L'ANALISI
19 Luglio 2024 - 10:09
CREMONA - Sono oltre duemila gli anziani in lista d’attesa per un posto in regime ordinario nelle rsa del territorio: 1.192 nei paesi cremonesi del distretto (città esclusa), che salgono a 2.087 considerando anche Castelleone, Fiesco, Soncino e Trigolo che fanno in realtà riferimento al distretto cremasco. In base agli ultimi aggiornamenti disponibili che ogni struttura comunica periodicamente ad Ats Val Padana, sembra dunque che le case di riposo stiano scontando innanzitutto il numero esiguo di posti letto accreditati dalla Regione, ovvero quelli per i quali l’ente lombardo versa circa il 40% della retta riducendo la spesa a carico della famiglia: numero evidentemente non adeguato rispetto alle richieste e al bacino di utenza. Se per un posto privato spesso l’attesa è quasi nulla, per quelli ordinari accreditati possono dunque trascorrere mesi o anni.
Secondo Giovanni Scotti, presidente dell’Arsac (Associazione residenze socio sanitarie della provincia di Cremona) il ritorno alle lunghe liste d’attesa non è comunque un ritorno al periodo pre pandemia: «Il turnover rispetto a prima è più accentuato e di conseguenza i tempi d’ingresso più rapidi. Questo perché è sostanzialmente cambiata, nella maggior parte dei casi, la tipologia di degente. Ora arrivano in condizioni peggiori, perché più anziani e debilitati, di conseguenza anche la necessità di prestazioni sanitarie in struttura è maggiore. Le rsa sono quasi diventate reparti, anche a causa della diminuzione delle degenze e lungodegenze ospedaliere».
Quanto ai numeri delle varie liste d’attesa, Scotti precisa che non corrispondono necessariamente allo stesso numero di anziani: «Solitamente chi richiede un ingresso si iscrive in un massimo di tre strutture, per aumentare le possibilità di ricevere la chiamata». Dunque la cifra totale sarebbe da dividere per due o addirittura tre. Anche i numeri molto diversi da struttura a struttura hanno secondo Scotti una spiegazione: «Dipende dalla localizzazione della casa di riposo, perché ci sono rsa che si trovano in paesi vicini e dunque a servizio anche di altri paesi, oltre che dalle specializzazioni offerte». Le strutture specializzate nella cura di malati di Alzheimer, ad esempio, possono avere liste d’attesa maggiori. Non inciderebbero invece le rette, ormai uniformate o con differenze comunque irrisorie.
Nel territorio i numeri più alti riguardano ancora una volta il Vismara di San Bassano: sommando anche le attese all’ex Mazza di Pizzighettone, ormai assorbito, conta infatti una lista di 439 a fronte di 308 posti ordinari. Liste alte anche a Vescovato (163 a fronte di 135 posti), Robecco (100 a fronte di 104 posti), Castelleone (341 a fronte di 124 posti), Soncino (62 posti e 228 in lista d’attesa) e Trigolo (100 posti e 322 in lista d’attesa). «Ormai la saturazione è al 99% un po’ dappertutto – continua Scotti – e credo che sarà così anche in futuro visto il recentissimo piano regionale che ha bloccato gli accreditamenti. Significa che a Cremona non verranno più assegnati posti, perché superiamo già i parametri regionali. Un blocco che interessa anche il settore disabilità».
Per aggirare l’ostacolo evitando il regime privato (che significa rette poco sostenibili dalla maggior parte dei cremonesi), la soluzione potrebbe essere il decentramento: delocalizzare posti accreditati in altre strutture extra provincia come ha fatto ad esempio Fondazione Sospiro. Ma è tutt’altro che semplice: aumento i costi e le problematiche organizzative. «Dal punto di vista economico l’aumento delle liste d’attesa può essere considerato positivo perché garantisce alle strutture turnover e dunque posti occupati – conclude Scotti –, ma mi rendo conto che dal punto di vista sociale si tratta di un problema».
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