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CREMONA

Diocesi, il progetto Cer un modello internazionale

Piano illustrato alla Settimana sociale di Trieste conclusa con il Papa e monsignor Trevisi

La Provincia Redazione

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07 Luglio 2024 - 19:02

Diocesi, il progetto Cer un modello internazionale

Papa Francesco e monsignor Enrico Trevisi oggi a Trieste

CREMONA - Si è aperta mercoledì scorso e si è chiusa oggi a Trieste, alla presenza di papa Francesco, la 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, alla quale ha partecipato una delegazione cremonese composta dal vescovo Antonio Napolioni, dall’incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, Eugenio Bignardi, da Beatrice Carli, operatrice pastorale di Stagno Lombardo, e da Francesco Fumagalli, giovane della parrocchia di Brignano Gera d’Adda.

Con loro i rappresentanti delle Buone Pratiche cremonesi, Luigi Lazzarini (coordinamento Cer diocesano, e Davide Mambriani dell’Università Cattolica. Con il progetto Cer (Comunità energetiche rinnovabili), Buona pratica della Diocesi di Cremona - come si legge sul sito diocesano - «si è deciso di promuovere e avviare il processo di costituzione di Cer, soffermandoci soprattutto sul termine Comunità, in quanto la Cer è anche uno strumento per costruirla».

Inaugurata dai saluti istituzionali, su tutti quelli del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del cardinal Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, e di monsignor Enrico Trevisi, cremonese, vescovo di Trieste, la Settimana sociale è entrata nel vivo con il programma sul tema ‘Al cuore della democrazia’. Tra i dibattiti e i temi affrontati quello sui ‘Villaggi delle Buone Pratiche’: stand, distribuiti sul territorio della città di Trieste, in cui sono state esposte le Buone Pratiche che le diverse realtà sono chiamate a presentare nell’occasione. Tra queste - come detto - quella diocesana dedicata alla ‘Cer: palestra di democrazia’, che ha condiviso lo stand con la Smea dell’Università Cattolica.

La delegazione cremonese con il vescovo Napolioni (primo a sinistra). Al suo fianco Trevisi 


«Le Comunità energetiche rinnovabili - si legge sul sito della Diocesi - che consistono in associazioni tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale, sono alla base della Buona Pratica diocesana, che ‘si è raccontata’ a Trieste». «La nostra idea nasce dalla Settimana sociale di Taranto – spiega Bignardi – quando era uscita l’espressione ‘In Italia ci sono 26.000 parrocchie: 26.000 Cer’. Raccogliendo quelle sollecitazioni, la Diocesi ha avviato il processo di costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili, soffermandoci soprattutto sul termine ‘Comunità’, perché la Cer è anche strumento per costruire la comunità».

Una trentina di progetti in Diocesi saranno raggruppati in 7 Cer e che gestiranno 15 cabine primarie sul territorio diocesano. «Un progetto, il nostro, che ha raccolto interesse a Trieste – prosegue Bignardi–. E nell’occasione abbiamo chiesto uno strumento nazionale di coordinamento. In questo cammino abbiamo condiviso con Smea gli obiettivi del nostro progetto Cer e ne è nata una collaborazione che ha dato vita ad un corso di alta formazione per manager di comunità energetiche destinato a studenti post laurea e specialisti del settore per far crescere competenze professionali al servizio delle Cer».

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