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IL PROCESSO

Stalking, condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione

Aveva negato tutto, ma il giudice non ha creduto al 36enne che deve anche risarcire con 3mila euro l’ex che si era costituita parte civile

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

28 Giugno 2024 - 18:28

Stalking, condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione

CREMONA - Una settimana fa aveva negato su tutta la linea. Di aver tempestato di telefonate l’ex fidanzata, di averla seguita, di averla ossessionata, di averla cercata, pregandola di tornare con lui dopo dieci anni di relazione troncata da lei che, alla fine, esasperata, lo aveva denunciato due volte: a giugno del 2021 e nella primavera del 2022.

Il giudice non gli ha creduto: stalking e la condanna, arrivata oggi, a 1 anno e 6 mesi di reclusione. Il 36enne, titolare di un laboratorio di pasticceria nel Cremonese, è stato inoltre condannato a risarcire con 3mila euro l’ex che al processo si era costituita parte civile con l’avvocato Laura Facchetti del Foro di Bergamo.

Assistito dall’avvocato Vittorio Patrini, nella sua difesa fatta di ‘non è vero’, una sola ammissione l’imputato aveva fatto al giudice. E cioè di aver raggiunto l’ex fidanzata sul posto di lavoro e di averle mostrato un video shock: una mano che caricava una pistola. Ma l’aveva spiegata così: «Ho subito delle pressioni di paura. Era per difendermi dall’attuale fidanzato della mia ex che continua a minacciarmi. Lui, per primo, mi ha mostrato un video di un cantiere di notte con una persona a terra e poi il messaggio: ‘Prima o poi qualcuno ti spacca le gambe’».

Al giudice l’imputato aveva anche negato di aver mandato una lettera alla madre dell’ex compagna, ai suoi occhi colpevole di averci messo lo zampino nella fine della loro storia d’amore. Una lettera piena di insulti e minacce, recapitata il 29 aprile di due anni fa. Il testo: «Lei e quei quattro bastardi di m... avete fatto di tutto per farci lasciare, quando si alza al mattino, si guarda allo specchio oppure è talmente una persona del... che manco riesce a farlo, talmente è infame, si faccia due ... di domande». E ancora: «È una persona falsa, malvagia, direi inutile... io credo in una giustizia divina davanti a Dio, un giorno e lui ne nel terrà conto... del male che lei ha fatto». E come ultima frase: «Per ora le auguro tante cose belle...». Per l’accusa, una «frase velatamente intimidatoria».

Al processo, la ragazza aveva raccontato di essere uscita «agitata da questa storia finita male». «Tutti i giorni, anche di notte, ogni cinque minuti mi arrivavano telefonate sul mio cellulare con il suo numero, a volte con ‘privato’ e anche sul fisso di casa tanto che i miei genitori hanno dovuto staccare la spina». Erano telefonate mute. «Mi sono arrivate anche mentre ero dai carabinieri a fare la denuncia». La ragazza aveva proseguito: «L’ho dovuto bloccare anche su tutti i social, perché mi insultava». L'uomo «voleva riprendere la relazione. Mi diceva: ‘Torna, torna con me’. Tutti i giorni lo trovavo davanti al bar dove io lavoro. Mi facevo accompagnare. Lo trovavo ovunque». Il 36enne ha il divieto di avvicinarsi all’ex fidanzata.

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