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AGGRESSIONE IN PIAZZA CASTELLO

Ha accoltellato un 20enne
Condanna a 5 anni e 2 mesi

La sera del 27 gennaio, nel giardinetto gli insulti e l’aggressione tra l’operaio 53enne e tre ragazzi

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

05 Luglio 2024 - 21:42

Ha accoltellato  un 20enneCondanna a 5 anni  e 2 mesi

CREMONA - Tentato omicidio: 5 anni e 2 mesi di reclusione. È la condanna inflitta a Massimo Caccini, 53 anni, l’operaio accusato di aver dato una coltellata a un giovane straniero di 20 anni, mandandolo in ospedale in codice rosso e poi sotto i ferri con uno ‘squarcio’ all’addome, dichiarato fuori pericolo di vita dopo l’intervento chirurgico.

Caccini lo ha risarcito. I fatti risalgono alle 18.30 del 27 gennaio scorso nei giardini di piazza Castello. È tuttora in carcere l’operaio fermato quella sera dai carabinieri. I militari avevano trovato a terra il 20enne sanguinante. Avevano chiamato il 118 ed erano arrivate altre pattuglie di rinforzo. Gli amici del ferito avevano indicato agli investigatori un uomo che si stava allontanando. I carabinieri lo avevano raggiunto e bloccato. Era Caccini. Aveva dei tagli ad una mano. Prima dell’aggressione, era stato in un bar. L’uomo era sottoposto all’affidamento in prova ai servizi sociali per un precedente. Nel processo dal gup in abbreviato (rito che consente di ottenere lo sconto di un terzo sulla pena finale), il pm aveva chiesto di condannare l’imputato a più di 9 anni di reclusione.

«Per noi non è tentato omicidio, ma lesioni aggravate», hanno detto i difensori Massimo Nicoli e Gianandrea Balzarini, che al gup avevano chiesto di derubricare il reato. E che ora valuteranno se ricorrere in appello. Entro 90 giorni sarà depositata la motivazione della sentenza.

Il 27 gennaio, sabato, il ventenne era con due amici ai giardinetti, lo stesso dove Caccini era solito portare il suo cane, prima che morisse. Il 53enne e i tre non si erano mai visti prima. Caccini sostiene che una volta entrato nel giardino, i tre non lo avessero fatto passare. Erano volati insulti, di qua e di là. «Il nostro assistito è stato aggredito e si è difeso». Caccini in tasca aveva un coltellino lungo 7 centimetri, il manico in legno (i carabinieri avevano trovato l’arma nel giardino). Nell’interrogatorio di garanzia l’aveva spiegata così: pensava di difendersi con il mazzo di chiavi che aveva in tasca. Ma in tasca aveva un coltello («Lo avevo dimenticato lì»). «I tre ragazzi dicono che il nostro assistito è arrivato, li ha insultati, ma le loro testimonianze sono molto contraddittorie tra di loro, alquanto discordanti: sono diversi le dinamiche e i tempi».

L’avvocato Nicoli ha parlato di «stato di necessità». Perché i tre stranieri avrebbero provocato e preso a botte Caccini. Nella zona non ci sono telecamere. Due giorni dopo, in caserma si era presentato un testimone. Quella sera era a passeggio con il cane in piazza Castello. Ai carabinieri aveva dichiarato di aver sentito i giovani e l’uomo discutere, di aver visto l’imputato allontanarsi per poi tornare indietro.

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