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CREMONA. IL CASO

Emergenza carceri, la denuncia dei Radicali: «Situazione insostenibile»

Cà del Ferro sovraffollato del 160%. Ravelli: «Serve una soluzione politica, si torni a parlare di amnistia»

Francesco Gottardi

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redazione@laprovinciacr.it

12 Agosto 2024 - 18:28

Emergenza carceri, la denuncia dei Radicali: «Situazione insostenibile»

CREMONA - «Rispetto alla nostra ultima visita abbiamo trovato una situazione gravemente peggiorata. Il sovraffollamento ormai endemico è arrivato alla soglia dell’insostenibilità: a Cà del Ferro è del 160% con 557 detenuti a fronte di una capienza di 394 posti. Mancano poi figure centrali come quella degli educatori: a Cremona sono solo 3, uno ogni 185 detenuti». A tracciare l’allarmante bilancio di una situazione carceraria sempre più gravosa è Sergio Ravelli del Partito radicale italiano che oggi, insieme ad una delegazione composta da Gino Ruggeri, Maria Teresa Molaschi, Fabio Favalli e Samuele Resmini, ha fatto visita alla casa circondariale della città. A completare il quadro Ravelli aggiunge altri dati: «Nella nostra casa circondariale la popolazione straniera è particolarmente elevata con 349 ristretti pari al 67% del totale, una percentuale doppia rispetto alla media nazionale. Una situazione che se non altro andrebbe gestita adeguatamente, invece Cà del Ferro ha un solo mediatore culturale, con 7 esperti che si alternano per affiancarlo».

TURNOVER INTENSO NEI DETENUTI

Quella di Cremona, spiegano i Radicali, è una casa circondariale caratterizzata dalla presenza di un gran numero di detenuti provenienti da altre strutture detentive e ormai prossimi alla fine della pena, oltre che molti condannati a brevi periodi per reati minori. «In questo modo si genera un turnover molto intenso in particolare dai grandi carceri lombardi: solo nello scorso fine settimana sono arrivati altri 25 detenuti da Milano. Ma in mancanza di educatori che possano intervenire caso per caso, studiando le diverse situazioni personali e valutando il margine per accedere a misure alternative, i detenuti sono lasciati a sè stessi. Se a questo si somma la situazione del personale gravemente sotto organico la situazione che si viene a creare è davvero allarmante».

DISAGIO PER PAZIENTI PSICHIATRICI E TOSSICODIPENDENTI

Altro aspetto emerso dalla visita ispettiva dei Radicali come determinante per la situazione di forte disagio che si respira a Cà del Ferro è quello dei pazienti psichiatrici e tossicodipendenti: «Lo psichiatra è solo uno — spiega Molaschi — e i rapporti con il Sert di Cremona (che a differenza di quanto avviene ad esempio a Bollate non ha una struttura all’interno della casa circondariale) sono alquanto difficoltosi. Eppure le persone ristrette con patologie di tipo psichiatrico sono 300, molti dei quali tossicodipendenti. Un problema che viene totalmente sottovalutato, trattato nel migliore dei casi con una terapia metadonica e per il resto a parole. Il fatto è che manca una gestione reale del fenomeno: nelle Rems (le residenze per l’esecuzione di misure di sicurezza preposte al trattamento di questi casi) non ci sono sistematicamente posti».

INIZIATIVA DEL PARTITO RADICALE PER I DETENUTI

La visita dei Radicali, ormai ricorrente attorno a Ferragosto, il periodo forse di maggiore affanno per le carceri, nasce anche per diffondere tra la popolazione di detenuti l’iniziativa promossa dal Partito Radicale: «Si tratta — illustra Ravelli — di due istanze che abbiamo preparato e messo a disposizione dei detenuti che rappresentano strumenti operativi per trovare soluzioni alternative alla detenzione: una è un’istanza di grazia rivolta al presidente della Repubblica che, in un caso di conclamata emergenza come quello che vivono le carceri italiane, può farsi carico di un intervento diretto; l’altro è rivolto al magistrato di sorveglianza e si appella al rinvio facoltativo della pena per condizioni di detenzione inumane».

Due ‘strumenti operativi’ per cercare una via d’uscita da quello che, tra sovraffollamento asfissiante e assenza di percorsi adeguati, per molti appare sempre più come un inferno: «Ma la politica, che potrebbe intervenire in maniera strutturale, ha obliterato dall’orizzonte delle possibilità soluzioni come l’amnistia e l’indulto, misure concrete per un effettivo alleggerimento della popolazione carceraria. Simili misure, comuni fino a qualche decennio fa e auspicate anche dall’allora presidente della Repubblica Napolitano, sono oggi più che mai necessarie per far fronte al problema del sovraffollamento».

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