L'ANALISI
02 Luglio 2024 - 05:10
CREMONA - Quella dei tempi lunghi delle liste d’attesa di ospedali e altre strutture sanitarie pubbliche non è certo una rivelazione che stupisce. A far aprire gli occhi sulle conseguenze che tale situazione ormai cronica ha sul diritto alla salute dei cittadini lombardi è stato il report ‘Servizio sanitario in Lombardia’ diffuso dalla Cisl Lombardia. Un dato su tutti, tra quelli emersi, impressiona: sono sei su dieci i lombardi che rinunciano alle cure per colpa delle liste d’attesa. Il centro studi del sindacato BiblioLavoro ha realizzato un sondaggio online da diffondere tra gli iscritti che ha raccolto 11.520 risposte.
«I dati raccolti evidenziano rinunce alle cure a causa di tempi di attesa troppo lunghi, difficoltà nell’accesso a visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri oltre a carenze nell’assistenza domiciliare integrata — ha dichiarato Roberta Vaia, segretaria regionale Cisl Lombardia —. Oltre sei rispondenti su dieci hanno rinunciato, ‘qualche volta’ o ‘spesso’, alle cure nel corso dell’ultimo anno». Per quel che riguarda la provincia di Cremona va segnalato come sia il 56,4% degli intervistati a rinunciare per i lunghi tempi d’attesa mentre il 34,7% non si cura per la scomodità della struttura e il 33,6% per ragioni economiche. Il dato che salta maggiormente all’occhio è quello relativo alle visite fuori provincia: i cremonesi prenotano un esame medico su cinque (il 20,7%) in strutture fuori dal nostro territorio.
Dal report emerge chiaramente come la rinuncia alle cure sia strettamente legata a fattori quali l’età e il reddito famigliare: se i lunghi tempi d’attesa sembrano scoraggiare in particolare i più giovani, sono invece le ragioni economiche a far desistere le persone fino ai 55 anni (in particolare le donne) mentre la scomodità delle strutture interessa in particolare la fascia degli over 75. Sul fronte socio-economico poi il report è particolarmente chiaro nelle conclusioni: «Il valore del reddito familiare è inversamente correlato alla rinuncia alle cure. Solo un intervistato su cinque con redditi oltre i 50mila euro rinuncia alle cure, a fronte di due su tre nelle famiglie con redditi inferiori ai 15mila euro».
Insomma, a rinunciare maggiormente a curarsi sono i poveri. Una fotografia della sanità pubblica lombarda che per Vaia è di fatto una grave carenza sul fronte del diritto alle cure: «Quando la risposta del servizio sanitario ai bisogni di salute non garantisce a tutti che i tempi d’attesa della presa in carico siano adeguati al migliore esito clinico del percorso di cura, la scelta del luogo e dei professionisti sanitari da parte delle persone non può essere considerata libera. Infatti, la principale motivazione che ha spinto gli intervistati a preferire prestazioni a pagamento non è stata la libera scelta sul ‘dove’ e ‘da chi’ farsi curare, ma una scelta obbligata».
Obblighi che spingono verso prestazioni sanitarie che finiscono per pesare sulle tasche dei cittadini (la spesa media dei lombardi per visite e ricoveri, nel 2022, è stata di 951 euro): per quel che riguarda le visite specialistiche ad esempio la metà degli intervistati (55,8%) ha usufruito della prestazione a pagamento. «La principale motivazione che ha spinto gli intervistati a prediligere prestazioni a pagamento è stata la tempistica minore del servizio (73,1%) mentre la possibilità di scegliere il medico rileva solo per 15,3% degli intervistati». Anche a Cremona i minori tempi di attesa fanno da traino per chi si rivolge a prestazioni a pagamento (67,3%) ma spicca un altro dato: il 4,5% degli intervistati, percentuale più alta in regione, sceglie il privato perché consigliato da amici o parenti. Sulle strutture pubbliche grava lo spettro di tempistiche lunghe e incerte: «Il tempo massimo d’attesa previsto dal codice di priorità indicato nell’impegnativa dal medico non è stato rispettato «in quasi la metà delle visite di specialistica ambulatoriale con priorità urgente; per le altre priorità, breve e differibile, il mancato rispetto del tempo d’attesa è stato superiore nel 40% dei casi».
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