L'ANALISI
TRAGEDIA A SONCINO
30 Luglio 2024 - 12:30
Heiden Steven Abreu Ozoria e i vigili del fuoco sul luogo della tragedia
SONCINO - Heiden Steven Abreu Ozoria: è questo il nome del piccolo che ha perso la vita lunedì sera nelle infide acque dell’Oglio, restando probabilmente intrappolato in un mulinello. Era affidato alle cure degli zii, che per lui erano come mamma (poi accorsa sul posto) e papà (all’estero per lavoro) ma non c’è stato nulla da fare. Il tutto, infatti, è accaduto nel giro di pochi secondi. Secondo le ricostruzioni dei Vigili del Fuoco e delle forze dell’ordine, che hanno raccolto le testimonianze delle persone presenti, il 13enne si sarebbe spostato, con altri amici, in una zona ricca di scogli e più impervia rispetto alle tranquille acque della Pedrera, dove peraltro non sussiste divieto di balneazione, ed è scomparso dopo appena un tuffo. Celeri i soccorsi ma, nonostante il ritrovamento sia avvenuto a stretto giro, sono falliti i tentativi di rianimazione: l’adolescente è morto affogato. Terribile e profondo il dolore della famiglia che ha dovuto assistere impotente alla scena.
La Pedrera è un parco meraviglioso e indubbiamente sicuro, questo va detto. Il fiume, però, resta un fiume. E l’Oglio, in particolare, benché effettivamente vecchio amico e compagno di tante famiglie soncinesi, sa essere crudele. L’hanno scoperto nel peggiore dei modi gli Ozoria, famiglia di origine dominicana residente da molti anni a Brescia, nell’isolato compreso tra Porta Trento e San Faustino. Quella che è nata come una qualsiasi gita fuori porta in uno dei 300 borghi più belli del mondo si è infine trasformata in tragedia. Non sono infatti stati sufficienti gli sforzi dei sommozzatori di Cremona e Milano, dei carabinieri e del 118 di Soncino e dei pompieri di Orzi per strappare il piccolo a un semplice quanto fatale gorgo.
Dal punto di vista legale, sono due gli aspetti cardine: il primo riguarda l’autopsia, certamente disposta come da prassi ma sul cui esito non sono disponibili informazioni perché sussiste il massimo riserbo; l’altro interesserebbe eventuali responsabilità oggettive di custodia ma, come da dinamica riportata, queste non sussisterebbero. Si è trattato, insomma, banalmente e tristemente, di un’inevitabile fatalità.
Fa male ricordarlo, ma non è la prima volta. Quantomeno non sempre l’esito è stato lo stesso. Quando infatti, nel 2016, il Comune valutò l’ipotesi di vietare la balneazione fu proprio a causa di un episodio simile, che vide una quattordicenne di origine marocchina salvata in extremis dopo che era rimasta intrappolata nelle acque del torrente in un tratto limitrofo. Heiden, purtroppo, non è stato così fortunato.
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