L'ANALISI
15 Agosto 2024 - 10:00
CREMONA - Il rapporto speciale tra le persone con decadimento cognitivo e gli animali. Se ne parlerà il 16 settembre prossimo in un incontro aperto a Cremona Solidale. Un tema importante per un futuro migliore. È stato calcolato, infatti, che nel 2030, più del 24% della popolazione residente in Europa sarà over 65 anni. In Italia, sono già presenti più di 13 milioni di over 65. Nella settimana mondiale della malattia di Alzheimer, il convegno organizzato al Cremona Solidale si pone gli obiettivi di presentare la recente creazione di un’associazione, VETeris: l’Associazione Italiana Geriatri e Veterinari per gli Interventi Assistiti con Animali, che è stata creata per ottimizzare le linee guida degli interventi assistiti con animali nelle persone anziane, e declinare l’applicabilità ed i risultati degli interventi assistiti con animali in ambito residenziale.
L’idea è quella di promuovere un invecchiamento sano attraverso stili di vita salutari, implementando un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse. Questo concetto, infatti, premette che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente. La prescrizione di interventi non farmacologici come le attività e la terapia assistita da animali, infatti, possono migliorare in maniera sensibile la qualità della vita e il trattamento di patologie fisiche e psicologiche che si accentuano con l’invecchiamento, in particolare nelle persone con decadimento cognitivo.
Il professor Andrea Ungar, docente ordinario di geriatria all'università di Firenze, nel board di VETeris e relatore al convegno cremonese del 16 settembre, introduce il tema così: «Tutto nasce dal fatto che sono geriatra e cardiologo, con un approccio al benessere globale oltre che alla cura delle malattie. L’animale è un aiuto fondamentale in questo senso. Noi ci poniamo tre obiettivi assoluti in questa associazione che unisce medici e veterinari. Abbiamo scritto le linee di indirizzo per interventi assistiti con animali nell’anziano, un processo che si sviluppa su più fronti. La sensibilizzazione sul ruolo importante dell’animale da compagnia per l’anziano autonomo per iniziare. Parliamo di chi è in grado di gestire un animale. Per queste persone, è decisamente più curativo un cane che una pasticca. Un esempio? È la cura ideale per la vedovanza.
Avere un animale, infatti, ti dà in primo luogo una motivazione ad uscire. Ed uscire fa benissimo a livello cardiovascolare, ma anche per socializzare, ricevendo stimoli esterni. Ti fornisce inoltre motivazioni quotidiane, crea una routine positiva. Gli interventi assistiti con animali sono atti realmente e concretamente terapeutici. Noi lavoriamo con il cane, il cavallo, l’asino e il coniglio. Abbiamo raccolto fondi e continuiamo a farlo, per pagare associazioni che facciano interventi nelle varie strutture. Dal 2023, inoltre, siamo stati inseriti nella legge deroga 33 sul tema degli animali nell’assistenza e abbiamo prodotto anche una grossa campagna stampa.
Non si parla di semplice pet terapy, perché negli interventi assistiti con gli animali il benessere dell’animale conta tanto quanto quello delle persone. Abbiamo provato una cosa fondamentale. Che questo tipo di intervento, riduce sensibilmente l’utilizzo di farmaci nell’anziano con decadimento cognitivo e disturbi comportamentali. Le persone diventano molto più attente. Si ‘svegliano’ o ‘ri-svegliano’. L’animale, nell’approccio a queste persone, rispetto a quello che hanno gli umani, ha un vantaggio assoluto: non giudica. Ed è un aspetto importantissimo».
Il professor Ungar, che tra l’altro è anche presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, illustra il percorso che lo ha portato alla creazione di VETeris. «Ho un nonno veterinario, amo gli animali e tutto è cominciato incontrando ad un congresso sulla solitudine l’amministratore delegato di Animal Health. Passo dopo passo abbiamo costruito questo progetto che sta crescendo e sviluppandosi su più fronti. Dovremo far conoscere sempre più l’associazione e stiamo lavorando anche sulla formazione, che finanziamo personalmente. Siamo spinti dal concetto di One Health, un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse, antica e al contempo attuale. Si basa sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente. C’è tanta strada ancora da fare. Ma è la strada giusta».
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