposta arriva dalla delegazione dell’Unione delle Camere Penali, che ha visitato il carcere di via Ca’ del Ferro per avere il polso della situazione. La prova del nove arriva in sintonia con la riforma Nordio e con il clamore che è conseguito. Valutazione? Struttura promossa, servizi bocciati.


Il gruppo è stato accolto dalla direzione martedì: tre ore abbondanti di visita. Presenti sul posto avvocati di Cremona, Mantova, Brescia e Bergamo: Micol Parati, presidente della Camera penale di Cremona e Crema, Laura Mariarita Negri, segretaria della sezione di Cremona, Sebastiano Tosoni, presidente Camera penale di Mantova, Paolo Sperolini e Maria Laura Andreucci della Camera penale di Bergamo, Simonetta Geroldi della Camera Penale di Brescia, e Stefania Amato dell’osservatorio dell’Unione delle Camere Penali. «La battaglia che stiamo portando avanti – ha dichiarato Parati – riguarda tutte le carceri italiane. Nell’ambito della Lombardia meridionale e orientale, abbiamo scelto di focalizzarci sul carcere di Cremona: il campanello d’allarme è stato il suicidio, pochi giorni fa, di un detenuto, uno dei 158 atti di autolesionismo registrati nella struttura».


Il carcere di Cremona appare sovraffollato, anche se formalmente non supera la soglia di 630 detenuti fissata dalla legge. «La struttura potrebbe ospitare fino a 493 detenuti, ma al momento ce ne sono 557 – ha constatato Parati – il che significa che siamo un centimetro sopra la tortura. Quanto alle condizioni di vita, peggiorano drasticamente in questa stagione: combattere il caldo è difficile, perché ci sono ventilatori soltanto nel nuovo padiglione. Il detenuto in cella lo può acquistare per sé, ma solo se ha disponibilità di denaro».

Micol Parati


Il problema più grave è la mancanza di personale: chiaro sintomo di carenza dei fondi. «Abbiamo parlato con alcuni detenuti – ha spiegato Parati – e le loro lamentele riguardano la carenza di educatori, che sono soltanto 4. Ci sono 190 addetti della polizia penitenziaria e dovrebbero essere almeno 230. Sul fronte sanitario, ci sono tre medici, due psicologhe, uno psichiatra, e tre operatori del Sert: troppo pochi, se pensiamo che i detenuti sono più di cinquecento».

Accedere ai servizi della regione, poi, è sempre più complicato: «Il Sert prende in carico solo chi ha la documentazione necessaria, mentre gli altri rimangono in carico della medicina. Ci sono tantissime persone con problemi psichiatrici non diagnosticati, che vengono gestite all’interno del carcere: quando escono, sono privi di ogni punto di riferimento. In altre carceri, ci hanno detto, riescono ad indicare il luogo del carcere come residenza temporanea con un certificato di detenzione. In questo modo l’Asst cremonese e i servizi pubblici potrebbero prenderli in carico all’uscita. A Cremona, però, questo non si fa».


Da un punto di vista strutturale, comunque, il carcere è stato promosso. «Il carcere di Cremona è pulito e ben tenuto; è stato appena rinnovato con l’isolamento dei tetti». Ma la mancanza di attività è un deficit grave: «Chi vive il carcere come luogo di sola reclusione, scontando la pena totalmente in struttura, torna a delinquere nel 68% dei casi; diversamente, si viaggia sul 19%. Anche se non sembra, il tema delle condizioni carcerarie è di interesse comune. Dignità umana e lotta alla criminalità vanno di pari passo».

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