L'ANALISI
02 Agosto 2024 - 05:30
CREMONA - Il fiato corto e le magliette da strizzare, le finestre spalancate e le docce gelate: la fenomenologia di un’estate infernale viene suffragata dai numeri. Perché quello che si è appena concluso, secondo i meteorologi, è il terzo luglio più caldo da quando esistono i termometri. Il podio è certificato anche dalla serie storica delle temperature medie registrate e catalogate da Arpa Lombardia: a Cremona, con una media di 29,11°C, la pagina di calendario voltata poche ore fa è risultata fra le più infuocate di sempre, terza in assoluto nell’era degli studi sui cambiamenti climatici. Nel nuovo millennio, infatti, soltanto il 2022 e il 2015 hanno fatto schizzare più in alto la colonnina di mercurio, rispettivamente con 29,26 e 29,20°C. Questione di un semplice decimale: abbastanza per aggiornare le classifiche locali, ingranaggi di quel colossale meccanismo che continua ad alimentare la progressione dell’indice di calore.
Il quasi record del luglio 2024 è convalidato da altri dati, come i 30°C medi della temperatura massima giornaliera o come i 31,8°C di media rilevati domenica 28, la giornata più calda del mese e tra le più roventi mai registrate nella città del Torrazzo. Allargando l’analisi alla dimensione globale, il giorno più bollente della storia è stato lunedì 22 luglio, secondo uno studio della Nasa sui dati delle temperature giornaliere a livello mondiale. Sul piano temporale, invece, è stato il 2023 l’annus horribilis per livelli di calore: secondo l’agenzia europea Copernicus la temperatura media dell’anno passato ha superato di 1,48°C quella del periodo preindustriale. Era dal 1850 che non faceva così caldo. Statistiche che scandiscono le cronache da un mondo in fiamme, per prendere in prestito il titolo del popolare libro di Jeff Goodell. Che, nella postfazione, scrive: «Siamo condannati?... Con la crisi climatica non esiste un punto di rottura globale, un momento in cui la battaglia è perduta, un singolo istante apocalittico. Ogni tonnellata di CO2 che non scarichiamo nell’atmosfera è importante».
Mandato in archivio il soffocante luglio del bene che ti voglio, per dirla con Del Turco, si è aperto un agosto che, con buona pace dei Perturbazione, non sarà di certo il mese più freddo dell’anno. Per le impressioni di settembre, invece, non è ancora il caso di scomodare la Premiata Forneria Marconi. Al momento — tornando al microcosmo cremonese — le previsioni non lasciano intravedere alcuno stop dell’ondata di caldo, destinata a perdurare almeno fino all’inizio della prossima settimana. Quella di oggi sarà un’altra giornata da bollino rosso a Cremona e nel territorio, con la temperatura percepita che toccherà i 36°C. Le linee temporalesche che si stanno sviluppando nel Nord Italia si limiteranno a scalfire l’anticiclone africano, che resisterà su tutto lo Stivale. Nel weekend, grazie all’ingresso di correnti settentrionali, Caronte dovrebbe subire un lieve cedimento, con temperature in arretramento di un paio di gradi. La situazione generale, però, non migliorerà almeno fino a giovedì, quando dovrebbe finalmente arrivare la pioggia. Rinfrescanti, sì, ma non troppo.
Nel frattempo, l’unica strategia per sottrarsi alla morsa del caldo resta il massiccio ricorso ai sistemi di condizionamento e climatizzazione. Non senza conseguenze: a partire dalla nottata fra mercoledì e ieri e per buona parte della scorsa giornata si è verificata una raffica di blackout nel capoluogo e in numerosi comuni del territorio. Il sovraccarico delle reti elettriche, inevitabilmente, porta a squilibri e instabilità con frequenti interruzioni della fornitura di energia. In città è stato colpito in modo particolare il quartiere Po, ma non sono state risparmiate neppure ampie porzioni del centro storico, l’area che si sviluppa attorno a via Dante e la zona di via Giordano. Con le temperature destinate a rimanere incandescenti, il carico elettrico della domanda non si attenuerà facilmente: è perciò altamente probabile che i disservizi si ripresentino anche nei prossimi giorni. Il consiglio, va da sé, è quello di limitare il più possibile l’accensione degli apparecchi.
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