Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMONA

Suicidio a Ca' del Ferro, appello del Sappe: «Servono rapidi e urgenti provvedimenti»

Il segretario della Lombardia Greco: «Sembrerebbe che abbia voluto fare un gesto dimostrativo, e invece è morto». Parati: «Una morte annunciata». Uilpa: «Il 62esimo episodio da inizio anno»

La Provincia Redazione

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

04 Agosto 2024 - 15:53

Detenuto appicca fuoco in cella a Ca' del Ferro, 3 agenti intossicati

Il carcere di Cremona

CREMONA - «Questo ulteriore suicidio avvenuto ieri nel carcere di Cremona deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria». Lo dice Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, commentando il 62esimo suicidio nelle carceri del 2024. Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del SAPPE, aggiunge che il detenuto «aveva 31 anni, era originario del Marocco ed era ristretto in carcere per presunte rapina e violenza sessuale. Aveva sottratto un mestolo dalla cucina e aveva litigato con un altro detenuto, per questo era stato recentemente ripreso. Poi non è voluto rientrare in Sezione e ha attuato il gesto estremo, anche se sembrerebbe che abbia voluto fare un gesto dimostrativo, e invece è morto».

«Spesso, questi eventi, oltre a costituire una sconfitta per lo Stato, segnano profondamente i nostri Agenti che devono intervenire», prosegue Capece. «Si tratta spesso di agenti giovani, lasciati da soli nelle sezioni detentive, per la mancanza di personale. Servirebbero anche più psicologi e psichiatri, vista l’alta presenza di malati con disagio psichiatrico. Spesso, anche i detenuti, nel corso della detenzione, ricevono notizie che riguardano situazioni personali che possono indurli a gesti estremi».

«Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea. Ma nessuno può sentirsi indifferente a queste morti. Il personale di Polizia Penitenziaria è sempre meno, anche a seguito di questi eventi oramai all’ordine del giorno. Stiamo vivendo un’estate di fuoco nelle carceri e servono immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi: espulsioni detenuti stranieri, invio tossicodipendenti in Comunità di recupero e psichiatrici nelle Rems o strutture analoghe. Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione?».

Capece stigmatizza chi ha parlato di un «boia» che agirebbe nelle carceri – «non credo sia strumentalizzando con frasi ad effetto queste dolorose morti che si rende un servizio alla comunità penitenziaria tutta» - e «numeri assurdi, mai visti in precedenza, indegni per un paese civile» – «ce ne furono 84 nel 2022 con Cartabia Guardasigilli, durante il “governo dei Migliori”, che evidentemente non è stato il migliore dei governi, ma chi oggi si straccia le vesti allora disse poco o nulla…».

Per questo, Capece ribadisce che si rendono sempre più necessari gli invocati interventi urgenti suggeriti dal SAPPE per fronteggiare la costante situazione di tensione che si vive nelle carceri italiane: «Non è più rinviabile una riforma strutturale del sistema, anche ipotizzando eventualmente di ridurre il numero di reati per cui sia previsto il carcere e, conseguentemente, implementare delle pene alternative alla detenzione ed avviare una efficace struttura che consenta la loro gestione sul territorio. Il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non si fa prendere per il naso da chi oggi pensa di avere scoperto l’acqua calda e i problemi carcerari sollecitando improbabili indulti e leggi svuota carceri, mentre per mesi ed anni non hanno detto una parola sui provvedimenti delle varie maggioranze politiche di ogni colore al Governo che, nel tempo, hanno destabilizzato il sistema e destrutturato la sicurezza nelle carceri».

PARATI (CAMERA PENALE): «CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA»

«Purtroppo la situazione carceraria è un’emergenza dimenticata. Era solo questione di tempo e poi, purtroppo, visto l’abnorme numero dei suicidi in carcere dall’inizio dell’anno, sarebbe successo anche a Cremona. E così è stato - commenta Micol Parati, presidente della Camera Penale di Cremona e Crema 'Sandro Bocchi' -. Cronaca di una morte annunciata. Le Camere Penali si stanno mobilitando da mesi e da anni stanno chiedendo ai vari governi che si sono succeduti di modificare una situazione carceraria che ci rende un Paese che non rispetta nemmeno i diritti umani e i propri principi costituzionali. La situazione è tragica e non possiamo più aspettare, il sovraffollamento, la mancanza di attività all’interno delle strutture carcerarie e l’impossibilità di seguire un percorso rieducativo portano a queste continue morti. Non possiamo più far finta di niente, dobbiamo pretendere un intervento dello Stato e della Regione che modifichi radicalmente questa situazione».

DE FAZIO (UILPA): «62ESIMO SUICIDIO DA INIZIO ANNO, IL BOIA È PASSATO DA CREMONA»

«31 anni, originario del Marocco, in carcere per presunte rapina e violenza sessuale, si è impiccato ieri sera verso le 19.15 in una cella della Casa Circondariale di Cremona. È il 62esimo detenuto dall’inizio dell’anno a cui è stata inflitta la pena di morte di fatto, con il boia invisibile che vi dà esecuzione random. A queste morti, vanno aggiunti i sette appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita nel 2024. Numeri assurdi, mai visti in precedenza, indegni per un paese civile che, evidentemente, l’Italia, almeno in questo frangente, dimostra di non essere sino in fondo». Lo afferma Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

«Vogliamo peraltro precisare - prosegue -, senza polemica alcuna e senza voler minimamente ingigantire un tema tragico, come quello dei suicidi, che è già di proporzioni abnormi al di là dello scarto di due o tre decessi che da altri non vengono catalogati come tali, che i nostri conteggi sono frutto di risultanze acquisite attraverso nostri canali informativi, autonomi e indipendenti, e che coordiniamo costantemente con RadioCarcere (Radio Radicale), Ristretti Orizzonti e altre associazioni indipendenti. D’altronde, sono ben 14 i decessi di cui, sotto un profilo strettamente tecnico-giuridico, non è stata accertata la causa e che ben potrebbero derivare da suicidio sommandosi al dato ufficiale”, spiega il Segretario della UILPA PP».

«La sostanza è che le prigioni, lungi dal solo sperare di poter adempiere al dettato costituzionale, continuano a dispensare morte e sofferenze sia nei confronti dei reclusi sia nei confronti degli operatori, in primis quelli del Corpo di polizia penitenziaria, abbandonati a sé stessi dalla politica e dall’Amministrazione Penitenziaria, che hanno perso qualsiasi contatto con la realtà. Omicidi, suicidi, rivolte, evasioni, risse, stupri e traffici illeciti richiedono interventi tangibili e immediati che non si rinvengono minimamente nella sterile propaganda di governo. Del resto, se il Vice-Presidente del Consiglio, Antonio Tajani, ha dichiarato che ‘ogni suicidio di un agente penitenziario e di un detenuto è un fallimento dello Stato’ e se le parole hanno ancora un senso, 62 reclusi e 7 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita nel solo 2024 dovrebbero indurre ad azioni consequenziali. Ma questo, e ci risiamo, in un paese civile e, aggiungiamo, normale» conclude De Fazio.

ROMANELLI (ORDINE DEGLI AVVOCATI): «UN DRAMMA DIVENUTO UNA COSTANTE INACCETTABILE»

«La tragica notizia che ha raggiunto tutti noi questo pomeriggio ci rattrista profondamente. Di fronte al dramma umano di una persona detenuta che decide di togliersi la vita si rimane sgomenti, ma come avvocati e come cittadini sentiamo il dovere di ricordare che questo dramma è ormai divenuto una costante inaccettabile nelle carceri italiane» commenta Alessio Romanelli, presidente dell'ordine degli avvocati di Cremona, già presidente della Camera Penale di Cremona e Crema.


«Il fatto che quest’ultimo tragico evento sia avvenuto a Cremona ci fa avvertire la tragedia ancora più vicina - continua Romanelli -, perché conosciamo bene la realtà di Ca’ del Ferro, i suoi luoghi, le persone che ci vivono e quelle che, con competenza e senso del dovere, vi operano per cercare di garantirne al meglio il funzionamento. E conosciamo bene i problemi del carcere di Cremona, tante volte denunciati, in tante sedi, da tanti anni. Sono problemi che prescindono dai singoli e che sono le specchio di quella che è divenuta la realtà detentiva dell’intero paese: sovraffollamento cronico e insostenibile, carenza di personale, insufficienza del trattamento rieducativo, psichiatrizzazione del detenuto, ancora troppo limitato accesso alle misure alternative alla detenzione».


«A questo si aggiungono le problematicità specifiche del carcere di Cremona, divenuto, suo malgrado, una sorta di “ultimo vagone” regionale, dove confluiscono moltissimi detenuti da altri istituti lombardi, spesso privi di qualsiasi supporto familiare sul territorio, con fine pena brevi che rendono di fatto impossibile il percorso trattamentale. Di fronte a fatti di questo tipo il pensiero corre alle parole dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel 2011 - sono passati ben 13 anni - definiva la condizione carceraria 'una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile', che ha raggiunto un 'punto critico insostenibile', 'una realtà che ci umilia in Europa e ci allarma, per la sofferenza quotidiana – fino all’impulso a togliersi la vita – di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo'. Invitiamo quindi, ancora una volta, tutte le forze politiche a farsi finalmente effettivo carico della insostenibile situazione carceraria italiana, con interventi immediati e realmente efficaci nel ridurre senza ulteriori indugi il sovraffollamento carcerario» conclude Romanelli.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400