L'ANALISI
24 Giugno 2024 - 05:05
CREMA - Nella capitale della Cosmetic Valley, è la regina del make-up: si chiama Aisha Sarah El Ayoubi, il suo profilo TikTok conta un milione di follower e su Instagram si definisce «transfemminista intersezionale». Aisha è una ragazza transgender che con le sue ‘lezioni di cosmetologia’ è diventata una star dei social. Ma, oltre il rimmel e il fondotinta, la sottotrama dei suoi video annoda i fili dell’identità di genere sulla tela della lotta per l’inclusione e la gender equality. E non solo. Aisha, infatti, non schiva temi complessi e delicati come la salute mentale: ha dovuto farci i conti in prima persona dopo aver subito un tentativo di violenza sessuale. La 22enne di Crema ha conquistato la platea della Generazione Z non soltanto con la sua profondità, ma anche con la sua straordinaria naturalezza: tra un consiglio e l’altro per la beauty routine, il suo linguaggio spontaneo e l’attitudine ironica sprigionano una simpatia contagiosa. Anche e soprattutto nell’intensissimo video in cui mette a nudo la propria storia.
«Sono nata nel 2002 da genitori immigrati marocchini — racconta —. Sono cresciuta in una famiglia musulmana, accanto a donne caotiche. Da piccola ho vissuto quel caos in maniera passiva e mi sono sempre dimostrata molto più sensibile rispetto ai miei fratelli maschi. Ero quella che voleva più coccole». In casa e anche a scuola: «Le mie caratteristiche femminili non piacevano moto alle persone perché io ero un maschio — aggiunge Aisha —. Volevo indossare le gonne di mia madre e mettermi i trucchi delle mie sorelle. Ma dovevo farlo di nascosto, perché ero convinta che i maschi dovessero fare cose da maschi. Interpretavo un ruolo che qualcuno aveva deciso per me prima che io nascessi. La mia non è la famiglia più aperta del mondo: ha vissuto e vive ancora una vita molto semplice, ma non mi ha mai ostacolato. Ero felice quando potevo giocare con le bambole e guardare le Winx alla tv».
Il racconto a cuore aperto di Aisha prosegue così: «Quando sono cresciuta, sono iniziati i problemi. Finché sei un bambino nessuno si scandalizza se ti piacciono le bambole, ma le cose cambiano quando diventi un adolescente. E in provincia di Cremona non è una cosa semplice». Eppure Aisha dice di aver vissuto una teenage «abbastanza serena», turbata solo da «qualche bulletto» che sibilava «fr***o nei corridoi della scuola». A 12 anni, lo shock: «Mio padre ci lasciò per andare a vivere da solo in Marocco. Mia madre aveva ancora due figli a carico: arrivare alla fine del mese era durissima. Sì, ce la passavamo veramente male. Ma mia mamma è una donna con una forza incredibile e un amore smisurato».
«A 16 anni — va avanti Aisha — papà è tornato a vivere con noi. E io ho fatto coming out con mamma. Mio padre faceva finta di non ricordarsi come ero prima che lui se ne andasse: avrei preferito un ‘non ti accetto’ alla noncuranza. Però negli anni ha iniziato ad accettarmi e a interessarsi un po’ di più». Nel frattempo è arrivato il successo sui social: «Nel 2021, alla fine delle quinta superiore, ho raggiunto mezzo milione di follower grazie a una rubrica sugli argomenti tabù della mia generazione. Ho sempre cercato di alimentare un dibattito sano». In quello spazio di confronto, Aisha ha dato voce anche alle proprie inquietudini: «Mi sono chiesta se il mio nome corrispondesse alla mia identità di genere. È allora che ho cominciato a dare un nome a tutti i dubbi che avevo. Poi ho smesso di tagliarmi i capelli, ho iniziato a truccarmi e a comprare i vestiti nel reparto delle donne. Finalmente così ho iniziato a sentirmi bene. A sentirmi bella».
«All’inizio dell’università il mio aspetto è diventato sempre più femminile — spiega — . Così ho compreso le criticità che l’essere donna comporta: ne avevo sentito parlare, ma viverle sulla propria pelle è un’altra storia. Fino a quel momento avevo vissuto con i privilegi che si riservano ai maschi: ad esempio, alla sera potevo uscire da sola e prendere i mezzi pubblici senza preoccuparmi. Ho perso questi privilegi durante la transizione: rimanere dov’ero mi avrebbe reso la vita più facile, ma non più felice».
Aisha, quindi, torna con la memoria alla notte tra il 12 e il 13 gennaio 2023. «Ero a Milano per lavoro e dovevo tornare a casa in treno. La corsa è stata cancellata e ho preso l’ultimo convoglio disponibile, partito a mezzanotte e un quarto da Milano Centrale e diretto a Treviglio. Su quel treno un uomo ha cercato di violentarmi. Due volte: la prima nei pressi di Lambrate, la seconda durante la tratta per Pioltello». Aisha si interrompe. Soffoca i singhiozzi. «I due tentativi di stupro sono durati dieci minuti. Un tempo interminabile, nell’indifferenza generale per le mie grida». Un altro stop, le parole si strozzano in gola. «È successo tutto davanti a tanti uomini che hanno ignorato le mie richieste di aiuto. Solo un ragazzo è intervenuto. Ma quell’uomo è riuscito a scappare. Ho denunciato, ma non è servito a nulla... Non c’è un fazzoletto?». Aisha si asciuga gli occhi umidi. Si aggiusta il trucco e riprende.
«Ho passato un periodo molto brutto. Ho cominciato a pensare al suicidio. Avevo dentro troppe emozioni che non sapevo gestire da sola. Casualmente, pochi giorni prima del tentativo di violenza avevo prenotato la mia prima visita dalla psicologa: se non fosse stato per quella coincidenza, probabilmente oggi non sarei qui. Tuttora mi sto confrontando con le conseguenze di quell’evento, ma sono felice di poter dire che la psicoterapia mi ha salvato la vita. Se potete: parlatene».
E il racconto si chiude così: «Voglio vivere la mia vita da Aisha. Ho avviato il percorso di transizione, che non sta andando molto bene perché in Italia le persone trans sono le ultime ruote del carro. Poi ho fatto coming out come donna transgender con amici e colleghi. Per me è stato come togliermi di dosso un peso gigantesco. Sono ancora abbastanza spaventata, perché le mie origini mi bloccano un po’: essere una donna araba e transgender non è facile, ma il confronto con mia madre mi ha dato un grosso sollievo. Ora tutto quello che desidero è continuare a essere contenta».
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