Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

LE STORIE DI GIGIO

«Vita in guanti bianchi al servizio di re e vip»

Il ‘maestro di sala’ Bertoletti, 85 anni, ripercorre la sua carriera in giro per il mondo. Da De Gaulle a Richard Burton: gli aneddoti raccolti nella biografia firmata da Fabio Maruti

Gilberto Bazoli

Email:

redazione@laprovinciacr.it

08 Luglio 2024 - 05:25

«Vita in guanti bianchi al servizio di re e vip»

CREMONA - Ha portato la sua eleganza, la sua gentilezza e il suo stile in giro per i continenti, lavorato negli alberghi più prestigiosi, servito teste coronate, capi di Stato, aristocratici, diplomatici, star del cinema. Ma, in fondo, è rimasto un uomo semplice che accoglie tutti, amici ed estranei, clienti famosi o anonimi, con una vigorosa stretta di mano e un sorriso sincero. «Ringrazio il Signore per la vita che mi ha dato». Una vita lunga 85 anni, trascorsa quasi per intero in sala. Tutti lungo l’Oglio, e oltre, conoscono o hanno sentito parlare di lui, Giuliano Bertoletti, ‘inventore’ del Molino Vecchio e di Palazzo Quaranta a Isola Dovarese, due santuari storici del buon cibo e dell’ospitalità. La sua villa è al centro del paese.

Le colonne, gli stucchi, le maioliche, i pizzi, il camino, lo scalone, le scatole con le lettere e una vecchia pendola nel soggiorno: è tra queste mura che il padrone di casa ha sfogliato l’album dei ricordi e, in ripetute conversazioni pomeridiane, li ha affidati alla penna sapiente di Fabio Maruti, che ha preso nota con cura di aneddoti, incontri, emozioni. Ne è scaturito un libro di memorie dal titolo accattivante: ‘Il mondo in guanti bianchi’. Sottotitolo: ‘Giuliano Bertoletti. 70 anni tra Hotellerie e ristorazione, da Isola Dovarese e ritorno’ (Edizioni Fantigrafica).


Perché è dalle strade del Palio che questa epopea comincia ed è li che sta ancora continuando. I Bertoletti erano una famiglia di mezzadri comprendente, oltre a Giuliano, il padre Giovanni, la madre Carmen, il fratello maggiore Gino e la sorella Andreina. Giorni duri, i loro, ma sereni. «In quegli inverni freddi dormivo insieme con mia mamma e mio papà. Lei mi faceva recitare l’Ave Maria e l’Angelo custode. Non c’è gioia più grande di essere nel letto con i propri genitori», racconta Giuliano.
La passione per la ristorazione scorre nelle vene dei Bertoletti, ancor di più in quelle dei figli. Nel piccolo paese non c’è lavoro e così il primogenito decide, come tanti altri giovani nel dopo guerra, di partire per Milano e invita Giuliano a raggiungerlo. Proposta accettata.

La sua prima esperienza, dall’1 agosto 1953, è all’Hotel Diana, frequentato da gente importante. Ha 14 anni soltanto. Si susseguono incarichi in altri ristoranti o alberghi, tutti di lusso, come il Gallia e il Savini. Isola, per quanto amata, sta stretta a Giuliano, ma lo stesso vale anche per l’Italia. E così la curiosità lo porta oltre frontiera, a Baden Baden, in Germania, e a Sainkt Moritz, in Svizzera, al Souvretta House. Un cinque stelle celebrato dove però non proprio tutto risplende. «C’era addirittura un’infermeria dedicata per i dipendenti che accusavano, cosa non rara, malori e svenimenti a causa dell’enorme stanchezza».


Ma la vera svolta arriva con il trasferimento in Inghilterra per l’impiego, nella primavera del 1958, presso la favolosa residenza, quasi un castello, della facoltosa famiglia Barchi. La carriera di Bertoletti è frenetica: dallo Yorkshire, attraverso la Scozia, a Parigi, al servizio dell’ambasciatore americano Lewis David Einstein, uno dei più stretti collaboratori del presidente Roosevelt. È a quella tavola che Giuliano ha occasione di servire personalità politiche di primissimo piano, a partire da Charles De Gaulle. Giuliano conquista tutti con il suo charme. Dopo una parentesi a Washington a fianco del diplomatico statunitense e un’altra sulla Raffaello, la nave crociera da oltre mille passeggeri, rientra in Inghilterra, sua patria di adozione. Viene assunto al Savoy di Londra, dove ha la fortuna di vedere la Regina Elisabetta. Nel frattempo Gino si era messo in proprio aprendo a Stratford-upon-Avon, città natale di Shakespeare, un proprio locale a cui viene dato il nome di ‘Giovanni Restaurant’, in omaggio al padre dei fratelli, che si riuniscono.


«Inizialmente la sala è frequentata da operai e artigiani, vengono proposti piatti gustosi come minestrone e lasagne», rammenta Giuliano e annota Maruti. In seguito la clientela si amplia a personaggi del mondo del cinema e del teatro tra i quali spicca Richard Burton. Mai fermo, mai sazio, Bertoletti cambia ancora e accetta l’offerta di trasferirsi presso la dimora di Lord Astor, imparentato con Elisabetta, e far parte di una servitù composta da decine di persone, 40 giardinieri, venti addetti alle pulizie e 20 maggiordomi, di cui lui, il più giovane di tutta la brigata, aveva la qualifica di diciannovesimo.


Passo dopo passo, Gino (mancato nell’estate 2019) fonda un piccolo impero formato da tre locali. Al suo fianco Giuliano, che ogni anno, dal primo gennaio al 14 febbraio (il giorno di San Valentino), si regala una vacanza a tutte le latitudini e civiltà. È più facile elencare i Paesi che non ha visitato di quelli in cui è stato. Con una costante: «Spostandomi da una città all’altra, la prima cosa che facevo era visitare le chiese. Mi riempiva di felicità».


Il tempo scorre, l’emigrante torna a casa per portare in riva all’Oglio la sua esperienza internazionale e rilanciare con la sorella Andreina, l’artista dei fornelli, e suo marito, Carissimo Malaggi, il Vecchio Molino, dove Gianluca Vialli e altri campioni sono stati ospiti più volte. Poi, un’altra sfida raccolta insieme con il nipote, lo chef Maurizio (figlio di Andreina), e sua moglie, Maria: rilevare e restaurare Palazzo Quaranta, dimora settecentesca splendidamente affrescata. Instancabile ed entusiasta come un ragazzino alle prime armi, ancora oggi lo zio si divide tra il ristorante con vista incantevole sul fiume e quello, con annesso albergo, al centro di Isola.


Ma il suo viaggio non è ancora finito e ha trovato la forza di rimettersi in gioco ripercorrendo con lucidità e un pizzico di orgoglio il lungo filo delle sua saga, personale e familiare. Protagonista e scrittore presenteranno il libro venerdì 12 luglio, alle 21, presso il Molino Vecchio. Non poteva esserci cornice migliore. Con il ricavato delle vendite verrà donato un cane guida ai non vedenti, come Giuliano era solito fare anche negli anni inglesi. Già, perché la bontà del cameriere in guanti bianchi e frac è pari alla sua classe.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400