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I CONTI IN TASCA AI CREMONESI

Ecco la ‘mazzata’ Irpef: brucia il 21% dei redditi

Cremonesi al 26º posto per imposta versata: 5.364 euro per introiti medi di 25.148 euro

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

08 Luglio 2024 - 05:00

Ecco la  ‘mazzata’ Irpef: brucia il 21% dei redditi

CREMONA - Mentre buona parte dei cremonesi è ancora alle prese con la dichiarazione dei redditi 2023, si scopre che per quanto riguarda i redditi del 2022 la provincia è al 26º posto nazionale per Irpef versata. A fronte di un reddito complessivo medio di 25.148 euro annui, infatti, i cremonesi hanno versato circa 5.364 euro, vale a dire il 21% dei redditi . Morale: sono fra i più ‘tartassati’ d’Italia. Anche se in buona compagnia: al primo posto i milanesi, con una media di 8.527 euro di Irpef versata all’erario; seguono i romani con 7.092 euro, al terzo posto i residenti di Monza e Brianza con 6.574. Nella parte alta della classifica, stilata dalla Cgia di Mestre, troviamo anche i cittadini di province vicine come Parma, Piacenza, Brescia, Pavia e Lodi. Pagano invece meno i mantovani: Irpef medio pari a 5.028 euro. In Italia a versare l’Irpef più bassa sono i cittadini della provincia Sud Sardegna, con 3.338 euro annui di media a fronte di redditi che superano di poco i 17mila euro.


I CONTRIBUENTI CREMONESI


A versare le tasse per l’anno 2022 sono stati 266.602 cremonesi, pari al 76,7% della popolazione residente. Con questo numero la provincia di Cremona si piazza al 53º posto nazionale per numero di contribuenti, così suddivisi: 148.805 versano l’Irpef a fronte di un reddito da lavoro dipendente; 99.390 sono pensionati; 9.415 i lavoratori autonomi (comprendono i titolari di reddito di impresa individuale, sia in contabilità ordinaria che in semplificata, oltre ai titolari di redditi derivanti da attività di arti e professioni) e 12.992 coloro che versano per redditi da partecipazione (in società di persone o di impresa familiare). I numeri fanno riferimento a coloro i quali hanno presentato la dichiarazione dei redditi tramite modello Redditi o 730, come pure coloro per i quali il sostituto di imposta ha presentato la Certificazione unica. La somma delle varie tipologie di contribuenti non corrisponde al totale perché un cittadino può dichiarare diverse tipologie di redditi.

L’INDEBITAMENTO


I redditi tengono, ma il livello di indebitamento sale. Nel corso del 2022, infatti, in provincia di Cremona il deficit delle famiglie è salito del 2,9%. Secondo un precedente studio della Cgia di Mestre, significa che in media le famiglie cremonesi hanno un debito di 23.438 euro. Va peggio a Milano (35.342 euro), nella provincia di Monza-Brianza (31.984 euro) e a Bolzano (31.483 euro). In linea generale, questi dati fanno temere un’impennata del fenomeno dell’usura: «Sebbene il numero delle denunce alle forze dell’ordine di questo reato sia da tempo in calo — si legge nella nota che accompagna il report — non è da escludere che l’incremento dei debiti delle famiglie spinga più di qualcuno a rivolgersi agli usurai che, da sempre, sono più ‘disponibili’ di chiunque altro ad aiutare chi si trova a corto di liquidità».


LE PREVISIONI 2024


Nel 2022 e nel 2023 la pressione fiscale è stata complessivamente stabile al 42,5%, per il 2024 si stima invece un calo. Secondo quanto riportato nel Documento di economia e finanza, infatti, quest’anno scenderà al 42,1% del Pil, in diminuzione di 0,4 punti rispetto alla soglia toccata in precedenza. Restiamo comunque fra i più ‘tartassati’ dell’Unione europea: al quinto posto preceduti solo da Francia, Belgio, Danimarca e Austria. Il calo stimato è ascrivibile al fatto che il Pil nominale è destinato a crescere (+3,7%) più velocemente dell’incremento del gettito fiscale (+2,6%). Pertanto, la pressione fiscale sarà in diminuzione anche nel Cremonese. L’incremento del gettito del 2,6% rispetto al 2023 dipende da una pluralità di fattori: il primo è legato alla crescita economica (+1% circa nel 2024); il secondo alla crescita delle retribuzioni, grazie ai rinnovi contrattuali, alla corresponsione degli arretrati nel pubblico impiego e all’aumento dell’occupazione.

Più contenuto, invece, è l’impatto sulle entrate riconducibile agli inasprimenti fiscali previsti per quest’anno, come la maggiore tassazione sui tabacchi, l’incremento dell’Iva su alcuni prodotti per l’infanzia, l’igiene femminile e le riaperture dei termini per la rivalutazione e il pagamento dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei terreni e delle partecipazioni. Infine, condizionano il risultato finale anche le misure che nel 2024 hanno alleggerito il prelievo fiscale sugli italiani, come la riduzione dell’Irpef, tramite l’eliminazione del secondo scaglione di reddito (minor prelievo pari a circa 4,2 miliardi di euro) e il ‘bonus mamme’, con l’esonero contributivo per le lavoratrici dipendenti con due figli.

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