L'ANALISI
04 Agosto 2024 - 15:02
CREMONA - Non lo hanno fermato né 5 mesi di carcere né la condanna (in abbreviato) a 2 anni per atti persecutori e revenge porn con la condizionale a patto che entro sei mesi risarcisca con 25mila euro l’ex convivente. «Cinque ore dopo la sentenza e di nuovo libero, è tornato a stalkerizzarmi». Maria (nome di fantasia), cremonese di 33 anni, è passata dallo «sconcerto» - «Non ci potevo credere» - al «panico» e alla «paura».
«La paura di trovarmelo sotto casa, continuo a guardare fuori dalla finestra; la paura che lui mi possa investire in auto. Il mio cervello ha fatto uno switch: lui è tornato ad essere il fulcro, il tormento delle mie giornate». È andata in questura e lo ha denunciato. Per la seconda volta. La prima, a gennaio di quest’anno. La seconda, alcuni giorni dopo la sentenza emessa dal gup il 18 luglio scorso, quando Murat, 53 anni, turco, fotografo professionista (in passato ha lavorato per una società) aveva colto solo una parola: «Libero». Quel giorno, la polizia penitenziaria lo aveva riaccompagnato a prendere le sue cose nel carcere di Bergamo: qui, in un B&B di lusso, a metà febbraio la squadra mobile di Cremona lo aveva scovato e arrestato in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip.
Dopo due anni di convivenza e il progetto di sposarsi, Maria lo aveva lasciato, «perché c’erano cose che non mi tornavano e i miei dubbi erano fondati, ma la storia l’avevo chiusa senza rancore». Riguadagnata la libertà, anziché sparire dalla vita della 36enne, Murat vi è tornato con prepotenza. Ha riacceso lo smartphone «e subito ha cercato di ricontattarmi attraverso Instagram – racconta la donna -. Ha riattivato tutti i miei vecchi profili, quelli dove pubblicava le mie foto intime. E ne ha creati di falsi. Ha ricominciato a ricontattare i miei amici, che sono increduli».
Non è bastato. «Spacciandosi per sua madre e per la sua ex moglie, ha scritto: ‘Non ti vergogni di quello che hai fatto’». Maria legge uno degli scritti: «In questo si spaccia per sua moglie. ‘Sono così delusa da te, veramente complimenti, sei riuscita a nascondere la tua vera faccia fino ad ora, dopo un anno e mezzo passati, che cosa vuoi ancora di più? Guarda il tuo c… ora 80 chili di una macchina che dice bugia. Adesso sei fottuta. Vorrei vedere la tua faccia idiota dopo che tu hai perso… Lui aveva ragione su tutto». E, poi, «ha creato una finta pagina di giornale dove mi insulta».
Maria ha cambiato due volte lavoro e città. «Eppure lui, da quando è tornato in libertà, nel giro di due giorni ha saputo, perché lo ha scritto su un profilo, dove ero stata qualche giorno in vacanza con le mie amiche, ha scritto tutti i miei contatti privati, ha scritto dove attualmente lavoro. Non so come lo abbia saputo. Io sono riuscita a ricostruirmi una nuova vita, arrancando. E lui, invece, vuole tornarci dentro».
Il 18 luglio, Maria dal tribunale era uscita delusa. «La cosa che mi brucia è che io all’inizio non volevo denunciare, perché speravo che finisse. Eppure, tante persone mi dicevano: ‘Vai a denunciare, perché è la cosa giusta da fare’. L’ho fatto e non è stato semplice: ho passato un anno a muovermi da un posto all’altro, perché avevo paura di stare a casa mia. Ma lui mi trovava. Ho passato un anno a presentarmi alle forze dell’ordine del luogo in cui in quel momento mi trovavo e i risultati sono questi». I risultati: una condanna a 2 anni (il pm aveva chiesto 3 anni e 4 mesi) e la libertà.
«Io non mi sento tutelata. Sia prima che lo portassero in carcere, quando continuava a tartassarmi, che dopo, io ho fatto di tutto per non lasciarmi andare. Sono andata dalla psichiatra, per fortuna ho avuto vicino persone che mi hanno sostenuto, ma non è stato semplice. Insomma, io ho fatto le cose per bene, la denuncia, al processo con il mio avvocato ho portato moltissime prove e poi succede questo? Succede che nel giro di cinque ore, una persona può di nuovo rovinarmi la vita? A che cosa è servito? Intanto, per non ossessionarmi nel continuare a controllare, ieri mi sono tolta da Instagram».
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