L'ANALISI
12 Luglio 2024 - 19:02
Serena Sbolli
BORDOLANO - «Quella rondine era lei, Serena: è venuta a dirci che da lassù continua a volerci bene», assicura un’amica con le lacrime agli occhi. Serena Sbolli è diventata un angelo il 9 luglio 2020, quando la sua giovane vita è finita all’improvviso sull’asfalto della Quinzanese, a due passi da casa. L’ha uccisa lo schianto con una Fiat Punto che l’ha urtata mentre in sella alla Vespa condotta dal cugino Federico stava svoltando a sinistra proveniente da Cignone per raggiungere il paese. Aveva solo quattordici anni e un avvenire pieno di sogni da realizzare.
Da quel maledetto giorno nel cuore di papà Orlando, mamma Tiziana e della sorella Chiara, ma anche della schiera innumerevole di amici e amiche, si è aperta una ferita incancellabile, che sanguina ogni giorno. Soprattutto quello dell’anniversario, ricordato con una messa che riempie sempre la chiesa di san Giacomo. Quella di quest’anno l’ha celebrata domenica don Giorgio Ceruti, ex parroco di Piadena-Drizzona, Robecco e Costa S. Abramo oggi collaboratore a Casalbuttano, che conosceva bene Serena e i suoi. Accanto a lui il parroco dell’unione pastorale Madonna della Neve fra Bordolano, Cignone e Corte de’ Cortesi don Roberto Moroni. In prima fila c’era anche Federico, che nella memoria non potrà mai cancellare il ricordo di quei tragici istanti. Durante la messa è entrata in chiesa una rondine e in tanti hanno pensato subito a lei, ‘la Sere’.
«La vista di così tanta gente che conserva intatto il ricordo di nostra figlia – affermano i genitori - ci riempie di grande emozione; li ringraziamo tutti uno ad uno per la partecipazione sincera, l’affetto, la vicinanza e il conforto che ci hanno sempre assicurato, facendoci sentire meno soli».
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