L'ANALISI
28 Giugno 2024 - 21:07
Monsignor Lafranconi (FotoLive/Leonardo Calvi)
CREMONA - “Esultanza fraterna”, come ha detto il vescovo Antonio Napolioni, questo pomeriggio in Duomo, per festeggiare il vescovo emerito Dante Lafranconi, che ha retto la diocesi di Cremona dal novembre 2001 al gennaio 2016, nel sessantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta a Como il 28 giugno 1964. Molti fedeli, una rappresentanza del clero diocesano, e ben undici confratelli dell'episcopato lombardo hanno fatto corona a monsignor Lafranconi.
Tra loro, oltre al suo successore, il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, i cremonesi Eliseo Ariotti (già nunzio apostolico in Paraguay) ed Enrico Trevisi (vescovo di Trieste), il vescovo di Crema Daniele Gianotti. Nei primi banchi, su un lato i familiari dell'emerito, sull'altro le autorità civili e militari con il neo-sindaco Andrea Virgilio in fascia tricolore, il presidente dell'amministrazione provinciale Mirko Signoroni, il questore Michele Davide Sinigaglia, il capitano Claudio Balistreri in rappresentanza del comandante della 'Col di Lana'.
Presenti anche il cavaliere Giovanni Arvedi e signora, il commissario della Camera di Commercio Giandomenico Auricchio, gli ex sindaci Paolo Bodini e Gianluca Galimberti, il consigliere comunale Luca Burgazzi, il direttore de 'La Provincia' Paolo Gualandris. Rappresentate la Caritas, la Croce Rossa e altre associazioni di volontariato.
“A me capita che ogni volta che ti vedo sono felice – ha detto il vescovo Napolioni nel saluto augurale rivolto al suo predecessore – e oggi più che mai, vedendoti in cattedra...con questa assemblea, segno di tutta la diocesi e di tanta vita sacerdotale che hai speso a servizio delle Chiese di Como, di Savona, di Cremona e tante altre. Penso, in sessant'anni di sacerdozio, a quanta di questa gioia hai seminato, regalando il Vangelo agli studenti, ai seminaristi, ai sacerdoti, alle famiglie e ai poveri, condividendolo con loro e con noi, indicandoci la strada del Signore, cosa che fai ancora tutti i giorni, da vero prete, e te ne siamo infinitamente grati”.
La messa solenne, accompagnata dall'organo e dal coro della Cattedrale, era quella della vigilia dei Santi Pietro e Paolo. E monsignor Lafranconi, nell'omelia, è partito dal ricordo della domanda rivoltagli da un diacono: “Cosa mi può dire, lei che è prete da tanti anni?”. Il prete – questa la risposta del vescovo emerito – è un discepolo di Gesù come tutti i cristiani, uno che ha trovato nel Signore la strada giusta per dare un senso alla vita. In più ha l'incarico di prendersi cura dei fratelli, degli altri discepoli; mai separato dalla comunità cristiana, ne condivide le fatiche e le gioie. E' grato della fiducia grande che il Signore gli ha accordato, chiedendogli di essere un pastore sul suo esempio. Un mandato che, per quanto lo riguarda, ha visto “straordinariamente segnato dalla grazia del Signore”.
Non è mancata, sulla base della propria lunga esperienza sacerdotale ed episcopale, qualche nota di rammarico, ad esempio nel constatare “il grande equivoco”, presente tra i cristiani, di confondere “gesti religiosi” con la fede. Essere discepoli fedeli non significa – ha spiegato – “essere perfetti, ma continuare a riporre la fiducia in Gesù” nonostante i nostri limiti, quelli evidenti anche nella confessione di Pietro riferita, poco prima, dal Vangelo del giorno. E' la strada giusta per realizzare appieno la nostra dignità umana e per crescere insieme, cercando non solo il bene personale ma quello di tutti. Il presule si è anche detto dispiaciuto che spesso nei riguardi della Chiesa prevalga un “occhio critico”. Invece “guardare alla Chiesa come al corpo di Cristo, è indispensabile per vedere non solo i suoi limiti, ma la grazia di Dio che in essa opera”. Ringraziando i vescovi, i sacerdoti e i fedeli presenti, monsignor Lafranconi ha chiesto per sé e per tutti a Cristo la grazia di spendersi perché “i fratelli siano oggetto di attenzione, custodia, amore e preghiera”, in quella crescita di comunione di cui l'umanità ha oggi particolarmente bisogno.
Al termine della celebrazione, il vicario generale don Massimo Calvi, nel rinnovare le felicitazioni e la riconoscenza già espresse all'inizio da monsignor Napolioni, ha annunciato il dono al vescovo emerito di una somma di denaro che monsignor Lafranconi ha disposto di destinare ai cristiani di Terra Santa. E' seguito un momento di festa nel cortile del Palazzo vescovile.
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