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IL PERSONAGGIO

Sosta in A4, ora il caffè sa di design

Dopo l’area di servizio MyChef di San Zenone, il creativo cremasco Beppe Riboli firma quella parmense di San Martino Est: «Concepita per stupire ed emozionare»

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

29 Giugno 2024 - 05:05

Sosta in A4, ora il caffè sa di design

Il creativo Beppe Riboli

CREMA - Le geometrie ortogonali delle cornici custodiscono le linee arcuate e sinuose distintive del suo tratto d’artista: le pareti del ‘covo’ creativo di Beppe Riboli sono tappezzate di decine di progetti — tracciati rigorosamente con matite e pastelli — pescati fra gli oltre 30mila disegni realizzati in carriera. In quel puzzle che racchiude una vita, ora Beppe dovrà trovare spazio per esporre il suo nuovo gioiello: il concept artistico-architettonico dell’area di servizio MyChef San Martino Est — la quarta più trafficata in Italia, con 80 milioni di visite all’anno — che è stata da poco inaugurata lungo l’autostrada A4, a Parma.

Un progetto di cui Riboli va particolarmente fiero: «L’operazione — sottolinea — ha preso forma a tempo record grazie alla sinergia con gli architetti Anna Raimondi, Marija Jasinskaite e Sara Bonato, con l’ingegner Gianluca Croce e, soprattutto, con l’amministratore delegato di MyChef Sergio Castelli, a cui va il mio ringraziamento per aver creduto nelle mie idee». Già cinque anni fa MyChef aveva commissionato a Riboli la creazione di un’area di servizio, a San Zenone, tra Lodi e Milano. Quella di San Martino Est è una creazione dallo straordinario effetto scenografico, con una sagoma scultorea e un’anima dal feeling underground. Riboli fa dialogare esterno e interno secondo l’approccio peculiare che praticamente da sempre applica all’ideazione dei locali notturni, la ‘specialità della casa’: fuori, una candida pelle materica riveste un corpo architettonico dalla forme serpeggianti, una sequenza di morbide curve e controcurve che, di notte, si trasforma in un grande schermo illuminato da luci sceniche colorate; dentro, un nude look spettacolare rivela l’essenza dei soffitti preesistenti fra elementi metallici, canali di aerazione e apparati d’illuminazione integralmente a vista, con il grigio-cemento e il nero di ispirazione industrial che contrastano con il rosso acceso del tunnel che conduce ai servizi igienici. «Un po’ bar-ristorante e un po’ dance club — rimarca Riboli —: l’area di servizio MyChef è stata concepita per stupire ed emozionare». Perché, per l’artista cremasco, la funzionalità è l’altra faccia del bello. Soprattutto quando si parla di accoglienza, ricettività e aggregazione. «Il progetto che ancora manca in repertorio? Non avrò abbastanza tempo per fare tutto ciò che voglio. Il progetto è il motivo per cui esisto».

Riboli, vulcano inarrestabile, è già alle prese con nuove sfide: la riqualificazione di un complesso molitorio in chiave green per Molino Casillo e l’inaugurazione di un villaggio turistico a Capo Verde sono gli impegni più impellenti. E in ciascuno si trova facilmente traccia della cifra stilistica che Riboli ha mutuato dalla sua esperienza nel mondo della notte. «Immaginare e disegnare una discoteca apre la mente a possibilità progettuali praticamente illimitate — spiega —. I locali notturni impongono vincoli particolarmente stringenti: il rispetto delle norme di sicurezza deve amalgamarsi alle implicazioni che la dinamica dei flussi di pubblico porta con sé. Oggi la disco, come la conoscevamo un tempo, non esiste più: sopravvivono, da un lato, i grandi spazi a uso e consumo dei big del djing internazionale e, dall’altro, i piccoli club ritagliati a misura di intimità. La tendenza predominate del presente è cenare e poi ballare nella stessa location».

Chissà che anche nelle aree di servizio, un domani, si possa sperimentare una combinazione tra food e dance. «Se penso a un format di locale innovativo a Crema? In questo momento è molto complicato — dice Riboli —. Da anni, di fatto, vivo a Milano, ma sono felice del contributo che ho potuto dare alla nightlife della mia città. Ad esempio, un locale come lo Zang Tumb Tumb ha precorso i tempi, sul piano creativo e anche su quello sociale. In 13 anni ho realizzato 13 restyling: lo Zang è stato la mia seconda casa e il mio laboratorio di idee». Riboli insiste sull’orgoglio dell’identità cremasca: «Uno dei progetti che mi ha regalato maggior soddisfazione è quello della Omnicos: quel volo di farfalle sulla superficie dell’edificio attira gli sguardi stupiti dei bambini. E io non posso che esserne fiero. Amo girare il mondo, ma Crema, per me, resterà sempre il posto del cuore».

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