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LA STORIA

«Il volo è la mia vita», la passione continua

Giuseppe Soldi, 98 anni, tra i ‘ragazzi’ che fondarono il Migliaro

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

07 Agosto 2024 - 05:20

«Il volo è la mia vita», la passione continua

CREMONA - Anno 1930, Giuseppe era un bimbo di 5 anni. «Io farò l’aviatore», esclamò affascinato dalla divisa indossata dallo zio materno (classe 1909), militare nell’Aviazione, guardia all’aeroporto di Malpensa, quel giorno a casa in licenza. La nonna (levatrice a Cella Dati) e mamma Maria si misero a ridere. Non scherzava il bambino. Da quel giorno, «ho avuto un impulso e mi è rimasto il chiodo». Giuseppe Soldi oggi va per i 99 anni (li compirà il 28 novembre prossimo). Una vita a solcare i cieli, la sua, durante la Seconda Guerra sergente pilota, poi pilota di professione per le linee svedese prima, americana poi. E pilota per diletto, alla cloche fino a 6 anni fa. Ora in aereo sale con i figli: il più grande, Romeo, istruttore pilota in Toscana, il secondo, Stefano, ingegnere informatico con il brevetto.


«Il volo è la mia vita. Io sono nato per volare», dice Giuseppe. L’aeroporto del Migliaro è casa sua dal 1957, quando l’amministrazione provinciale «ha visto lungo: ha ceduto i terreni, praticamente li ha regalati, ad un gruppo di ragazzi che volevano fare l’aeroporto». Tra i ragazzi, c’erano Giuseppe, l’architetto Galetti e Claudio Albera. «Albera mi ha dato carta bianca. Raccogliamo i soci, facciamo l’aeroporto e lo intestiamo a noi. Abbiamo costruito l’hangar e la torre di controllo. È stato dato in direzione a me e ha cominciato a funzionare magnificamente. Albera era presidente dell’aeroporto, io della cooperativa Azzurra che era quella che metteva i soldi per far funzionare tutto». Da un ingegnere, Giuseppe acquistò un Morane, monomotore a 4 posti, che ha poi venduto all’Aero Club per i soci. «Io lo usavo per volare, ovviamente pagando».

Il sergente pilota Soldi, giovanissimo


Il 2 settembre scorso, in occasione di una cerimonia al Migliaro, a Giuseppe è stata donato un attestato di benemerenza. ‘Giuseppe Soldi dal 1944 pilota, controllore di volo, navigatore, controllore di rotta’. Nel suo intervento, Claudio Sghia, uno dei consiglieri dell’Aero Club, aveva detto: «L’aeroporto ha una storia lunga, è nato nel 1957 e dobbiamo ricordare delle persone che ci hanno dato la possibilità di arrivare sin qua. Una di loro è qui». Nella villetta in via Manfredini, il sergente pilota Giuseppe ha appeso la targa, in salotto si lascia andare ai ricordi, raccontando una pagina di storia in cui guerra, famiglia, Migliaro e volo si intrecciano.


‘Occhi di lince,’ i suoi (non avrebbe potuto fare il pilota, ovvio). E pieni di dolcezza. Di amore per sua moglie Licia, che gli è accanto. L’ha conosciuta da ragazzino in casa di lei, palazzo Manini, frequentata, tra gli altri, dall’amico Ugo Tognazzi. Si sono sposati il 29 aprile del 1956, Giuseppe e Licia Lanzi, lei più giovane di qualche anno, maturità al liceo classico Manin, laurea in Economia e commercio all’università Bocconi, insegnante di matematica e scienze alla media Anna Frank. «Le tiravo le treccine bionde — sorride Giuseppe —. Un giorno le ho detto: ‘Ti sposo’. Lei mi ha risposto: ‘Sì, ma mi fai finire di studiare’. Questa frase me l’ha rivelata in gamba. E, per fortuna, apprezzava il volo. ‘Vieni a volare?’. ‘Andiamo’». «Quando ero libera da impegni», precisa la moglie.


Nel 1943, Giuseppe studiava all’Ala Ponzone Cimino, «ma non mi sono diplomato». Ha frequentato le superiori sino alla quarta, poi «sono andato volontario in guerra. La Rsi chiedeva dei giovani da immettere nell’aviazione, perché mancavano piloti». L’occasione ghiotta per il giovanotto cresciuto con il «chiodo di fare l’aviatore». «Sono andato all’aeroporto di Malpensa. Parlavo abbastanza bene il tedesco con i soldati tedeschi che facevano le guardie: nel ‘43 avevano preso il dominio. Il maresciallo capo mi ha detto: ‘Ti mando in Germania a fare un corso piloti’». Giuseppe arriva a Osnabruck, l’aeroporto vicino a Monaco. «Ho fatto un corso e mi hanno insegnato la navigazione».

Giuseppe Soldi, 98 anni, con l’attestato di benemerenza ricevuto un anno fa al Migliaro


Alcune sue note biografiche: nell’aprile ‘44 consegue il brevetto di pilota d’aeroplano sul velivolo FL3; con il grado di sergente pilota viene mandato in Germania con il gruppo trasporti’ Trabucchi’, per un periodo ulteriore di addestramento. Settembre ‘44- aprile ‘45: tornato in Italia, svolge la funzione di pilota di collegamento presso il campo di atterraggio della ditta ‘Gilera’ di Arcore; marzo del ‘46, richiamato in servizio dalla nuova Aeronautica militare italiana, partecipa al corso per controllori di volo, tenuto dal gruppo americano Signal Corp». Nel ‘48, Giuseppe si congeda dall’Aeronautica militare italiana e viene assunto dalla società aerea scandinava S.A.S; frequenta il corso per navigatore aereo alla prestigiosa scuola della Marina ad Oslo.

A luglio del ‘53 si licenzia e viene assunto dalla Twa, la compagnia aerea americana. Giuseppe vola sulle linee aeree con il compito di controllore di rotta. Nel ‘61 lascia la Twa, nel Piacentino fa l’imprenditore (settore della ceramica). E continua a volare «per diletto». Fino a 5 anni fa, quando in aereo è tornato a Cremona dalla Toscana con il figlio Romeo, «ma pilotavo io», tiene a precisare. Due mesi fa, invece, un giro in aereo se l’è fatto con l’altro figlio Stefano, il brevetto nel destino. Il suo battesimo in volo l’ha avuto a 7 mesi. «Aveva la pertosse. L’ho portato in aereo, perché apre i polmoni e guarisci. Il pediatra non ci credeva. Alla cloche, Gino Longati, pilota di guerra, al quale io ho insegnato la navigazione. Siamo andati a Casalmaggiore, Piacenza, un’oretta e Stefano non tossiva più». Il segreto del quasi 99enne pilota Giuseppe Soldi? «La famiglia unita» e l’ottimismo. «Lo sono di natura». Lui guarda avanti, al ‘miglio’ dei 100 anni. Li festeggerà al Migliaro, dal 1957 la sua seconda casa.

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