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SULLE ORME DI PADRE PASQUALI

Nel cuore dell’India rurale le Acli adottano un villaggio

Aiuti per istruzione e sanità là dove operano le Suore Catechiste fondate dal missionario cremonese

Mariagrazia Teschi

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mteschi@laprovinciacr.it

01 Agosto 2024 - 05:20

Nel cuore dell’India rurale le Acli adottano un villaggio

CREMONA - Nella ricorrenza dei cent’anni dalla morte di padre Silvio Pasquali, il missionario nato alla cascina Cambonino nel 1864 e di cui è in corso il processo di beatificazione, il Circolo padre Silvio Pasquali e le Acli cremonesi hanno ‘adottato’ il villaggio indiano di Nawabpet, nello stato centro-orientale dell’Andhra Pradesh, di fronte al golfo del Bengala. Proprio per l’India — Raichiur fu la sua prima parrocchia — il missionario cremonese partì nell’agosto del 1896 dando vita ad una esperienza missionaria che lo consacrò come ‘amico dei paria’ per il suo impegno a favore degli emarginati. Attività ora portata avanti dalle Suore Catechiste di Sant’Anna, la congregazione da lui fondata nel 1914, presente non solo in India, ma anche in Africa, negli Usa e Europa. A Cremona prestano il loro servizio presso la Casa dell’Accoglienza, la Casa della Speranza e la Casa Santa Rosa.

Il villaggio di Nawabpet non è stato scelto a caso, ma è uno dei tredici in cui le Catechiste iniziarono a prestare servizio sanitario pochi anni dopo la fondazione della congregazione. «Su suggerimento della superiora generale abbiamo indirizzato gli sforzi alla scuola St. Joseph’s e al centro medico - spiega Mauro Barchielli —. Suor Japamala, la nostra referente, ci dice che i genitori in questo villaggio si sono a tal punto impoveriti da non potersi più accollare neppure le tariffe minime per assicurare istruzione e cure ai loro figli. Laggiù si lotta ogni per far fronte alle spese. Con il nostro contributo compreremo libri, divise scolastiche, computer mentre è in previsione l’acquisto di uno scuolabus. Aiuteremo chi ne ha bisogno, e nello stesso tempo conosceremo realtà a noi lontane facendo nostro lo spirito missionario di padre Silvio».

Il ritratto di padre Silvio Pasquali 


Nonostante padre Silvio non sia più tornato a Cremona, mantenne con la città uno stretto legame epistolare, testimoniato da numerosi scritti. Riferendosi ai bisogni che riscontrava in India e ai tanti medici presenti in Italia, nel marzo del 1924, poco prima di morire, proponeva in una lettera di «costituire una specie di società di dottori missionari che, se non per tutta la vita, almeno per alcuni anni, volessero dedicare le loro abilità» al fianco dei missionari di quei territori. Questo progetto non fu solo di auspicio. Don Carlo Seves, arciprete di Agazzano, nel piacentino, in una lettera di poco posteriore alla morte del cremonese, segnalava la partenza per l’India di alcuni medici sottolineando che «sembra che padre Silvio segua dal cielo la sua opera perché un medico, mio parrocchiano, mi diceva che anche un suo collega chirurgo ben volentieri si recherebbe con lui».

Lungimirante nell’opera di sostegno ai poveri, ai fuori casta, i cosiddetti paria, popolazione senza diritti e senza libertà, Silvio Pasquali ideò quella che noi oggi chiamiamo ‘adozione a distanza’. Ne parla in molte lettere con le quali ringrazia chi dalla sua città sosteneva le sue opere, e in particolari quei «benefattori che domandano le fotografie dei loro figli indiani», i figli adottati a distanza. Le Acli oggi proseguono sulla strada già segnata con cuore e impegno, segno di unione e fratellanza che non guarda alle culture, ma che, sull’esempio di padre Pasquali, rinnovata motivi di comunione nelle opere di carità.

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